Questo che oggi ci lasciamo alle spalle è stato davvero un annus horribilis, funestato da tante morti di personaggi famosi, attori, registi, scrittori, e da tanta mala politica. Va beh, direte voi, gli anni per i personaggi c'erano, erano tutti nati i primi del Novecento, ma con questo noi baby boomers stiamo preparandoci a dire addio, per chi non lo avesse già fatto, ai nostri genitori, anch'essi dei primi del secolo scorso. Poi c'è la politica e l'economia. Negli Usa pur di non eleggere un presidente donna, la Clinton, hanno preferito un Trump impresentabile che con il suo "American first" sta danneggiando l'economia di tutto il mondo, a cominciare dal confinante Messico da dove non vuole più che entrino dei profughi che ne avrebbero tutto il diritto, anche perché il Cartello di Medellin (quello della coca) è stato sconfitto. Stessa cosa accade nel cuore del Mediterraneo, dove dimentichi di tutta la cultura che ci ha portato l'Arabia nel Medioevo, il governo sovranista giallo verde, di fatto guidato da Salvini più che da Conte e Di Maio, ha intimato a tutte le organizzazioni non governative che si occupano dei barconi del Nord Africa di non farne entrare più nemmeno uno. Intanto l'Europa dell'Est non è più soltanto Austria e Germania e Paesi Scandinavi, ma si è divisa in tanti staterelli a cominciare da Lettonia, Lituania, Estonia, Bielorussia, Moldova, Polonia, Ucraina, Repubblica Checa, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Albania. Da dove arrivano le badanti che hanno cura dei nostri vecchi (l'Italia con il Giappone è il Paese più anziano del mondo) in un momento in cui non si fanno più figli. Questo è l'anno di denatalità più elevata dall'Unità d'Italia. Poi mettiamoci pure che la Turchia di Erdogan vuole entrare in Europa, dopo aver sterminato gli Armeni e che con la Siria, Israele, l'Iraq e la Giordania, l'Iran, l'Afghanistan e il Pakistan è il "teatro di guerre senza fine", come titolava negli anni Novanta un libro profetico di Michael T. Klare. Metteteci pure che nei confinanti di questi ultimi Paesi citati ci sono l'Arabia Saudita, lo Yemen e l'Oman dove i diritti delle donne sono negati, tranne che per guidare la macchina in Arabia (potere del petrolio), e abbiamo il quadro di un mondo allo sfascio. In Africa i bambini muoiono come le mosche, i nostri giornalisti vengono rapiti in cambio di riscatto, ma poi spesso torturati e uccisi. La giustizia in Italia, vedi il caso Cucchi, è lentissima e ingiusta. Per tornare ancora in Italia l'economia langue, il cuneo fiscale è troppo alto, l'unico settore al quale ci si può aggrappare è l'enogastronomia e il turismo gastronomico, ammesso che tanti studenti abbiano voglia di intraprendere questa strada, che difatti spesso è il ripiego di persone in età adulta che cercano di rifarsi una vita, lasciate le professioni troppo tassate, dedicandosi alla cura della terra e del mare con i loro prodotti. Infine c'è tutto il capitolo delle frodi alimentari che i cinesi che si sono riversati in massa nel nostro Paese fanno uscire i Nas per controlli ripetuti su partite di cibo avariato. Per tornare alla nostra politica interna, nemmeno il ministro dell'economia Tria e soprattutto Savona che aveva un piano keynesiano (grandi opere per mettere al sicuro il territorio e far lavorare gli operai) ed è stato messo da parte, sembrano poter incidere sulle sorti del presente governo. Con la flat tax non ci guadagna nessuno perché ci saranno più condoni che altro. L'Imu, l'imposta sugli immobili di proprietà sale e ci sono in vista multe per chi non fa in maniera corretta la raccolta differenziata. In più si mette l'Ires non solo sulle aziende ma anche sulle associazioni no profit che dividono i loro utili solo per reinvestirli senza guadagnarci. Se siete avvezzi alla cultura di internet, fatevi un giro in rete: ne leggerete delle belle. Per conto mio, un anno peggiore di questo non l'avevo mai vissuto, ho anche perso il lavoro a causa di una malattia, e vivo di una pensione minima. Se dovessi chiedere qualcosa all'anno che verrà (come cantava Lucio Dalla) è quella di riavere un lavoro (sono una giornalista enogastronomica) e che ne trovi uno anche mia nipote, una dei millennials ai quali vengono offerti solo stage senza stipendio. E c'ero passata anch'io con uno stage ad Affari Italiani, il primo giornale soltanto online, di tre mesi e non pagato. Poi certo, ho lavorato per un foglio di enogastronomia e pubblicato articoli firmati su Agricoltura Oggi di Italia Oggi. Ma oggi sono una giovane pensionata con l'hobby della scrittura. Difatti continuo a scrivere su questo blog sperando in un futuro migliore. Happy New Year a tutti.
"diario sul cibo per chi non crede che il cibo sia cultura ma nutrimento e garantirlo a tutti sarebbe già un bel passo avanti...esistono 'il pane e le rose'…assicuriamo il pane a tutti perché tutti possano avere anche le rose…"
lunedì 31 dicembre 2018
martedì 25 dicembre 2018
Cala il mais a favore della soia
Condizioni climatiche sempre
meno favorevoli e alti costi di produzione hanno indotto gli agricoltori a
ridurre la produzione di mais, utile per
il settore zootecnico (il foraggio). Sono 614mila, secondo L’Istituto per i
mercati alimentari (Ismea) gli ettari investiti oggi a mais in Italia, una
riduzione che va a favore della soia. Vent’anni fa le superfici del grano turco
interessava 1 mln di ettari e garantiva una produzione di circa 10mln di tons
coprendo il 90% del fabbisogno nazionale. Oggi produciamo, secondo stime Ismea,
poco più di 6 mln di tons di mais con un aumento di importazioni più che
quadruplicato (dall’11% al 47%). Nello stesso periodo la produzione di soia è
aumentata del 20%, crescita che comunque non ha consentito di soddisfare la
crescente domanda interna, da parte di vegani e vegetariani, il cui fabbisogno
ha portato ad una crescita delle importazioni di quasi l’80% in 20 anni.
venerdì 21 dicembre 2018
Natale: regali e viaggi
Altra tendenza segnalata per il
Natale in questi periodi di crisi, che ho letto su un quotidiano e vi riporto
qui è quella di come scegliere i regali. Si tratterebbe di optare per regali piccoli, poco costosi e
simbolici, e lasciare il resto per i bambini. Ma, attenzione, non trascurare il
cane di casa cui riservare il regalo più grande. Poi ci sono le vacanze, e
quest’anno la meta preferita pare sia proprio il nostro Paese, scelto dalla
maggior parte degli italiani e anche dai soliti tanti turisti stranieri. Se poi
Milano è stata messa in graduatoria quest’anno dal Sole 24 Ore come la città
più vivibile d’Italia, che prima era sempre Bolzano, sarà sicuramente la meta
di tanti viaggiatori.
Panettone o Pandoro?
I segreti per scegliere un buon
Panettone o Pandoro? Intanto quest’anno si potrebbe optare per la ditta
Melegatti che era sull’orlo del fallimento ed è stata salvata dall’intervento
dei suoi operai. Una bella storia da raccontare ai bambini sotto l’Albero al Presepe.
Leggere poi le etichette: più glifosati ed emulsionanti ci sono vuol
dire che sono meno genuini, ma in compenso durano di più perché sono prodotti
industriali fatti apposta a lunga scadenza (per esempio per le lunghe tratte
commerciali che devono attraversare: il panettone è una specialità milanese e
il pandoro veronese). Se volete però fare migliore figura scegliete un prodotto
artigianale che è composto unicamente da farina, uova, burro, zucchero e
lievito madre che una volta si rinnovava manualmente e adesso si fa con
macchine apposite. Nel Panettone ci sono
poi uvette e canditi, ma c’è chi lo preferisce senza e l’industria lo
accontenta, e nel Pandoro la classica bustina di zucchero a velo da mettere
dentro l’involucro di plastica, chiudere e sbattere per ottenere una copertura
uniforme del dolce. Ma queste sono cose che sanno tutti. La notizia più
importante sarebbe piuttosto che alcune aziende hanno tentato una
destagionalizzazione dei dolci natalizi, proponendoli molto prima delle Feste in
diverse varianti (ce n’è anche una ricoperta di cioccolato) e tante Regioni
hanno il loro dolce natalizio tradizionale: uno su tutti, gli struffoli
napoletani, sorta di mini bignè vuoti
ricoperti di miele. Qualsiasi sia la vostra scelta Buon Natale e Felice Anno
Nuovo a tutti.
mercoledì 19 dicembre 2018
Meno zucchero nelle bibite per i bimbi
Modificare la ricetta delle bibite
zuccherate, per ridurne il contenuto di zucchero, questa l’ultima proposta di
Slow Food per invitare le mense scolastiche ad educare al gusto i più piccoli. “La
sugar tax” – dicono all’associazione - inizialmente
inserita nella prossima legge di bilancio e a oggi scomparsa tra i
provvedimenti in discussione, avrebbe potuto essere un tentativo di approccio
alla questione, anche se non risolutivo. Provvedimenti dello stesso
tenore sono già applicati in altri Paesi
tra cui Messico, Irlanda, Francia e Gran Bretagna, dove, ad esempio, già prima
dell’entrata in vigore della legge (aprile 2018) oltre il 50% dei produttori
aveva modificato la ricetta, determinando una riduzione dello zucchero pari a
circa 45 milioni di chili l’anno. Slow Food si impegna a livello
internazionale per favorire stili di vita sani e comportamenti consapevoli,
orientati a prediligere i cibi poco raffinati, ricchi in fibre e con un apporto
calorico moderato, la verdura, la frutta, i legumi, i cereali integrali e a
ridurre il consumo di proteine di origine animale.”
Corsi per idrosommelier
Riprendono anche quest’anno i
corsi per la formazione di idrosommelier, il degustatore delle acque minerali
che le abbina con i cibi secondo rigorosi parametri di effervescenza e sapore che
verranno appunto spiegati durante le lezioni in aula alla Fiera di Rimini
sabato 26 e domenica 27 febbraio. I corsi prevedono due livelli di
apprendistato e i loro contenuti sono così spiegati da Giuseppe Amati, l’ideatore
della scuola. Primo livello: conoscere l’acqua; classificazione delle acque; i
principi alimentari e salutistici delle acque minerali; introduzione alla
degustazione: primo riconoscimento delle acque minerali; verifica e approfondimento.
Secondo livello: i principi dell’analisi sensoriale; la percezione sensoriale;
le qualità sensoriali dell’acqua; introduzione alla degustazione; verifica e approfondimento.
La quota di partecipazione è di
130.000 euro per ogni livello (260.000 in totale) da versare in contanti al
momento della registrazione. La quota comprende: quota sociale A.D.A.M. 2019,
tessera e distintivo, attestato di frequenza ai corsi, volume del primo e
secondo livello, pranzo didattico delle due giornate, ingresso gratuito in
Fiera.
martedì 18 dicembre 2018
Meno kiwi ma più buoni
Se avete pensato di metterli nei cesti regalo natalizi, quest'anno troverete in vendita meno kiwi verdi rispetto all'anno scorso, ma di maggiore qualità e quindi anche di prezzi più elevati. Il dato è stato reso noto da Cso (Centro servizi ortofrutticoli) Italy: "la produzione commercializzabile di kiwi verde (di cui come è noto siamo i maggiori produttori) destinata al mercato del fresco, è risultata pari a 333mila tons, su livelli molto simili a quelli del deficitario 2017 (+1%) e inferiori del 30% alla media del quadriennio 2013-2016/…/Il mercato si sta comunque vivacizzando con ritmi di vendita in linea con il periodo di riferimento" ha fatto sapere Elisa Macchi, direttore di Cso Italy.
lunedì 17 dicembre 2018
Spumanti: un Natale con il botto
In
quest’ultimo decennio di crisi, la destagionalizzazione dei consumi di vini
effervescenti che si era tentata prima, lascia il passo ad una concentrazione
delle vendite nel periodo festivo di fine anno con 90-92 mln di bottiglie, poco
più del 50% di quanto consumato durante l’anno. Bene anche la produzione al
valore e le etichette “nuove” di Sud e Isole.
L’Osve, Osservatorio dei
vini effervescenti diretto da Giampietro Comolli traccia il trend dei consumi
degli spumanti per le prossime festività natalizie 2018-2019. Il ritorno alla
concentrazione dei consumi per tipo di evento contro la destagionalizzazione
che aveva caratterizzato gli anni passati pre crisi è un segnale di tendenza da
sottolineare. Come il fatto che il consumatore è più avvertito: il turismo
enogastronomico ed enologico che è cresciuto molto in questi ultimi anni, porta
i visitatori in cantina facendo loro sapere quanto costa effettivamente una
bottiglia di spumante o di vino. Quindi occhio ai ricarichi durante la filiera,
dal produttore, al distributore, al dettaglio (specializzato, horeca, Gdo e
Gda), osserva Comolli. Che però non è per niente pessimista circa i consumi dei
30 giorni di feste di fine anno, tanto è il periodo in cui si stappano le
bottiglie. Poco più di 3 mln al giorno con punte di 10-12 e 28-30 nei giorni
canonici Con 90-92 mln di totale, poco più del 50% di quanto consumato durante
l’anno cui aggiungere 3,5 mln di bottiglie straniere di cui 3,1 di solo
champagne. Che significa un valore alla produzione nazionale di 370 mln di euro
all’origine in cantina che la consumo è un giro d’affari record di 860 mln di
euro: un grande business per la filiera produttiva e commerciale.
Rispetto
all’anno scorso i volumi crescono del +4,9% (erano 86 mln di bottiglie); il
valore all’origine cresce meno per circa il 3% (erano 356 mln di euro); il giro
d’affari al consumo o fatturato cresce del 6,3% (erano 805 mln di euro). Forse
un eccesso di ricarico, una speculazione? “Lo spread – ironicamente ma con dati
certi alla mano, osserva Giampietro Comolli presidente di Osve Ceves - non
incide sulle spese durante questo fine inizio d’anno in tutti i settori e
comparti, dalla ristorazione alla vacanza, soprattutto per le bollicine”. Cresce il consumo in strada, off-premise. E si registra un forte
incremento delle scelte di etichette di territorio: cibo-bollicine di
territorio è il must del 2028-2019 grazie soprattutto a due fattori: la ricerca
di “prossimità” dei consumi volendo brindare con vini nuovi e locali e la
novità di etichette regionali e provinciali di piccole aziende, soprattutto
nel centro-sud Italia: i leader tengono le posizioni anche nella Penisola,
ma crescono le etichette locali. Ormai, è questo un dato su cui riflettere le
bollicine non sono solo un consumo occasionale. Franciacorta, leader indiscusso
del metodo tradizionale nazionale, è stabile a conferma di una scelta fedele e
un target consolidato. Un discreto exploit riguarda il Trentodoc che cresce ed
esce da un consumo interregionale e cresce di prezzo all’origine e al consumo:
circa una media del 5-6% in più per tutta la gamma. Molto bene i millesimati, i
pas dosé e anche i biologici che risultano i più inseriti tra i regali.
Le feste 2018-2019 saranno ricordate anche per
l’exploit delle bollicine metodo tradizionale regionali, quelle autoctone,
quelle legate alla vicinanza fra luogo di produzione e luogo di consumo,
da valersi per Alta Langa, Alto Adige, Durello, benissimo i millesimati brut e
bolle di vitigni locali, compreso il Lambrusco, i Nebbioli e quelli del sud
Italia. Oggi ci sono 160-180 etichette di bollicine, metodo tradizionale e
metodo italiano di ottima qualità prodotte nelle regioni del centro-sud,
tradizionalmente legati a vini rossi anche importanti e a bianchi fermi e corposi.
La diversificazione parte dai menù natalizi creati solo con bollicine a
tutto pasto. “Anche in Italia sta finalmente avvenendo quello che in Francia
e in Inghilterra esiste da due secoli, dice Comolli” . Per Ovse è un grande
segnale di arricchimento e diversificazione qualitativa e anche gustativa per
il consumatore. Questo dimostra che il mercato italiano è ancora ricettivo,
pronto a crescere in volumi, purché con bolle di qualità, speciali, diverse nei
gusti e sapori, altamente legate al territorio. Resta l’incognita degli
spumanti dolci metodo italiano, tipo Asti e Bracchetto d’Acqui, scesi negli
anni ora stabili, ma senza grandi prospettive. Molto interessanti i dati
di appeal, interesse, acquisti, curiosità e consumi (la così detta visione
mercantile) per le 150-180 etichette di bollicine che sono disponibili
quest’anno da Firenze fino alle isole, prodotte
nelle regioni del centro-sud Italia. Una eccezionalità tutta italiana: poche
bottiglie per azienda e con una sola massimo due etichette (da 3.500 a 12.000
bottiglie la media) ma fortemente agguerrite e presenti.
giovedì 13 dicembre 2018
Ricetta della scaloppine di vitello
Le scaloppine sono sempre un ottimo piatto. Al supermercato si trova il sottofiletto di vitello ottimo per questa ricetta. Ma siccome è piuttosto alto, va per prima cosa tagliato in due parti in orizzontale, così che da due fette se ne ricavino 4. Queste vanno leggermente infarinate e poi messe a cuocere in padella con un filo di olio extra vergine di oliva e un pezzetto di burro. Poi vanno rigirate e sfumate con mezzo bicchiere di vino bianco oppure di limone. Terminata la cottura si possono spolverizzare con del prezzemolo e servite calde con patate al forno. Le patate al forno si fanno pelandole e tagliandole a spicchi abbastanza grossi e bollendole per un po' nell'acqua salata. A cottura non ultimata passatele al forno nel grill ventilato per 10 minuti a 150° gradi.
Il sale marino italiano (s)venduto ai francesi
Il
nostro sale marino, dal demanio che ne aveva il monopolio, passa oggi in mani
straniere, con un’operazione finanziaria condotta da Mps (banca finanziata
dallo Stato sotto il governo Renzi). La più grande società di estrazione si
trova in Puglia (800mila tons anno) e va a una multinazionale del sale europea
e mondiale, la francese Salins Spa, leader europea e co leader mondiale nella
commercializzazione di sale industriale, sale stradale e sale alimentare. Un’asta
svoltasi in assoluta forma riservata e a chiamata ha assegnato a Salins spa
tramite la controllata Cis (Compagnia italiana Sali) oltre 500 ha di sale
inseriti in 4mila ha di parco e riserva, in zona turistica. Salins spa ha vinto
l’asta offrendo 5,4 mln di euro come valore cash/reale di acquisto del totale
debito di 16,7 mln . Quindi Mps ci perde inoltre 11,3 mln. I sindacati dei
lavoratori, gli ex titolari di Atisale-Salapia Sale spa detentori della
concessione demaniale fino al 2029 e
autori del forte crack debitorio che ha portato l’impresa al concordato e alla
cessione del 100% del pacchetto azionario, al pegno fideiussorio delle azioni a
alla garanzia delle proprietà personali dei soci tutti verso Mps, hanno scritto
lettere di protesta e le maestranze sono entrate in sciopero. Il Ceves,
l’osservatorio sui prodotti agroalimentari di Giampietro Comolli diffondendo la
notizia “chiede al governo di attivarsi per una verifica delle procedure e
delle azioni avviate, affinché il sale, un prodotto strategico per il Paese
possa essere riconosciuto made in Italy e alcuni siti e saline diventare Igp,
senza fare la fine di quella dello zucchero negli anni ’80-‘90”. Il sale
italiano “purissimo, bianco, grosso a fiocchi o a chicchi made in Italy ha un
prezzo medio al consumo di 2-3 euro al chilo nel migliore dei casi, mentre
tutti i sali di importazione partono da 5 euro per arrivare fino a 40”. “Mps – continua Comolli – ha fatto la banca,
compresa la scelta opinabile di un offerente rispetto ad un altro che sembra
abbia offerto di più, ma senza considerare la sostanza reale del bene oggetto
della collettività nazionale, senza garanzie per il territorio locale, le
maestranze, lo sviluppo imprenditoriale per il quale ci vorrebbe almeno
un’etichetta parlante sulle confezioni e certificare altri siti produttivi
nazionali meritevoli del riconoscimento Dop, Igp o Presidio come oggi avviene
per solo due parti ristrette delle saline di Trapani e di Cervia”. Le Rsu degli
stabilimenti interessati intanto hanno mandato una lettera di protesta al
ministro dell’economia e a quello delle finanze.
martedì 11 dicembre 2018
La ricetta dell'ossobuco
Ci fu un periodo in cui
l’ossobuco non si voleva più mangiare perché era stata diffusa la notizia della
nocività del midollo contenutovi (un po’ come lo scandalo del vino al
metanolo). Certo non era la carne di origine italiana, ma quella importata, e
la legge sull’origine in etichetta non era ancora in vigore. L’ossobuco resta e
rimane comunque un caposaldo della cucina italiana che io preparo così.
Infarinate 4 ossibuchi per 4
persone e poneteli in una pentola larga in cui avrete fatto scaldare dell’olio
extravergine di oliva. Sfumate con un bicchiere di vino bianco e salate. Poi
coprite con acqua e lasciate cuocere per circa un’ora (mezz’ora se usate la
pentola a pressione). Quando l’acqua si sarà asciugata e la carne si rivelerà
tenera, cospargetela con un trito di
scorza di limone non trattato grattugiata e prezzemolo, la cosiddetta cremolada
. Servite caldo un ossobuco per piatto anche con contorno di verdura cotta
(spinaci, patate, erbette, cicoria o altro a vostro gusto) ma il contorno
migliore resta quello dei carciofi.
venerdì 7 dicembre 2018
Cavolfiori fritti
I cavolfiori sono un ottimo ortaggio invernale da preparare in molti modi. Si possono consumare semplicemente bolliti, ma non troppo cotti pena la perdita delle loro proprietà salutari, e conditi con olio extravergine e sale. Oppure, dopo averli cotti, passati al forno con besciamella (farina, latte, burro fino ad ottenere una consistenza liscia e omogenea) e il grana padano o il parmigiano reggiano grattugiati (nella modalità grill ventilato per 10 minuti a 150°). Oppure fritti nella pastella. Quest'ultimo modo giunge a puntino per quei fiori che siano avanzati dal pranzo e non li si voglia consumare la sera freddi. La pastella si prepara con acqua fredda, sale e farina mescolate fino ad ottenere un composto quasi liquido, ma comunque abbastanza consistente. Lasciata riposare, si rinforza con un rosso d'uovo e un albume montato a neve. Fatto ciò, si passano ad uno ad uno i fiori del cavolo nella pastella e si gettano nell'olio di semi di arachidi bollente, senza che però questo abbia raggiunto il punto di fumo. A cottura ultimata, cioè quando saranno dorati, si tolgono dalla padella per asciugarli in una carta casa. Salate e servite caldi.
mercoledì 5 dicembre 2018
Stopsoilpollution
Oggi è la giornata mondiale del
suolo che Slow Food, l’inventore dei Presìdi alimentari, cioè dei cibi buoni,
puliti e sani da difendere, declina in “Suolo sano per un cibo sano”. Secondo
uno studio recentemente pubblicato da questa associazione emerge che:
Pochi
grassi, poco sodio, molte proteine: sano per me.
Biologico,
tutto naturale, Ogm free, niente ingredienti artificiali, libero da parabeni:
sano per me e sano per l’ambiente.
Libero
da crudeltà sugli animali, amico della natura, carbone neutrale, riciclabile:
sano per l’ambiente.
Ma
c’è una ma. Queste scelte costano, non sono sempre convenienti e nemmeno troppo
conosciute. Vanno ad intaccare la capacità di spesa in questi lunghi anni di crisi
economica.
Nonostante ciò c’è una vasta
gamma di tendenze di vendita a livello mondiale che dimostrano come i
prodotti “sano per me e in salute per il mondo” siano in crescita. Ciò
riguarda soprattutto il biologico, ma anche i cibi senza glutine, senza
lattosio e quelli vegani.
Slow Food rilancia così la sua
lotta contro il consumo di suolo, dell’agricoltura intensiva e della monocoltura
ricordando come ogni anno nel mondo di sacrificano milioni di ettari a causa di
un consumo eccessivo.
martedì 4 dicembre 2018
Ricette con il radicchio rosso
Il futuro, o il presente, della
comunicazione è lo story telling. Così d’ora in poi vi racconterò ricette
narrate, senza la dose degli ingredienti prima e la preparazione dopo, anche
per aiutarvi a fare ad occhio, come facevano un tempo le nostre mamme che
compravano alimenti senza tanti impacchi da buttare, come facciamo oggi a
detrimento dell’ambiente. Inizio questa narrazione con i due radicchi, tondo e
oblungo, ed entrambi rossi, che sono degli ottimi ortaggi da consumare in
autunno-inverno. Si trovano freschi nei banchi dei mercati e anche a peso nei
supermercati ed ipermercati, nonché nei discount, con le differenze di prezzo
che queste tipologie di dettaglio alimentare comportano, ma che comunque sono
minime. Il radicchio lungo lanceolato si può cuocere in forno grigliato o ai
ferri o anche, dopo averlo sbollentato per toglierne l’amaro, si può cuocere in
padella con aglio, olio, sale e pancetta. Al forno nella modalità grill cuoce
nella carta forno opportunamente inumidita, dopo averlo spennellato con olio,
sale e pepe, per 15 minuti a 180°. Con il tondo si può ottenere un ottimo
risotto, con un soffritto di olio, sedano, prezzemolo, cipolla e carota nel
quale tufferete il radicchio tagliato a listarelle sottili e lo farete
soffriggere. Aggiungete poi il riso e mano a mano il brodo vegetale fino a fine
cottura. Come finitura, una spolverata di grana padano o parmigiano reggiano.
E' già tempo di panettoni e pandori?
Si avvicina il Natale ed è già
tempo, addirittura un mese prima, di panettoni e pandori. Il panettone è il
tipico dolce milanese della festa, chiamato così da “pan de Toni”, un certo
toni che alla corte medicea ne sbagliò la ricetta ottenendo questo dolce che
poi si diffuse in tutta la Penisola. Il pandoro è invece il tipico dolce
veronese che però si consuma dappertutto. Il panettone è ottimo ripieno di
gelato. Con gli avanzi di pandoro si possono ottenere ottimi dolci, con il
cioccolato o la crema di nocciole per fare solo due esempi. Davide Oldani, ai
suoi tempi, lanciò una singolarissima ricetta di risotto con fette di panettone
e oggi lo fa anche Daniel Canzian al Marchesino alla Scala. Davide Paolini, il
Gastronauta del Sole 24 Ore, tanto tempo fa lanciò l’idea del panettone tutto
l’anno. Non so se queste idee furono poi un vero successo, ma continua l’usanza
di tenere via una fetta di panettone per San Biagio, da consumare in febbraio,
a protezione del mal di gola. Molti supermercati li hanno già adesso sugli
scaffali, mentre un tempo uscivano l’8 dicembre, alla Festa dell’Immacolata
Concezione. Ma oggi, si sa, è il tempo degli acquisti sfrenati. Crisi che si
trascina da dieci anni permettendo.
Superalimenti per una dieta bilanciata
Secondo il nutrizionista Giorgio
Calabrese è utile alla dieta quotidiana fare il pieno di Scaf, i superalimenti
che combattono celiachia, diabete, infarto e persino i tumori. E’ importante
seguire una dieta corretta e bilanciata con gli acidi buoni che attivano nell’intestino
una serie di processi salva vita.
Italia, Paese della birra
L’Osservatorio Birra della
Fondazione Birra Moretti, ha raccolto i dati sulla filiera della birra
italiana, che sarà protagonista alla Fiera di Rimini del prossimo 16 febbraio.
Il suo valore in due anni è cresciuto di 1 mld di euro (+12,9%) passando da
7.834 mld a 8.863 mld di euro, equivalenti allo 0,51 del Pil.
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