martedì 18 settembre 2012

Quando il gusto è quello giusto ...

Davide Oldani esce con il suo nuovo libro Il giusto e il gusto, e i critici di "Club Papillon "riprendono subito la notizia nella loro Notizia del giorno riportando i commenti de La Stampa e Il Giornale e riassumendo il senso della nuova opera dello chef nel concetto che "adesso nella ristorazione vince 'chi se la tira meno'". Rispetto della materia prima, stagionalità, acquisti senza sprechi, ottimo livello del servizio e della cucina, attenzione anche ai vini, ma senza troppi costi aggiuntivi, questo il vademecum del fondatore del D'O di Cornaredo, frazione di Rho (Milano), celebre allievo di Gualtiero Marchesi e altri chef internazionali di rango, non nuovo a fatiche letterarie, questa scritta insieme a una collaboratrice, di cui adesso ci sfugge il nome ma appena lo recuperiamo lo metteremo.
Insomma viene in mente la "convenienza e affidabilità" di cui parla Davide Paolini nella sua rubrica "A me mi piace" della Domenica del Sole 24 Ore di questa settimana, citando tra i (pochi) esempi proprio Oldani. Paolo Massobrio ("Club Papillon") ricorda ancora una volta che altri modelli (da imitare) come questi si possono trovare nelle vecchie osterie rinate, ultimo baluardo di una ristorazione che non rinuncia alle proprie radici e ricette storiche pur innovando senza troppe pretese.
A me, che beninteso, non sono che l'ultima della fila, non rimane che osservare come adesso, ieri mattina per la precisione, quando la notizia della pubblicazione di questo libro era appena uscita, Davide Oldani si sia fatto intervistare da una Radio Popolare, emittente storica della sinistra milanese, che segue sempre più la moda del gusto (ma quello "giusto", però ...).   

domenica 9 settembre 2012

Al ristorante "sotto la lente"

E' già da circa un anno che non frequento più, soprattutto per motivi logistici (è diventato troppo lontano per i nostri soliti giri) un ristorante di cui per un lustro siamo stati clienti fissi. E giusto ieri mi chiedevo cosa penserà la propietaria che non ci vede più da tanto tempo e che quando arrivavamo ci accoglieva sempre con un sorriso carico di simpatia e una parola gentile. La risposta mi è arrivata oggi da un articolo del Corriere della Sera, che riprendeva un servizio del NYT, sulla "schedatura" della clientela che arriva fino allo scambio di informazioni tra i vari ristoranti, se il locale fa parte di una catena. Lo fanno già negli Usa e vi catalogano per esempio come "fom", friend of manager, amico del proprietario,"nr", never refuse, un cliente cui non dire mai di no, o anche il più problematico "hwc", handle with care, da maneggiare con cura.
Insomma, sappiatelo, noi clienti abituali non siamo tutti uguali, e i ristoratori ci osservano ...