Tempo di Pasqua, tempo di
religione, la Passione e Resurrezione di Gesù, e tempo di scampagnate fuori
porta (Natale con in tuoi e Pasqua con chi vuoi) con relativi consumi di cibi e
bevande tipici. Così su Repubblica, come riporta il Club Papillon, un giornalista si chiede se sia nato prima
l’uovo o la gallina. Ora, origini culinarie o meno, pare che la tradizione
dell’uovo (nato sotto la spinta del celebre orafo Fabergé e per altri diffusosi
nel Settecento a Torino) sia antecedente quella della colomba, nata negli anni
Trenta. Ma la gallina poveretta ora viene allevata in batteria con metodi disumani
(c’è un sito che ne prende le parti) e divenuta in questo modo anche Galletto o
fried chicken nei grandi centri commerciali, non se la passa proprio bene. Gli
animalisti convinti poi evitano anche di mangiare il capretto o agnello
pasquale, ma si sa che l’agnello fu offerto in sacrificio a Dio da Isacco al
posto del figlio che gli era stato chiesto e che prontamente avrebbe anche
sacrificato. Tenere conto dell’importanza di tutelare gli animali pare oggi una
richiesta in linea con i tempi che viviamo, e i tanti vegani e vegetariani ne
sono una testimonianza. Ma chiedere che la transumanza venga elevata al ruolo
di Patrimonio immateriale dell’Unesco come è stato fatto con la pizza
napoletana?
Intanto i milanesi consumano
più colomba che altro dato che tra i pasticceri c’è già chi festeggia un +20%
nelle vendite, come scrive Repubblica; il boom di acquisti pare trainato anche
dal fatto che questo dolce oggi si vende in tante versioni: ai pistacchi e
frutti di bosco, al gusto ginger e the matcha. Intanto Milano, che è la
capitale di tutte le tendenze gastronomiche che fanno moda, registra il declino
dell’apericena, e accoglie il primo punto di vendita europeo della catena
Jollybee, a due passi dalle guglie del Duomo, che vende a 4,30 euro una
porzione di pollo con bibita e contorno, ha il 20% di personale italiano e il
restante bilingue o filippino e 159 coperti gomito a gomito, come scrive la
Stampa.
“Ultima portata”, come districarsi tra pranzi
e cene casalinghe o al ristorante, senza rimetterci il peso e la salute. Qui
siamo al limite delle fake news. Oppure semplicemente della pubblicità per
l’uno o l’altro alimento in modo da aumentarne le vendite in un periodo, quello
della Festa appunto, in cui si spende di più. Così i dietologi riabilitano
carne di maiale, cacao e uova. Soia, grasso di maiale pasta e formaggio, mentre
si mettono all’indice carni rosse lavorate, vino, pomodori e patate. Questi
ultimi se troppo maturi risulterebbero tossici, come scrive Il Giornale.
Infine su Italia Oggi compare
un articolo in cui semplicemente si dice che meno calorie si ingurgitano, più
la vita si allunga. Questo secondo uno studio statunitense. Ma ce n’era bisogno?
Una volta moriva prima chi aveva la gotta, il piede e la caviglia ingrossati,
segno di grandi abbuffate. Oggi semplicemente ce lo dicono i dietologi che con
la piramide alimentare, messa a punto con Barilla, hanno stilato il miglior
compendio di una dieta sana. Alla base gli alimenti, come pesce, olio e
verdure, che si possono mangiare tutti i giorni. E poi a salire carne, uova e
formaggi tre volte la settimana, pasta e carboidrati, che non devono mai
mancare, due volte la settimana.
Mi fa specie alla fine chi
scrive che Papa Francesco abbia esortato i fedeli, durante un’udienza, a lavare
gli occhi ai propri bimbi: “Un gesto che serve all’anima per vedere le cose
belle”. Di questa tradizione ero all’oscuro, pur avendo letto tutti e 4 i
Vangeli. Ero rimasta al lavaggio dei piedi di Gesù da parte di Maria Maddalena,
la peccatrice che poi si trovò accanto al feretro quando Cristo rinacque. Ma
non è detto, magari in quelle letture di bambina, qualcosa mi è sfuggito. Cmq
Buona Pasqua a tutti.