mercoledì 7 settembre 2011

Se in vacanza si mangia a casa

E come c’era da aspettarsi, non per aver voluto fare le Cassandre ma semplicemente perché la crisi economica è talmente grave da aver fatto richiedere interventi rapidi e incisivi al governo italiano da parte delle maggiori istituzioni monetarie europee, anche il turismo ne ha risentito (tutti i dati per paragonare il calo dei flussi vacanzieri del 2011 sul 2010 sono stati resi noti da Agriturist: www.agriturist.it). A farne le spese è stata soprattutto la ristorazione (e il relativo comparto agroalimentare avrebbe perso quest’estate 30 milioni di euro), perché il turista quest’anno, e la conferma viene da dati Nielsen pubblicati anche da www.gdoweek.it, se ancora si è concesso un periodo di vacanze, avrebbe consumato i pasti soprattutto a casa (l’indagine di mercato segnala infatti in crescita solo la spesa nei supermercati delle località turistiche). Di fronte agli scenari preoccupanti determinati dal calo dell’occupazione in generale (e dalla leggerezza delle buste paga di chi ancora lavora) questa potrebbe sembrare una questione marginale. Ma la scomparsa della ristorazione media, che è un dato di fatto per esempio a Milano, a favore di localini ultrachic da un lato e di fast food dall’altro (possibile che in pieno centro, piazza Duomo e Galleria, sopravvivano due di questi esercizi stile anni Ottanta alla faccia del Salotto dei milanesi?), non è un sintomo di come non ci sia più spazio per chi desideri ancora mangiare bene a prezzi umani (e per chi voglia mettere su un’impresa nel settore senza strafare)?