giovedì 26 novembre 2020

"Maiali tranquilli"

Della serie "buone notizie", come quelle del Corriere della Sera, apprendiamo dal Golosario del Club Papillon, che riprende quanto pubblicato da Il Giornale, che l'azienda agricola cremonese della famiglia Bettella dagli anni Cinquanta alleva soltanto maiali tranquilli. Bravi, vi facciamo qui pubblicità perché il consumatore, nelle salumerie dove vi trova, vi scelga.

mercoledì 25 novembre 2020

Una Pac (Politica agricola comune) in/sos/tenibile

Lo so, vi ho portato fuori strada con i miei post sulle ricette con la coppa o con la mortadella. Ma se gli animali vivessero e morissero sereni, da parte nostra non ci sarebbe nulla di male a mangiarli. Sono buoni e sono fonte di proteine, essenziali per lo sviluppo armonico dell'organismo finché non sfocia in un colesterolo troppo alto. Ma il fatto è che anch'io combatto contro un sistema per fare solo profitto di allevamenti intensivi e con antibiotici per far sviluppare presto gli animali che fa male alla terra, agli animali e agli uomini. Per questo mi chiedo, insieme a CIWF, che fine hanno fatto i principi del New Green Deal e della strategia Farm to Fork? Nel quasi totale silenzio della stampa, solo pochi giorni fa il Parlamento UE ha votato la PAC (Politica Agricola Comune), che andrà nuovamente a finanziare gli allevamenti intensivi, notoriamente crudeli per gli animali, inSOStenibili per l'ambiente e dannosi per la salute umana. Il Covid 19 è un segnale evidente dell'urgenza di invertire la rotta e rivedere radicalmente il nostro rapporto con gli animali e la natura. Eppure le istituzioni europee hanno ceduto di nuovo alle pressioni della grande industria, sostenendo un modello produttivo per larga parte responsabile di questo disastro globale. CIWF, Compassion in Word Farm, insieme ad altre ONG nazionali e internazionali, ha già scritto una lettera alla Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen per chiedere che questa decisione  venga immediatamente respinta. Altre azioni verranno poi intraprese per responsabilizzare autorità e opinione pubblica.

martedì 24 novembre 2020

Guerre: metterci uno stop con il cibo

Con il cibo si scansano le guerre. Già negli anni Novanta un acuto osservatore della storia come M.T. Claire, aveva preconizzato la fine delle guerre mondiali e il sorgere di interminabili micro conflitti regionali, in un libro preveggentemente intitolato “Guerre senza fine”. Oggi ci siamo in pieno. A parte la guerra dei dazi doganali, che ha ridisegnato il ciclo del commercio delle merci e delle derrate alimentari, la scarsità delle risorse idriche in alcune regioni del mondo ha fatto sì che popoli ed etnie di una stessa terra si combattano tra di loro per avere accesso all’acqua, senza la quale nessuna pianta può crescere. Ma sarà proprio il cibo a salvarci.  Lo dice oggi, una quarantina di anni dopo, Angelo Riccaboni, presidente di Prima (Partnership on Research and Innovation in the Mediterranean Area) che parla della fondazione euro-med per la ricerca alimentare. E spiega: La temperatura del Mediterraneo sale il 20% più velocemente che altrove. L’agrifood accusa elevate emissioni. Va diffusa la Dieta Mediterranea. E le risorse idriche vanno gestite per evitare conflitti.”

venerdì 20 novembre 2020

Batteri e virus

In biologia, come (non) me l’hanno spiegata a scuola, la citogenetica è la scienza che collega lo studio della struttura visibile del cromosoma con la genetica. Il cromosoma è il corpo filamentoso del nucleo della cellula, che si può osservare al momento della divisione della cellula. I cromosomi portano i geni e con essi l’ereditarietà studiata da Mendel.

Agli inizi degli anni ’60 Barbara McClintock, nei suoi studi solitari sul mais (altri biologi li fanno sui moscerini della frutta e sulla Drosophila), non compresa e isolata, “insistette per anni che il gene era un puro frutto dell’immaginazione dei genetisti, che l’unità genetica era il cromosoma e che i caratteri genetici erano i riflessi dell’ordinamento in serie del cromosoma.”

Inoltre studiò i fenomeni della trasduzione (batteriofago che trasporta pezzi di materiale genetico da un cromosoma batterico ad un altro) e della traslocazione ( trasferimento di un segmento di cromosoma ad un altro, di solito non omologo).

Insignita poi del premio Nobel, agli inizi non fu capita e dovette lottare in un ambiente ostile. Ma le scoperte scientifiche fanno parte di una visione e la sua era l’interesse per la funzione e l’organizzazione. Le conseguenze dello sviluppo della trasposizione non hanno un ciclo nei batteri. Negli organismi superiori, sì.  

Questa complessità dell’organizzazione genetica da lei messa in luce, la trasposizione, non trovò agli inizi nessuno spazio. Ma successivamente la trasposizione divenne parte   integrante della teoria genetica e nel 1983 la McClintock ricevette il Premio Nobel.

Ogni scoperta scientifica inizia da una visione, che lo scienziato ha prima di vederne i risultati. Una visione mentale che parte dal conscio e dall’inconscio e che guida i passi successivi della scoperta. Open the mind and look.

Ora il batterio, su cui studiò Barbara McClintock, non è un virus. Il batterio è un microrganismo che si può trovare anche nel corpo umano, segnatamente nei suoi organi di comunicazione con l’esterno senza provocare danni, anzi la sua presenza è utile per alcune funzioni metaboliche e per le difese immunitarie. Questi insiemi di batteri sono chiamati commensali e il loro insieme è chiamato microbiota.

Altri tipi di batteri sono invece patogeni e possono danneggiare tessuti e organi. Ma le infezioni batteriche possono essere curate con gli antibiotici, esclusivamente prescritti dai medici.

Il virus, e precisamente questo virus pandemico con cui abbiamo a che fare oggi, è invece  un veleno, dal latino virus, appunto veleno, ed è un parassita obbligato che si trova in tutte le forme di vita, ma la sua origine (anche se in molti sospettano che sia di origine animale, causata cioè dagli allevamenti intensivi) non è chiara. Difatti abbiamo la pandemia e nessuno, ad oggi, sa come combatterla (per una sua descrizione  esaustiva, vedi wikipedia, consci però che questa fonte non va presa al posto dei consigli medici, che peraltro non ci sono ancora). Importante sarà la scoperta del vaccino e molti ci stanno già lavorando (Pfizer, Astrazeneca, Moderna, SputnikV, Biontech).

  

venerdì 13 novembre 2020

Chico Mendes Altromercato, il regalo sostenibile

Se dovessi scegliere una parola per questi tempi tormentati che stiamo vivendo, la parola sarebbe: scelta. Perché sono le scelte che qualificano la nostra vita e quella di chi ci è vicino, ma anche più lontano. Viviamo ormai in un mondo globalizzato, consumando il più possibile perché è questo che ci chiede il capitalismo, senza sapere più fare le scelte giuste, quelle che i filosofi di ogni tempo hanno chiamato etiche. Per questo il prossimo Natale, se ci sarà ancora un Natale in compagnia, sceglierò un regalo fair trade e invito anche i miei lettori a farlo. Altromercato propone 15 confezioni regalo già pronte, con prodotti da tutto il mondo, e massima personalizzazione delle stesse. Con la possibilità di creare confezioni con i prodotti di Calabria Solidale e con l’olio EVO (extravergine di oliva) BIO IGP (Indicazione geografica protetta) toscano Antico Frantoio del Parco. E con la possibilità di aggiungere uno o più prodotti della cooperativa Chico Mendes.


 Questi prodotti rispettano il lavoro di chi li produce, tutelano l’ambiente e la biodiversità, promuovono lo sviluppo locale, uniscono qualità e solidarietà, si presentano in confezioni regalo eleganti. Panettoni, torroni, praline, cioccolati, tè, caffè, infusi, biscotti, riso, cous cous, conserve e snack dolci e salati. Una proposta arricchita dai prodotti dall’economia sociale italiana che assicura qualità, eticità e trasparenza lungo tutta la filiera: cooperazione sociale, agricoltura biologica, filiera corta, produzioni libere dalle mafie e made in carcere, a marchio Libera Terra, Calabria Solidale, Solidale italiano. Prodotti classici natalizi: vini, spumanti Franciacorta bio, panettoni artigianali, torroni e torroncini, dolci tipici del nostro territorio. Senza trascurare un' ampia proposta di prodotti biologici, vegan e per intolleranze alimentari.

giovedì 12 novembre 2020

Come cambia la pausa pranzo

 Le limitazioni che hanno stravolto il rito della pausa pranzo al bar, ristorante o tavola calda, per 1 italiano su 2 in ufficio torna la gavetta, ovvero il pasto portato da casa. E’ quanto emerge da un sondaggio condotto da Coldiretti su come sono cambiati i comportamenti negli uffici con la risalita dei contagi. Mentre tra le mura di casa, chi ci è rimasto chiuso dentro con i bambini, fatica a farli mangiare bene, limitando merendine, bevande gasate e tentando, spesso invano, di far loro preferire la verdura e la frutta.    

Stappiamo da casa!

Pensando già al Natale ma come trovarsi tra i vigneti a fare foliage watching e a versare nel calice tutte le sfumature di rosso. I grandi produttori di vino, come quelli toscani, non si arrendono al Covid e propongono per Natale grandi vini da gustare a casa o da regalare agli amici. 


Non solo boschi e faggete a novembre cambiano colore virando dal giallo ocra fino ad infiammarsi di una luce rosso-aranciata, diversamente dal foliage dei boschi quello dei vigneti è orizzontale e per molti versi ancora più d'effetto. Una visione puramente cromatica della natura, un'esplosione di emozioni. Un paesaggio in rosso, dai vigneti al bicchiere, quello che si vive attraverso le Tenute Carpineto tra la Val di Chiana, la Val d'Orcia, il Chianti Classico fino alla Maremma, vigneti dove la Toscana sembra narrarsi tra i filari e riassumersi in un calice.

La visione di un vigneto le cui foglie in questa stagione virano al rosso, anzi tante gamme di rosso, si riflette magicamente nei colori dei vini. Una sorta di paesaggio nel paesaggio, sintesi perfetta tra geografia e calice. Quando si dice il genius loci.

Gran parte della produzione Carpineto è data da vini delle più prestigiose DOCG della Toscana. Riserve di grande struttura ed estratto, vini estremamente longevi. Al palato la struttura è setosa, vini armoniosi, profondi. Una sensazione tattile di rotondità e morbidezza. Carezzevole e avvolgente come velluto. Questo dicono i sommelier, a voi la prova.

 

  

Orti botanici e giardini storici

Coltiva il tuo giardino e arriveranno le farfalle. Come aveva già scritto Voltaire nel Settecento nel suo Candide, il protagonista ingenuo, Candido, appunto, dopo una serie di terribili peripezie (quelle che si potevano immaginare ai tempi), alla fine decide di dedicarsi al verde. E il tema sarà ripreso in un film della Pantera Rosa, quando dopo avere combattuto invano contro un campione di karate, la Pantera Rosa si richiuderà in un orto botanico. Così nella nostra epoca postmoderna, dopo gli alveari sui tetti delle città, nasce, come scrive Avvenire, una sinergia tra la Rete degli Orti Botanici e la Rete dei Giardini Storici. Le due realtà per la prima volta lavoreranno insieme per valorizzare il patrimonio naturalistico lombardo. Il progetto prevede che, oltre alla gestione del verde, le due associazioni organizzino percorsi di aggiornamento tecnico e formazione sulla botanica per gli operatori e iniziative rivolte al grande pubblico.

martedì 10 novembre 2020

Ricette con gli asparagi

Asparago, una varietà di verdure dalle molteplici qualità organolettiche, quella diuretica principalmente. Ma solo il 40% delle famiglie italiane lo acquistano, con un consumo medio annuo di 2,3 kg. La produzione è molto concentrata sulla varietà verde la cui modifica del disciplinare di produzione riguarda l’aggiornamento della varietà e aspetti legati al confezionamento e alla presentazione del prodotto. Quello bianco è più pregiato e forse anche per questo meno presente sulle tavole degli italiani. Due le ricette classiche per gustarli al meglio. Intinti nel rosso d’uovo delle uova al tegamino oppure conditi con formaggio grattugiato e burro fuso e magari una spolverata di tartufo, visto che siamo in stagione. Ma si possono anche condire con maionese oppure olio di oliva extravergine. Altri modi sono cuocerli non troppo e arrotolarli nella pancetta ripassandoli in padella. Oppure utilizzarne solo le punte per un risotto, per il quale procedere con olio e cipolla, imbiondita la quale versare il riso (tanti pugni quanti i commensali più uno per la pentola) e sfumare con vino bianco. Aggiungere il brodo e a cottura quasi ultimata le punte di asparago. Terminare la cottura con formaggio grattugiato e burro.

venerdì 6 novembre 2020

Sogliola alla mugnaia

Esiste una semplice trucchetto per cucinare bene la sogliola alla mugnaia. Ed è lavarla, asciugarla e immergerla per qualche minuto nel latte. Asciugarla quindi un'altra volta, infarinarla, togliere la farina in eccesso e passarla nel burro, 2 minuti per lato. Salare e servire calda.

giovedì 5 novembre 2020

La lotta contro il gas serra si sposta a lotta contro la pandemia e per assicurare il cibo per tutti

Il legame tra cibo e cambiamento climatico è tornato, con il Covid, prepotentemente nell’agenda di chi si occupa di riscaldamento globale che, se non fermato con azioni drastiche, porterà un miliardo di persone a rimanere senza acqua e due miliardi a soffrire la fame, se non a morire per la pandemia, e la produzione di mais, riso e grano crollerebbe del 2% ogni 10 anni. Già ora, per via dello sfruttamento intensivo delle monoculture, prevalentemente votate alla produzione di mangime per animali, scompaiono interi campi di grano per la nutriente pasta, fatta eccezione per gli intolleranti al glutine. Il consumo settimanale di prodotti non sostenibili comporta una produzione di gas serra pari a 37 kgCO2eq, mentre con una dieta sana siamo a 14 kg CO2eq. Uno studio condotto da Slow Food con Indaco2 dell’Università di Siena ha analizzato l’impatto di singoli alimenti, dalle mele al latte, dalla carne al formaggio. Prendendo ad esempio le uova, si calcola che il risparmio realizzato da un allevamento all’aperto che rispetta ambiente e animali, rispetto a uno industriale, corrisponde al risparmio delle emissioni di un auto che percorre 30.200 km. “La produzione di cibo, - dicono a Slow Food, il cui slogan è cibo buono pulito e giusto - è responsabile di un quinto dei gas serra, mentre la produzione di mangimi occupa il 40% della produzione agricola mondiale. Da sempre sosteniamo e condividiamo i tre pilastri della Fao per il progetto #FameZero: contrastare lo spreco di cibo che ogni anno raggiunge 1,3 milioni di tonnellate nel mondo; favorire un approccio integrato in agricoltura: l’agroecologia che si basa sul rispetto delle biodiversità e sull’interazione tra colture, allevamento e suolo. Terzo elemento, alla base dell’attività di Slow Food: seguire una dieta sana e sostenibile.” Proprio a questo proposito Slow Food ha condotto una ricerca con Indaco2 (spin off dell’Università di Siena) analizzando l’impatto di una dieta sana e sostenibile con una che non lo è. Il risultato è che quest’ultima genera quasi il triplo dei gas serra.  “Un anno di buone abitudini – conclude Carlin Petrini, portavoce di Slow Food – ci farebbe risparmiare CO2 pari alle emissioni di un auto che percorre 3.300 km”. Chi nel Sud del Mondo, vive allevando capre, pecore e cammelli, è stato colpito, causa il cambiamento climatico, da siccità e inondazioni e trovare l’acqua per gli animali è la più grande sfida che deve affrontare. Soprattutto adesso che spostarsi con la pandemia, originatasi proprio in quei luoghi, è più difficile che mai. Ma se nel Terzo Mondo c’è chi fatica a vivere decentemente, chi ha fatto fortuna negli Usa emigrando dall’Italia ai primi del secolo, come Lidia Bastianich, la cuoca adesso di fama internazionale, oggi pensa a come preparare cibo per i bambini meno fortunati. “Ho studiato e ho visto che gli ingredienti esistono – ha detto -. Preparerò una minestra per tutti loro.”

martedì 3 novembre 2020

Baccalà mantecato

Questa è una ricetta utile per l'antipasto della cena di Natale e Capodanno. Vi occorrerà un baccalà che non è il merluzzo (fatevelo spiegare dal pescivendolo di fiducia) da mettere a bagno per tre giorni. Cuocetelo poi nel latte e a cottura ultimata toglietevi tutte le spine (questa è la parte più difficile). Infine sminuzzatelo nel mixer con una dose di burro. Il risultato dovrà essere una crema morbida da spalmare sui crostini. 

Omelettes alla ricotta

Questa è una ricetta semplice molto gradita ai bambini, ma anche ai più grandi. Lavorate in una terrina due tuorli d'uova con lo zucchero. Incorporatevi 150 g di farina e mezzo bicchiere di latte fino ad ottenere una crema liscia. Montate gli albumi a neve e aggiungeteli all'impasto. Lavorate bene e poi cuocete in una padella bassa con una piccola noce di burro tante frittatine, due minuti per lato ognuna, quante ne verranno. A parte lavorate la ricotta con lo zucchero e aggiungetevi l'uva passa rinvenuta. Riempite le frittatine del composto di ricotta e chiudetele su se stesse. Spolverate di zucchero e servite calde.