lunedì 25 giugno 2018

Storia sociale dell'arte


In questi giorni si svolgono gli esami di maturità. I ragazzi sono già stati alle prese  con il tema di italiano e  con la seconda prova (greco al classico e matematica allo scientifico). Oggi c’è il quizzone su tutte le materie dell’ultimo anno che però da quest’anno sarà abolito.

Per chi fosse stato alle prese con un tema di italiano sulla Storia sociale dell’arte (Arnold Hauser, l’autore di questo libro), ecco come avrebbe potuto svolgerlo. Come fosse una lezione. E con questo mi candido come insegnante di ripetizioni per l’italiano, la storia e la geografia di medie inferiori o Istituti tecnici. Oppure ancora come facilitatrice sociale per i minori extracomunitari in difficoltà.

Se nessuna di queste strade fosse percorribile, raccolgo adesioni di chi volesse collaborare con me al mio blog in modo da renderlo più ricco (con ricette, foto ecc.) e  profittevole per raccogliere pubblicità.

Finora ho fatto la giornalista occupandomi di ristorazione, ho seguito uno stage di tre mesi presso affari italiani.it e ho aperto un blog che conta oltre 300 visite al mese: www.pianetacibo.blogspot.com Ho inoltre collaborato a titolo gratuito al trimestrale di sociologia e fantascienza  www.quadernidaltritempi.eu Mi sono laureata in Lettere e Filosofia dopo la maturità classica.

Conosco un po’ di francese e un po’ di inglese. Il mio indirizzo di posta elettronica è dfabro@libero.it

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Ed ecco come avrei svolto un’ipotetica traccia di tema di storia dell’arte, o ne avrei preparato una lezione.

Dalla preistoria ai giorni nostri

Nell’età paleolitica, come primissima testimonianza dell’attività artistica, gli uni tendono a designare l’arte severamente formale volta a stilizzare e idealizzare la vita, gli altri invece il naturalismo che coglie e mantiene l’essenza naturale delle cose. In ogni caso i monumenti indicano, in modo chiaro, la priorità del naturalismo. Il naturalismo è più antico dello stile geometrico che sembra tanto più  primitivo e vi si possono vedere tutti gli stadi tipici dello sviluppo che compariranno poi nella storia dell’arte moderna. Le sue caratteristiche sono quelle di rendere l’impressione visiva in una forma così immediata, pura, libera  esente da aggiunte o limitazioni intellettuali, che rimane un esempio unico fino al moderno impressionismo. L’uomo paleolitico dipinge ciò che realmente vede, ignora l’etereogeneità ottica degli elementi figurativi e il razionalismo della loro composizione. In quell’epoca di pura prassi tutto gravitava intorno ai mezzi di sussistenza e l’arte serviva a fini economici immediati. Era una tecnica senza misteri, le immagini facevano parte di questa magia, erano la trappola in cui la selvaggina doveva cadere o piuttosto la trappola con l’animale già catturato, perché l’immagine era insieme rappresentazione e cosa rappresentata, desiderio e appagamento. La posizione dei dipinti erano nelle caverne, spesso in angoli completamente nascosti difficilmente accessibili dove non avrebbero mai potuto servire come decorazione. L’artista paleolitico mirava solo all’effetto magico e la qualità estetica era solo un mezzo ad un fine. Lo stile naturalistico dura tutta l’era paleolitica cioè per molte migliaia di anni. Con il neolitico si passa a una stilizzazione geometrica, a un’arte che mira ad estraniarsi dalla ricchezza della realtà empirica. Anziché la vita concreta nella sua interezza l’arte mira a fissare l’idea, il concetto, la sostanza delle cose, a creare simboli, non riproduzioni. E questo si deve al passaggio dall’economia dei cacciatori e raccoglitori a quella produttiva e costruttiva dei pastori e dei contadini e la sostituzione dell’immagine monistica, che la magia si era fatta del mondo, col sentimento dualistico della vita, proprio dell’animismo, visione condizionata a sua volta dalla nuova economia agricola. Nell’antico oriente la fine dell’età neolitica provoca l’inizio del commercio e dell’artigianato indipendente, il sorgere delle città e dei mercati, l’agglomerarsi e il differenziarsi della popolazione. Chi crea immagini di spiriti, dei e uomini, suppellettile decorata e oggetti di ornamento esce dalla cornice casalinga e diventa uno specialista che vive del proprio mestiere. I primi e per molto tempo i soli a dare lavoro e pane agli artisti sono i sacerdoti e i principi e le principali sedi di lavoro sono il tempio e il palazzo. In Egitto la domanda di opere figurative, soprattutto dell’arte sepolcrale è grande fin dall’inizio. Ma solo per l’architetto si può parlare di lavoro intellettuale, lo scultore e il pittore non sono che artigiani. Dagli ultimi capolavori del Regno Antico, lo Scriba del Louvre o il Sindaco del Villaggio del Cairo, si passa all’arte stereotipa del Regno Medio e al suo formalismo.

Anche a Creta regnano despoti e feudatari come in Egitto e Mesopotamia dove si erano cercati nuovi motivi, nuova vita spirituale e sono apparsi i primi spunti del disegno prospettico, tentativi di composizioni unitarie di gruppo, un interesse più vivo per il paesaggio. L’arte della Mesopotamia, la cui economia è fondata sul commercio e sull’industria, sul denaro e sul credito, appare più costretta più immobile meno viva di quella dell’Egitto. Forse a Babilonia il dispotismo più rigido, lo spirito religioso più intollerante pregiudicarono l’azione liberatrice della città, e non c’era arte se non al servizio del re e del tempio e nessuno al di fuori del  sovrano e del clero poteva influire sul suo sviluppo. Creta invece ci offre l’immagine di una vita variopinta, indomabile, baldanzosa  senza che vi si trovino modelli sociali diversi da quelli del mondo circostante, forse perché religione e culto hanno avuto una importanza relativamente secondaria nella vita dei cretesi. Il commercio,  soprattutto estero era in mano alla classe dominante. Pure anche questa non è che arte di re e di  signori. Esprime la voglia di vivere, gli agi il lusso degli autocrati e di un’esigua classe dominante. Le testimonianze dei monumenti evocano una vita splendida. Si prediligono la scena profana, l’episodio, la vivacità e il movimento. Tuttavia anche qui si hanno convenzioni antinaturalistiche e formule astratte trascurando quasi sempre la prospettiva, mancando le ombre e i colori limitati a tinte piatte e la figura umana è sempre più  stilizzata di quella animale. Il Medio Evo e l’età moderna, a partire dalla scoperta dell’America (1492) andranno di pari passo con il Rinascimento (1500) e la scoperta della prospettiva , l’arte barocca (1600), ricchissima di elementi stilistici e decorativi, il rococò (1700) e l’età moderna (1800) con l’impressionismo cui si devono capolavori come quelli di Monet, Manet, Renoir, Henry Touluse Lautrec. Che si sviluppano in un ambiente culturale parigino caro al simbolismo, come quello di Paul Verlain, il poeta che scrisse: “Avevo vent’anni e non permetterò a nessuno di dire che questa è l’età più bella della vita.” Era nato l’esistenzialismo: Sartre e Camus, come scrittori di romanzi su tutti, ma anche Baudelaire con le sue poesie “Les Fleurs du mal”. Più difficile parlare dell’arte contemporanea, la cui Biennale si tiene a Venezia, perché alcune sue installazioni, così si chiamano oggi le opere, sono difficilmente interpretabili. Bisognerebbe studiare un libro a sé.   

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