giovedì 20 maggio 2021

Scaloppine di vitello: ricette

Il vitello è una carne tenera e magra che si presta a molti utilizzi in cucina. Il suo pezzo intero è ottimo per l'arrosto. Il magatello per il vitello tonnato. La fesa, ossia le sue fettine, per le scaloppine. Due le loro versioni, al limone o al marsala. Per entrambe si usa dapprima il burro da far colorire in una padella senza che diventi bruno, ossia senza fargli raggiungere il punto di fumo. In precedenza avrete battuto la carne con l'apposito batticarne e inciso il bordo in più punti con un coltellino. E avrete passato le fettine nella farina 00, scuotendole per non farne restare appiccicata troppa. La mossa successiva consiste nell'adagiare le fettine così preparate nel burro a fuoco moderato rivoltandole almeno una volta. Poi si tratta, alzando la fiamma, di versarvi sopra del limone spremuto oppure mezzo bicchiere di marsala. Mescolare energicamente e abbassare il fuoco fino a che la carne sarà cotta e il sughino di limone o vino sarà diventato denso. Naturalmente il tutto va salato, preferibilmente al momento in cui le fettine vanno rigirate.

Un'altra ricetta è quella delle scaloppine alla pizzaiola. Qui si scalda nella padella un filo d'olio e vi si versa, quando è caldo, del pomodoro in scatola. Alcuni, prima di questo procedimento, sfregano la padella con uno spicchio d'aglio e poi lo buttano. Quando il pomodoro è cotto e salato (10 minuti) vi si adagiano le fettine di fesa di vitello precedentemente battute e sfilettate ai bordi. E si fa terminare la cottura con origano o capperi. A dire il vero per me questa ricetta viene meglio con la carne di manzo, ma nulla vieta di provarla anche così.  

martedì 11 maggio 2021

4 ricette con i salumi

Ancora un’iniziativa targata ISVI, Istituto Valorizzazione Salumi Italiani, nato nel 1985 per la promozione della nostra norcineria, e patrocinata dal Ministero delle Politiche Agricole. Gli Ambasciatori del Gusto, nell’ambito delle Adg Digital Week, hanno presentato le ricette di 10 chef che, sul sito www.salumi-italiani.it, hanno già realizzato oltre 50mila visualizzazioni. Qui ve ne diamo un assaggio.

Pisarei con Salame di Varzi e Soppressata di Calabria in polvere

I pisarei sono degli gnocchetti di farina bianca e pangrattato, tipici piacentini, consumati sin dal Medioevo. Di concerto, l’origine del salame a Varzi si fa risalire al periodo longobardo, mentre quelle della produzione di salumi in Calabria risalgono ai tempi della colonizzazione greca delle coste ioniche. Questo piatto contadino si ripropone in nuova veste, con un Salame di Varzi DOP a quadretti, deliziato da una marinatura in olio di timo e una Soppressata di Calabria DOP disidratata e polverizzata a far da condimento di gusto e colore.



Come una panzanella con Mortadella Bologna

Le origini della Mortadella Bologna IGP, la cui denominazione deriverebbe dai termini latini murtatum, ovvero carne tritata nel mortaio, o myrtatum per via della presenza di bacche di mirto, risalgono probabilmente all’epoca etrusca. Ma è la gestualità della preparazione, la fragranza dei suoi profumi e le sue origini storiche e contadine, ad attrarre questo salume cotto all’insalata dell’orto che qui si presenta sotto forma di spuma.

 


Pane di segale, Speck Alto Adige, uova strapazzate ed erbe amare

 

A volte gli ingredienti più poveri e le tecniche di conservazione sono pronti a offrirci il più alto degli insegnamenti. Basti pensare alle prime testimonianze storiche sullo speck, risalenti al Duecento, quando l’arte della salatura a secco si perfezionò con quella dell’affumicatura e asciugatura all’aria. Se aggiungiamo un prodotto universale come le uova e uno altrettanto disponibile all’uso come quello delle erbe amare, abbiamo trovato il giusto compromesso per comprendere il passato e scrivere nuovamente il futuro.



 

Cous cous di pane e Prosciutto di Parma

 

Il cùscus, ma anche cuscùs, cùscusu, cùscussu o cuscussù è un piatto di origine berbera diffuso anche in alcune regioni dell’Europa meridionale. Alla base vi è una farina grossolana impastata a mano con poca acqua. In questa rilettura si sceglie la parte più dura del pane che viene recuperata e riusata, in veste di piccoli minuzzoli, nuovamente insaporiti, tinti di curcuma e uniti a uno dei più fieri, e antichi, rappresentanti dell’arte norcina italiana, quale il prosciutto. Il Prosciutto crudo vanta origini antichissime. Le prime testimonianze sulla lavorazione dei prosciutti nel territorio parmense risalgono a Catone nel II secolo a.C., ma è a partire dall’anno Mille, che la produzione acquisisce sempre maggiore importanza, fino a creare i presupposti perché nascesse una corporazione dedicata proprio a tale manufatto gastronomico.