lunedì 28 febbraio 2011

La cucina di casa mia

Ogni tanto, quando interpretando dei piatti cucinati da mia madre con la sua solita maestria (mio nonno agli inizi del secolo scorso era aiuto chef all’ hotel Villa Igea di Palermo) (ri)scopro sapori che fanno parte del retaggio di una certa buona ristorazione milanese (che frequentavo assiduamente negli anni Settanta e Ottanta), rifletto su come i cuochi siano giunti a comprendere che una loro ricetta funzionava. Non sulla base di alchimie tanto alla moda (cucina molecolare & C.) o dell’impiego di prodotti dop e igp, la cui attuale inflazione sul mercato dovrebbe far riflettere sull’intero sistema dei cibi cosiddetti di qualità, quanto assecondando il proprio particolare gusto.
Così l’altra domenica, ho messo insieme le zucchine trifolate della mamma con le sue  mazzancolle in sugo  di pomodorini, e ci ho condito della pasta corta (pennette rigate). Mazzancolle in sugo di pomodorini: togliere la testa e sfilare il budellino nero sul dorso a ½ kg di mazzancolle. Imbiondire poco aglio e poca cipolla in due cucchiai di olio extravergine di oliva. Aggiungervi i carapaci facendoli soffriggere. Sfumarvi mezzo bicchiere di vino bianco e aggiungere i pomodorini freschi. Salare e fare cuocere per dieci minuti. Spolverare di prezzemolo tritato.  
Zucchine trifolate: tagliare a fettine sottili tre o quattro zucchine. Far soffriggere uno spicchio d’aglio tritato in un cucchiaio di olio extravergine d’oliva. Aggiungere le zucchine e farle cuocere a fuoco lento. A cottura ultimata, cospargervi del prezzemolo tritato.

venerdì 18 febbraio 2011

A tutto bio

Ancora una volta, come risulta anche dall’ultimo Rapporto Bio Bank, appena uscito insieme all’Annuario Tutto Bio, si conferma la buona salute del comparto dei prodotti biologici, che oggi in piena crisi occupazionale, è un sintomo del paradosso in cui si dibatte il mercato capitalistico. Da una parte la contrazione di redditi e consumi della classe media e l’aumento dei poveri, dall’altra acquisti d’élite in crescita.
Comprare biologico per molti rappresenta adottare uno stile di vita sana, per altri mangiare meglio, con la sicurezza di acquistare italiano (l’Italia è leader in Europa per produzione agricola bio). Ma questi vantaggi sono riservati solo ai pochi che possono spendere di più di quello che spenderebbero per un analogo prodotto convenzionale.
Inutile però attaccare i produttori di biologico, come se lavorare la terra senza pesticidi e concimi chimici, e lasciandola riposare ad adeguati intervalli, il che tra l’altro la rende più fertile e giova all’ambiente in generale, fosse di per sé un metodo più dispendioso i cui costi si riversano sui prezzi al dettaglio. Questo è vero in un contesto che dovrebbe mutare nella direzione di maggiori estensioni coltivate a biologico e meno con i metodi tradizionali per ribaltare la situazione. L’impressione è, che se non lo si fa, non sia esattamente nell’interesse del consumatore.

giovedì 3 febbraio 2011

Il turismo agro: calano presenze e occupati

Secondo Agriturist, gli agriturismi di Confagricoltura, il continuo calo delle presenze turistiche in Italia (-0,8% per gli alberghi e –2,1% per le aziende agricole dedite anche all’ospitalità nel solo 2010) ha sgonfiato il boom delle vacanze in campagna comportando un taglio dei redditi aziendali vicino all’8%; e questo considerato la crescita dell'offerta del settore, valutata  al 2,8%, e i prezzi fermi a fronte di costi crescenti almeno del 3%.
Il vistoso calo dell’occupazione che ne consegue (3,6% i licenziamenti nel settore alberghiero, pari a circa 5.000 addetti, secondo Federalberghi), forse meno pesante per l’agriturismo, le cui aziende sono per la maggior parte a conduzione familiare, rappresenta comunque una pesante ipoteca per un Paese come l’Italia già gravato da una negativa crescita del Pil (cui il turismo contribuisce per il 9,5%). Intanto, nel provvedimento in discussione in queste ore sul federalismo fiscale è prevista anche una tassa municipale sul turismo, già applicata per esempio a Roma: da 1 a 5 euro a notte a persona secondo la struttura. Aspettiamo, come promesso, altre salutari “scosse” per l’economia.  

Un italiano, Bottura, miglior cuoco del mondo

Dopo Luca Gardini, diventato l’anno scorso il miglior sommelier del mondo, un altro italiano è salito ai massimi livelli di riconoscimento internazionale nel campo della ristorazione, questa volta per la cucina. Si tratta di Massimo Bottura, dell’Osteria Francescana di Modena (www.osteriafrancescana.it), insignito del titolo di miglior cuoco del mondo dall’Accademia Internazionale della cucina che ha sede a Parigi. L’incontro nel 1999 con quello che è stato davvero il massimo innovatore della cucina questi ultimi anni, secondo il Gastronauta Davide Paolini, e cioè Ferran Adrià, ha fatto di Bottura il massimo esponente della nuova cucina italiana (provare il suo “bollito non bollito” per credere). Solo adesso se ne prende atto, rendendo, sottolinea ancora Paolini,  finalmente merito a una cucina, l'italiana, che non è solo sana e gustosa come la cucina "di casa" delle nostre nonne, ma è saputa andare molto oltre. 
Esulta naturalmente la Coldiretti, cui va il merito di aver sempre sostenuto la produzione agricola nazionale e con essa tutto ciò che vi ruota attorno, compresa la nostra gastronomia. E soprattutto ciascun critico gastronomico dell’Italia che rivendica il suo primato nel food, si attribuisce l’onore di aver per primo riconosciuto il valore di Bottura, come Paolo Massobrio (www.clubpapillon.it) che lo descrive come cresciuto alla scuola delle redzore (le casalinghe che sapevano tirare la pasta dei tortellini) emiliane e poi scoperto da Alain Ducasse, la massima autorità francese in cucina, e lo a fatto esordire nel suo convegno Golosaria nel 2006 a Palazzo Mezzanotte, la sede della Borsa, a Milano. Dopo quella data Bottura è stato anche uno dei protagonisti di Identità Golose (www.identitàgolose.it), il congresso di cucina d’autore di Paolo Marchi, altro autorevole critico.