mercoledì 29 giugno 2022

I programmi di cucina: troppi e insopportabili

E finalmente su La Verità si parla di programmi in tv di cucina ormai diventati insopportabili. “Sono troppi- scrive Cesare Lanza- spesso incomprensibili le ricette, l’eccesso di parole, frasi fatte e battute banali, devastano quel po’ che si potrebbe imparare, le gare sono assurde, i presentatori e le presentatrici lottano per imporsi, apparire, rubare la scena e diventare protagonisti.” Sottoscrivo in toto.

Gelaterie per cani

Lo sapevate che esiste anche una gelateria per i cani? Io no e lo apprendo adesso dalla Notizia del Club Papillon. Si chiama Bepi Bau ed si trova a Padova dove una storica gelateria ha aperto un angolo per cani e gatti con gelati ai gusti latte di riso, salmone e pollo.

La Russia sull'orlo del default tecnico

Dai giornali di QN riportati dal Notiziario del Club Papillon apprendiamo che la Russia è sull’orlo del default tecnico. Ma Mosca replica: “è artificiale indotto da Usa e Ue”. Ma Putin dovrà fare i conti con la tempesta finanziaria innescata dall’Occidente per fermare la sua folle invasione dell’Ucraina. Si tratterebbe del prima default dal 1918, quando dopo la prima rivoluzione bolscevica la Russia non pagò i debiti degli zar. Nel 1998, con la crisi del rublo, la Federazione russa si dichiarò invece inadempiente sul debito interno.

Quanto pesano i rincari

I rincari al supermercato superano il 10% e le spese per una famiglia media subiscono aumenti di 550 euro l’anno e arrivano a 2.300 se si contano anche bollette e benzina. Questo scrive La Stampa di e viene riportato dalla Notizia del Club Papillon.

Un G7 vegano

La svolta ambientalista, e c’era da aspettarselo riguarda anche le tavole del G7. Meno carne sui menu ufficiali con focus, spiega in una nota la diplomazia, su specialità vegane e vegetariane; carne e pesce solo per sporadiche presenze.

L'obesità e le sue cure

C’era una volta … Un re, diranno i miei piccoli lettori. No, al contrario, un bambino ben pasciuto, di solito di quelli che gridano “il re è nudo”, che era la felicità della sua famiglia. Sì perché un tempo non tanto lontano essere in carne non voleva dire essere ai margini della società, non si calava sul soggetto in oggetto lo stigma della società. Oggi che il mondo va indietro, piuttosto che andare avanti, far quadrare i conti con la bilancia è un imperativo sociale. E’ un problema di cultura: come fanno gli obesi a imporsi su un mercato talmente sbilanciato? Se lo chiedono il 27 giugno corrente anno specialisti ed endocrinologi e la notizia viene riportata dalla Notizia del Club Papillon. C’è chi spiega che non si è obesi perché si mangia troppo, ma si mangia troppo perché si è obesi. L’appetito non sarebbe dunque una scelta ma un’alterazione del metabolismo e i pregiudizi sono tanti, a cominciare dai medici. Ma le cure ci sono e vanno seguite.

martedì 21 giugno 2022

La carne vegetale ci salverà (forse)

Si torna a parlare di carne vegetale che lo chef cinese Mister Lu, leggiamo sul Venerdì di Repubblica, nel Paese che consuma più carne al mondo, ha deciso di adottare, mettendola anche nei ravioli al vapore. Cambiamento climatico e resistenza agli antibiotici, aveva avvertito ai suoi tempi Bruce Friedrich sul blog di Beppe Grillo, porta la nostra produzione di carne a distruggere il pianeta. “Nel 2019, - scrive - l’umanità ha ricevuto un avvertimento: 30 scienziati di fama mondiale hanno diffuso i risultati di un imponente studio triennale sull’agricoltura globale. Hanno attestato che la produzione di carne sta mettendo a rischio la salute. Ma questo non è il primo avvertimento. Ho dedicato gli ultimi vent’anni a cercare di cambiare la produzione industriale di carne, ho visto questo genere di avvertimenti ripetersi per decenni. Nel 2016 fu la National Academy of Sciences, nel 2017 la “Bioscience Journal”, nel 2018 fu la rivista “Nature” e poi adesso nel 2019. Credevo che questo annuncio avrebbe fatto la differenza. Il punto centrale di questi studi è principalmente il cambiamento climatico. Ma la resistenza agli antibiotici è una minaccia altrettanto grande. Somministriamo enormi dosi di antibiotici agli animali da allevamento. Per 50 anni, ambientalisti, esperti di salute globale e animalisti hanno implorato la gente di mangiare meno carne. Ma solo l’anno scorso, il nordamericano medio ha mangiato più di 90 chili di carne.” Quello che dobbiamo fare è produrre la carne che piace alla gente, ma dobbiamo produrla in modo completamente nuovo. Puntare quindi sulla carne prodotta dalle piante. Invece di usarle per nutrire gli animali, che è un processo inefficiente, coltiviamo quelle piante e usiamole per simulare la carne. Oppure ricaviamola dalle cellule. Sul tema è sceso in campo anche l’influente New York Times, che per voce di Noel White, presidente di una multinazionale americana che esporta la maggior parte di carne dagli Usa, spiega come le maggiori compagnie di produzione della carne debbano fare i conti con il riscaldamento globale e la necessità di investire sulle alternative: hot dog vegetali e hamburger di soia. Certo, chi ne ha in mano i brevetti, potrà dominare il mondo.

La guerra in Ucraina, un tema da non ignorare

12 mln di cittadini ucraini sono in marcia verso le nostre frontiere. Dovremo dar conto anche di questo quando arriveranno qui e tutto considerato capiranno di non essere stati aiutati a sufficienza. La crisi ucraina è la cartina di tornasole di quanto l’Europa, in materia di difesa conti poco: non ha un esercito comune, è frantumata, proprio ad Est da dove arriva questo popolo stremato, in una miriade di staterelli che sembrano messi lì a fare la guardia al bidone di benzina. Anzi di gas. In televisione passano ore di talk show tanto inutili quanto nocivi: chi ci dice che proprio lì non ci siano spie infiltrate? Inoltre abbiamo dato facoltà di negoziare proprio all’ultimo Paese cui avremmo dovuto farlo: la Turchia di Erdogan, che ha sterminato Curdi e Armeni. Quindi ci sta un bell’interrogativo preso a prestito dall’ultimo dal quale avremmo farlo, Lenin: “Che fare?”.

lunedì 20 giugno 2022

Siccità e guerra, ma davvero mancano le derrate alimentari?

Quasi tutti i giornali in edicola, che poi adesso hanno anche un accesso sul web, parlano in questi giorni della calura, dell'afa, dell'ondata del'anticiclone dell'Azzorre che non lascia respirare ma lascia a secco le piante. Quindi siccità e scarsità di raccolti. Con conseguente mancanza, sugli scaffali dei supermercati, di un buon numero di prodotti. Poi ci si mette la guerra e la mancanza di grano che non può partire da Odessa. Allora anche niente pane. Ma sarà vero? Certo la guerra è in corso e noi deploriamo la campagna di Putin e chiedo anche a voi miei (pochi) lettori se non trovate più la merce che vi serve. A me non pare: riesco a riempire il frigo come prima. Quindi?

martedì 14 giugno 2022

Ricette autunnali per non sprofondare nella pandemia

Quest’autunno si prospetta, caldo, anzi caldissimo. La morsa della calura non termina e avremo a che fare anche con la recrudescenza della pandemia, visto che la maggior parte dei nostri connazionali non si sono fatti convincere a tenere sempre le mascherine e ad evitare i posti affollati. Anzi, li hanno riempiti al massimo, senza mantenere le distanze e senza copertura di naso e bocca. Mentre giapponesi e cinesi se ne sono tenuti bene alla larga (ed erano quelli che spendevano di più), ma adesso sono alle prese con la guerra in Ucraina e se ne stanno bene alla larga, dall’Europa, che non ha una difesa comune e dall’America che da queste guerre orientali è sempre uscita con le ossa rotte. Al ritorno dalle vacanze, anche se riprendere sarà più difficile, vi propongo queste due ricette, tra estate e autunno. Adattissima ai primi mesi autunnali, per un brunch in giardino, un pic nic in campagna o una cena senza troppe formalità come fanno i millennials, è la ricetta proposta dall’azienda vitivinicola Carpineto, in abbinamento al suo Dogajolo Rosso, un vino toscano dalle ottime qualità e rapporto con il prezzo. Roast Beef panino con salsa tonnata Ingredienti per 4 persone: Un girello di manzo di razza chianina – 1 kg Pane tipo McDonald's Maionese Senape Tonno sott’olio 250 g Uova 3 Sesami di sesamo bianco – 1 confezione Semi di papavero – 1 confezione Olio di semi Farina Rucola Riduzione di aceto balsamico Sale grosso Pangrattato – 1 confezione Preparazione Una ricetta non semplice ma che incontra gusti e stili contemporanei, da realizzare anche a casa. Prendete una teglia abbastanza capiente e, dopo avervi adagiato la carta da forno, ponete al suo interno il girello di manzo intero, senza tagliarlo. Spalmate la senape su tutta la carne in modo uniforme, fino a ottenere una massa compatta; dopodiché prendete il sale grosso e ricoprite il tutto abbondantemente. La carne, insaporita dalla senape, dovrà crescere sotto sale, al forno, a 180 gradi per almeno 25 minuti. Nel frattempo, preparate la salsa tonnata. Prendete il tonno, scolatelo attentamente dell’olio in eccesso e mettetelo nel frullatore insieme alla maionese, fino a ottenere una crema liscia e omogenea. Una volta terminata la preparazione, mettetela da parte in una scodellina o in un sac è poche, in previsione dell’impiattamento. In attesa della cottura della carne, potete cominciare a predisporre anche il pane, tagliando fette uniformi e triangolari. Prendete poi le uova e rompetele in una ciotola. Mescolatele con una forchetta come per una frittata. In un’altra ciotola, mescolate insieme i semi di sesamo bianco, i semi di papavero e il pan grattato. In una terza ciotola, o sul ripiano di taglio, versate la farina. Avrete ora tutto il necessario per provvedere all’impanatura. Prendete le fette di pane: passatele prima nella farina, poi nell’uovo sbattuto, infine nei semi di papavero, sesamo e pangrattato. Calate le fette di pane in una pentola piena di olio di semi bollente e girate con delle pinze per non più di due minuti. Tiratele fuori e mettetele a sgocciolare in una teglia con carta assorbente. Torniamo quindi alla nostra carne: toglietela dal forno e provvedete a eliminare il sale grosso. Prendete il pezzo di carne e adagiate la prima fetta di pane impanato e fritto. Riempitela con nell’ordine: salsa tonnata, rucola, carne, un filo di olio extravergine di oliva. Ripetete l’operazione una seconda volta e ricoprite, con la seconda fetta di pane, il vostro sandwich. Siete pronti per servire in tavola. Prendete il piatto e decoratelo con un filo di riduzione d’aceto balsamico, maionese e qualche fogliolina di rucola. Il vostro panino con Roast Beef e salsa tonnata è pronto per essere messo sul piatto e gustato. Abbinamento vino: Dogajolo Rosso 2016 Carpineto. Bene, questa ricetta risente della moda che vuole gli chef delle star piuttosto che dei semplici cuochi, artigiani del gusto. Io non l’ho ancora provata, lo farò a fine settembre, ma avrei due appunti da avanzare. Innanzitutto io il vitello tonnato l’ho sempre fatto con il girello, appunto, di vitello ma non di manzo, sebbene di ottima qualità, razza chianina, si dice qui. In secondo luogo mi sembra ridondante la copertura della carne con la senape, dal momento che il roast beef si cuoce benissimo con il solo sale grosso. E poi, perché appesantire ancora con le fette di pane impanato e fritto? Questo si faceva una volta solo quando avanzavano farina uovo e pangrattato dopo aver fritto dell’altro (tipo fettine di vitello o melanzane). La rucola e i semi di sesamo e papavero poi sono un’aggiunta che secondo me non si abbina con il resto. I semi, tempo fa, si mettevano solo su speciali tipi di pane. Come si diceva una volta, ma secondo me in cucina vale ancora: il troppo stroppia.

lunedì 13 giugno 2022

Carovita e guerra

I giornali di oggi, 13 corrente mese, con le notizie puntualmente raccolte dal notiziario del Club Papillon, fanno il punto su quanto ci costano la siccità e i cambiamenti climatici, da cui inutilmente ci hanno messi in guardia i climatologi Mario Tozzi e Luca Mercalli. Crescono i prezzi di verdura (che oltre ad essere più cara è anche meno buona),pane e pasta, salumi e carne. Se la passa male anche l’olio di Gallipoli, sul quale si faceva il prezzo nell’Ottocento alla Borsa di Inghilterra. Le albicocche che sanno di carta e le ciliegie che sono troppo piccole, i due frutti di questa stagione, costano tanto perché i consumatori le vogliono grandi (i duroni) e questi si fanno pagare. A pesare anche la crisi dell’idroelettrico al quale concorre la secca del Po. Così manca all’appello il riso e in Piemonte, per il caldo, arrivano le arachidi. Ma l’inflazione questa volta colpisce anche l’America con un +8,6%. E colossi come Heinz, McDonald’s e Campbell annunciano rincari. La stessa McDonald’s che se ne è andata dalla Russia, ha lasciato il campo libero ad una sua versione nazionalizzata che si chiama “Buono e basta” (in Piemonte c’è un M*Bun che significa solo buono con il panino fatto di carne fassona). E questo ci fa capire, oltre alle incursioni russe in fabbriche chimiche e dell’acciaio ucraine, che non potranno più produrre né esportare, come la guerra tra Russia ed Ucraina si giochi sul campo dell’economia e della crisi alimentare. Chi scappa per venire da noi non ha più niente da mangiare e niente da vendere. Così anche la Nato molla il colpo. Anche se il via libera dato alle navi cariche di cereali da Odessa ha fatto uscire dal porto il mais per l’alimentazione animale.

martedì 7 giugno 2022

La lotta alla contraffazione alimentare passa attraverso i microchip

Va bene che la contraffazione alimentare di prodotti italiani superblasonati ci costa un tot di mln di euro, ma c’è un aspetto della lotta a questa frode che lascia stupiti. Ed è l’inserimento di un microchip nella placca di caseina del Parmigiano Reggiano, l’unica parte che non si mangia (ma mia madre, nell’ottica del risparmio e del non buttare via nulla di commestibile, la fa ammorbidire nell’acqua e poi la mette nel minestrone per insaporirlo), con cui identificare l’origine delle forme, risalendo al percorso di tutta la filiera. Fateci caso e saprete se state mangiando un parmigiano veramente di Parma o una sua scialba, quanto inutile, se non per il prezzo inferiore, imitazione.

mercoledì 1 giugno 2022

Pesci orientali con in pancia le microplastiche: effetto del carogasolio ma non solo

Mangeremo pesce orientale ed in più carico di microplastiche? Una domanda raccolta dal Club Papillon che nella sua newsletter di oggi primo giugno corrente mese, che raccoglie le migliori notizie sull'agroalimentare del giorno, parla del caro gasolio responsabile del fermo dei pescherecci lungo le coste dell’Adriatico. “I pescatori in sciopero - continuano Paolo Massobrio e Carlo Gatti - chiedono interventi urgenti al Governo e intanto sulle tavole spopolano le orate dalla Tanzania e i pangasi del Vietnam.” L’allarme sul pangasio, mitico pesce che prospera chissà dove nel Pacifico, ma ha in pancia millimetri di microplastiche e viene spacciato per nasello, era già stato dato ai suoi tempi da Beppe Grillo.

Scuola, lavoro, sanità da privilegiare rispetto al vino

I vini italiani, tra fermi e bollicine, hanno risentito della pandemia e adesso della guerra. Tra gli altri spumanti preoccupa, oltre al Trentodoc e al Franciacorta, la situazione dell’Asti Docg, fratellino dello spumante francese, le bollicine più famose al mondo. Le sue bottiglie esportate in Russia nel 2021 ammontavano a 12,6 mln. Chiaro che adesso un mercato così ampio e radicato non si ripristina in fretta. Pandemia, guerra, rincari energetici, costi alla produzione poco sopportabili. Mantenere i prodotti agrifood in idonei ambienti refrigerati richiede investimenti notevoli e oggi, senza contromisure da parte di Governo e Ue, il rischio è di un conto energetico fuori controllo che ricadrà sulle spalle dei nostri figli. Veniamo dunque ai numeri delle bollicine italiane del 2022, che il direttore Giampietro Comolli di Osve (Osservatorio Vini Effervescenti) ci ha voluto molto cortesemente concedere e che finora sono stati pubblicati solo dai quotidiani economici, Sole 24 Ore e Italia Oggi nelle sue pagine di Agricoltura Oggi, e nelle pagine interne locali dei giornali diffusi nelle più importanti terre dei vini (Toscana, Piemonte, Lombardia, Veneto, Sicilia; che, se ci fate caso, sono le regioni che più hanno combattuto per l’Italia libera dagli invasori e unita nell’Ottocento risorgimentale). L’ esperienza in periodo di epidemia ci ha insegnato che per la prima volta negli ultimi 40 anni la bottiglia di spumante vale di più rispetto al volume delle vendite/spedizioni e dei consumi. Questi ultimi hanno accolto e accettato rincari sul prezzo della bottiglia allo scaffale e nel sistema dell’ accoglienza per motivi extra aziendali. Il sapere con la certezza della certificazione da dove arriva un vino pregiato, come i Supertuscan, i costi reali di filiera, le chiusure e le reclusioni pandemiche, e il sentiment verso i prodotti made in Italy hanno contribuito al successo dei valori sui volumi. Consentendoci così di recuperare qualcosa sui cugini francesi, anche se il prezzo marginale in cantina e soprattutto alla dogana è invece ancora eccessivamente basso. “Bisogna – conclude Comolli - lavorare non a seconda della denominazione ma a livello nazionale, con un impegno istituzionale molto ampio. Certo non si possono chiedere altri soldi pubblici in questo momento: un aggravio di 12-17 mld di euro al mese di spese quasi fisse e di sostegni vuol dire un aumento di 150-160 mld di euro all’anno del deficit sul Pil nazionale. E in deficit è anche l’export verso la Russia, causa la mannaia Putin, anche se questo mercato ha sempre optato per vini di scarso valore.” “Una sfida interessante sarà – conclude - nel 2022, monitorare i costi di produzione e i diversi incrementi di voci di spesa specifiche per i vini spumanti (rispetto ai vini fermi), fra quelli a metodo tradizionale classico e quelli a metodo italiano, quest’ultimi con un consumo energetico molto superiore. Ma quanti locali avranno già tirato giù la saracinesca in modo definitivo? Resto pur sempre della mia idea sociale - filosofica- economica: si può fare a meno di una bottiglia di vino, ma non di un’ aria salubre, sana, salutare oggi e soprattutto domani. Solo “scuola, lavoro, sanità” dovrebbero essere sostenuti, calmierati e asseverati con soldi pubblici. Tutte le restanti voci del bilancio nazionale devono essere in pari o in utile, altrimenti si rischia grosso. E’ un tempo di “vacche magrissime” che necessita di un’ intelligenza di lungo periodo. Purtroppo sono scelte in gran parte in mano agli attuali politici.”