giovedì 11 ottobre 2012

Rapporto Fao, meno persone denutrite nel mondo

Non può che far piacere la notizia, commentata ieri sul Corriere della Sera da Danilo Taino, dell'ultimo Rapporto Fao sulla fame nel mondo, dove si rileva un consistente calo delle persone senza cibo nei Paesi Terzi nell'ultimo decennio (anche se in Occidente sono 16 milioni, una cifra consistente). Ma forse questi  dati non bastano ad assolvere la globalizzazione, come pensa Taino. La stessa Cina, patria del boom economico più consistente degli ultimi tempi, i cui successi sono sicuramente da ascrivere alla globalizzazione, e che ha permesso di sottrarre molte persone ad un destino di privazioni e stenti nelle campagne, adesso deve vederserla con una brusca inversione di marcia, l'inizio di un declino. Se non regge certo il paradigma "descrescita economica = più benessere per tutti", che molti vogliono far passare oggi come la panacea di tutti i mali della crisi, perché è pur sempre il progresso a darci da mangiare, anche l'equivalenza "più mercato = più ricchezza per i ceti più deboli", si è dimostrata fragile. Diminuiscono le morti per fame nel Terzo Mondo, ma crescono i "morti di fame" nei Paesi ricchi. Una migliore distribuzione delle risorse già esistenti, senza cercarne altre, forse risolverebbe il problema alla radice. Ma per far questo ci vorrebbe più senso dell'uguaglianza e meno ricerca del profitto a tutti i costi, due istanze che la globalizzazione ha contribuito a mettere in ombra, enfatizzando anzi il loro opposto.