venerdì 29 settembre 2023

Poesia di Rainer Maria Rilke su cui riflettere

Sopporta tutto ciò che nel tuo cuore è irrisolto E sforzati di amare le domande stesse. Non andare in cerca di risposte che non potrai ottenere Perché non saresti capace di viverle E l’essenziale è vivere ogni cosa Vivere oggi le domande Forse a poco a poco senza che tu te ne accorga Un giorno lontano vivrai nelle risposte.

giovedì 28 settembre 2023

Economia all'idrogeno

C’era una volta nel 2015, che visto dall’anno in corso sembra il Giurassico, un ricercatore americano, Jeremy Rifkin, un ricercatore scientifico molto quotato all’epoca insieme ad un’altra interprete dei tempi come Naomi Klein (che dopo aver scritto No Logo, la Bibbia antiglobalizzazione del Novecento, si confronta oggi con il tema del “doppio”), che ci vedeva lontano. Aveva infatti scritto un volume molto interessante, Economia all’idrogeno, che analizza i temi con cui ci confrontiamo oggi. Il surriscaldamento globale, la fine dell’era dei combustibili fossili, l’avvento di nuove macchine capaci di muoversi con una nuovissima forza motrice: l’idrogeno, appunto. Già, ma cos’è l’idrogeno? Da dove lo ricaviamo? Come lo immagazziniamo? Dove lo stoccheremo? Quanto costerà: al consumatore finale, agli intermediari, all’ingrosso? L’idrogeno è un derivato dell’acqua che non si ricava per elettrolisi come facevano i primi sperimentatori con le rane, ma si ottiene con le celle a combustibile, come quelle che vediamo sui tetti delle nostre città adesso che ci hanno fatto rifare gli impianti delle nostre case con il superbonus. Ed è una fonte rinnovabile. L’aspetto principale del suo ricorso, scrive Rifkin è che solare, eolica, idroelettrica o geotermica è che è immagazzinabile e può essere usata quando e dove necessario senza alcuna emissione di CO2, che come si sa inquina l’aria. Il processo di rigassificazione delle biomasse genera infatti C02 riassorbibile dalla crescita di nuove piante. Ma con l’immagazzinamento dell’energia che comporta l’uso di idrogeno, questo problema non si pone. Così dopo il traino di buoi e cavalli, dopo le più o meno moderne macchine a benzina (un derivato del petrolio che oggi è arrivato a prezzi stellari) si inizia a pensare in modo nuovo.

Capua puntualizza: niente spillover

Dopo un doveroso fact checking, controllo della notizia, ho appreso quanto segue. Alla dottoressa Ilaria Capua, una veterinaria più che una virologa, fu chiesto ai tempi caldi della pandemia se il virus potesse contagiare i nostri amici animali da compagnia. La risposta fu un diniego quasi secco, se non fosse per l’eventualità, certo non remota, che i cani potessero mangiare qualcosa di infetto per la strada e, senza prendere il virus, diventassero inconsapevoli vettori del contagio. Adesso la stagione della pandemia si è conclusa con qualche inevitabile strascico e ci si chiede piuttosto se una calamità di proporzioni simili non sia stata causata da quello che alcuni si affrettarono a chiamare spillover, ossia salto dall’animale all’uomo. Richiesta per l’ennesima volta di un parere alla televisione ha precisato che no, questo non è possibile, anche se alcuni vedono una linea diritta tracciata da allevamenti suini, cinghiali e orsi, come quello che fece la sua comparsa in Italia recentemente e fu abbattuto senza pietà, un continuum che provoca il contagio. No, non è così, ha ripetuto in televisione la Capua, pensiamo piuttosto a vaccinarci, magari in concomitanza con il vaccino antinfluenzale e mettiamo la mascherina FFP2 nei luoghi affollati. Ci sono sempre gli anziani e i fragili da proteggere.

giovedì 21 settembre 2023

Covid, la peste suina non c'entra nulla

Non che mi voglia contraddire ancora, ma mi corre l'obbligo di rettificare un errore, certo grave, in cui sono incorsa nel dare le notizie sul Covid. E l'errore consiste in questo: non esiste nessuno spillover, cioè salto dell'infezione dall'animale all'uomo. Nemmeno per la già citata e soppravalutata peste suina. Come ha ben spiegato oggi in televisione la dottoressa che se ne occupò ai tempi, e che non entrò poi in politica come fecero invece alcuni suoi illustri colleghi, si possono consumare in tutta tranquilità i nostri insuperabili derivati da questi animali, cioè i salumi. Piuttosto corre ancora una volta l'obbligo di assicurarsi che le condizioni in cui i suini sono allevati siano naturalmente sane. E ritornare all'uso delle mascherine in luoghi affollati e al vaccino per gli over 60 e i fragili quando sarà disponibile.

sabato 9 settembre 2023

Cinghiali, peste suina e Covid: ci risiamo

Non che intenda contraddirmi dopo aver tanto sostenuto le campagne di CIWF sulla difesa del benessere animale nella fase del suo allevamento e trasporto. Ma in Lombardia (per chi non lo sapesse la regione più agricola di Italia) si stanno già verificando nuovi focolai di peste suina, causa la sua vicinanza con i cinghiali, con conseguenze anche per il Covid che Meloni dichiarava debellato per sempre. Over 60 e fragili devono fare quindi attenzione e vaccinarsi, magari sfruttando il richiamo dell'antinfluenzale che si fa in ottobre. Ma non è tutto qui, la sporcizia la fa da padrona un po' in tutte le regioni della nostra certo bellissima e ricca di tesori artistici e naturalistici italiani, che tanto sono piaciuti proprio quest'estate ai visitatori stranieri. Ma il nuovo commissario agli affari delle discariche, abusive e non, non risulta prevenuto ...

venerdì 8 settembre 2023

Ortofrutta, in plastica o sfusa?

Anche qui devo meglio controllare, ma sembrerebbe che gli italiani, grandi consumatori di frutta e verdura, ne comprerebbero in quantità inusitate nelle vaschette di plastica, pare addirittura 2,4 miliardi all'anno. Per una questione di igiene, si capisce, e di mantenimento della catena del freddo in condizioni ottimali. Ma interrogati sulle loro preferenze, ad avere saputo che la plastica si troverebbe anche nelle regioni più lontane da noi, adesso ammettono che che sarebbe meglio comprarle sfuse. Intanto mi permetto di aggiungere dal mio piccolo osservatorio, si dovrebbe perlopiù acquistare frutta e verdura di stagione, per favorire l'intera filiera e i suoi costi, anche in termini ecologici. Oggi la chiamano responsabilità di impresa. Ma tant'è ad ogni generazione la sua parte.