Esce un nuovo libro sulla storia della grande distribuzione. Nel
quale si disquisisce tra l’altro del listing fee, il balzello chiesto ai
produttori per essere meglio esposti. Lo hanno scritto Fabio Ciconte e Stefano
Liberti ed è intitolato Il grande carrello.
Ma ha un antesignano importante come Falce
e carrello scritto da Caprotti, il patron di Esselunga, che lo vide opporsi strenuamente a quello che a lui pareva lo
strapotere delle Coop.
"diario sul cibo per chi non crede che il cibo sia cultura ma nutrimento e garantirlo a tutti sarebbe già un bel passo avanti...esistono 'il pane e le rose'…assicuriamo il pane a tutti perché tutti possano avere anche le rose…"
venerdì 29 marzo 2019
giovedì 28 marzo 2019
I vini di Pasqua
Con chiunque pensiate di
trascorrere la Pasqua e qualunque menù scegliate, della tradizione o sperimentale, l’importante è abbinarlo con i vini giusti. Perciò vi consigliamo
i vini della Valpolicella che sono potenti ed eleganti, dotati di grande
tipicità e carattere, come l’Amarone. I Doc classici superiori, sono da
preferire quelli dell’annata 2015, con una struttura ricca ed equilibrata,
formata da un blend di Corvina, Corvinone, Rondinella e da una piccola
percentuale di Oseleta. Di colore rosso rubino intenso, limpido e trasparente,
al palato rivela un’acidità viva che denota un buon potenziale di
invecchiamento. Al naso regala note di ribes, amarena, ciliegia, prugna e note
minerali eteree e di vaniglia. Per il cioccolato delle uova l’abbinamento
prefetto è con il Recioto della Valpolicella Docg classico, sempre annata 2015.
Tra i vini più storici d’Italia e della Valpolicella in particolare, il Recioto
è un vino dolce, annoverato tra i migliori passiti italiani che viene prodotto
come l’Amarone, di cui è il progenitore, da grappoli sottoposti ad un periodo
di appassimento. Dal colore rosso rubino intenso con riflessi granati, rivela
al naso note di frutta dolce come lampone, mora selvatica e mirtillo. Al gusto
è elegante, robusto ed equilibrato. La tradizione lo vuole abbinato a formaggi
forti, foie gras, dolci secchi, fragole o frutti di bosco, ma intrigante e
sorprendente è la fusione con le note aromatiche del cioccolato. La Fabriseria
Valpolicella Doc Classico Superiore, prezzo 25 euro; Capitel Fontana, Recioto
della Valpolicella Docg Classico, prezzo 35 euro. Entrambi dell'azienda Tedeschi.
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mercoledì 27 marzo 2019
E' boom per il gelato
E’ una stima in crescita: il mercato mondiale del gelato artigianale
vale ormai 15 mld di euro. In Europa, dove si contano 60mila gelaterie, le sue vendite hanno raggiunto i 9 mld, con un incremento medio annuo
del 4%. Gli addetti sono in
totale 300mila, di cui 150mila in Italia, dove il gelato genera un fatturato che ha ormai raggiunto i 4 mld di euro. E un boom
di vendite nell’ultimo mese, con il caldo record, pari al + 25%, secondo Coldiretti.
In Italia, unica al mondo, il suo consumo è per 1/3 industriale e 2/3
artigianale. 39mila i retailer (10mila gelaterie pure e 29mila bar e
pasticcerie con gelato). Al Sigep di Rimini (il maggiore Salone di gelateria,
panificazione pasticceria e caffè che quest’anno ha compiuto 40 anni) sono
cresciuti i visitatori tra cui quelli provenienti da 185 Paesi esteri (+2%) che
hanno potuto visionare 1.250 espositori in mostra su 129mila mq di superficie
della Fiera.
Il nostro Paese è leader mondiale nel settore degli ingredienti e dei semilavorati
(solo questi fatturano 600 mln di euro), con 45 imprese che generano un fatturato complessivo
di 1,4 mld di euro. Ed è leader mondiale anche nel settore della
produzione delle macchine e delle vetrine per le gelaterie.
Infine, da un’analisi di
Coldiretti su dati Eurostat (2017), le gelaterie acquistano 220mila tons di
latte, 64 mila tons di zuccheri, 21 mila tons di frutta fresca e 29 mila tons
di altre materie prime, spesso riguardanti piccole eccellenze agricole italiane
come il pistacchio di Bronte, la nocciola piemontese, la mandorla siciliana o i
limoni di Sorrento
Anche l'Italia coltiva ostriche
Ostriche
made in Italy. Dalla Sardegna a La Spezia, fino a Goro nel Ferrarese se ne
producono 200 tons. Non tanto però da impensierire la Francia con le sue 120mila
tons (ma in Normandia le raccolgono i polacchi, un lavoro pesante che i
francesi non vogliono fare più). Le nostre ostriche costano meno di telline e
cannolicchi e l’Italia ne è il secondo consumatore europeo. La miticoltura da
noi è basata principalmente su cozze e vongole veraci, ma le ostriche puntano
principalmente sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Secondo un sondaggio
Federcooopesca-Confcooperative, l’85% degli italiani pensa, a ragione, che
l’ostrica sia principalmente di importazione. Ma solamente il seme del mollusco
viene importato dalla Francia dove qualche tempo fa un herpes ne fece strage.
Quanto ai prezzi si va dai 3 ai 7 euro al chilo fino a punte più elevate per
l’eccellenza. L’Iva pesa per il 22% e gli ostricoltori chiedono che sia
abbassata al 5% come per le telline.
Il Museo del tartufo
La
Regione Piemonte ha stanziato tre milioni di euro per realizzare il Museo del
tartufo. Sorgerà tra Langhe e Roero. E sarà realizzato dalla squadra
dell’architetto Stella ASAArchitects di Ferrara. Non sarà un corpo unico, ma
avrà due sedi. Quella più istituzionale ad Alba, e a Montà la multimediale
dedicata alla ricerca. Sarà pronto tra due anni. Lo Studio li descrive come un
racconto unito ad un’ esperienza per far conoscere il più pregiato dei funghi.
Star alimentare mondiale è strettamente legato ad una terra, il territorio
della bassa piemontese. Nei due musei sarà quindi esaminato e divulgato ogni
aspetto del tuber magnatum pico in una narrazione che mette insieme aspetti
scientifici, storici, culinari e commerciali, con uno sguardo anche a
suggestioni letterarie e artistiche ad esso legate. Pare, per esempio, che per
il musicista Gioacchino Rossini fosse fonte di ispirazione al solo profumo. Lo
studio di progettazione si è aggiudicato il concorso che il Comune di Alba – in
collaborazione con il comune di Montà d’Alba, la Fondazione per l’architettura
Torino e il Centro Nazionale studi Tartufo – ha bandito lo scorso maggio.
Polpette o nasello?
Ne parlano oggi i giornali, il ritorno in grande stile della polpetta, fritta, al sugo o ripiena. Ma aggiungerei, anche dei filetti di nasello surgelati. Una pubblicità in televisione ne decanta la salubrità: un cibo sano, senza aromatizzanti né coloranti e adatto, come le polpette, anche ai più piccoli.
venerdì 22 marzo 2019
Cambiamento climatico e risorse idriche che scarseggiano
Oggi
è la giornata dell’acqua. Il cui consumo andrebbe limitato per evitare effetti
nefasti sul pianeta. Come il clima secco di quest’inverno e le gelate
dell’incipiente primavera al Sud che hanno penalizzato la raccolta delle
primizie, quali gli asparagi che sono venuti su poco sopra la terra, offrendo
un prodotto scarsamente appetibile. L’Italia è famosa per l’asparago verde di
Altedo (Bo) che è una Dop e di quello bianco veneto. E ci sarà anche poca
frutta estiva come albicocche e pesche per le quali la scarsa offerta e i
prezzi mediamente più elevati del periodo potrebbero portare a preferire
prodotti di importazione. Il surriscaldamento globale, con le conseguenze sul
meteo, ha effetti nefasti non solo per l’aria che respiriamo ma anche
sull’agricoltura. Per esempio, le aringhe sono in fuga dal sud del Baltico
mentre a Colonia (Germania) si coltivano ulivi e i vigneti arrivano anche
all’estremo nord, a Postdam. Per quanto riguarda l’Italia, in Piemonte, questa
è stata un’annata scarsa per grano e orzo, e un calo di nocciole e castagne,
mentre è stata ottima per vino e mele.
giovedì 21 marzo 2019
Dove va la ristorazione?
20 mld di euro di prodotti
acquistati dalla ristorazione per un giro d’affari di 237 mld. Per i pasti in
totale in Italia spendono fuori casa 85 mld e 152 in casa. Tra coloro che
mangiano fuori casa dalle 3 alle 5 volte alla settimana c’è una fetta del 26,1%
e il dato tende ad aumentare. La città dove è più evidente il fenomeno,
soprattutto per i cuochi “importanti”, è
Milano dove è garantito un flusso di clientela per almeno 10 mesi all’anno, altrove non è così. Ma su 4.700 nuove aperture di esercizi dediti alla
ristorazione, ci sono altrettante chiusure;
e il dato più allarmante è che il 70% chiude nel giro di 5 anni. Questi
i dati snocciolati dal Club Papillon. Dunque si tratta di una bolla della
ristorazione. Ossia di una sua saturazione e perdita di profitti con un’offerta
a basso prezzo e di scarsa qualità. Questo il dato su cui riflettere.
martedì 19 marzo 2019
Mangeremo carne di plastica?
Entro
un paio di anni arriverà sulle tavole italiane la carne sintetica. Un capitale
di 22 mln di dollari. Ecco quanto messo sul piatto da un cospicuo numero di
investitori statunitensi, da Bill Gates di Microsoft al fondatore della Virgin Richard
Branson- per la clean meat, la carne prodotta
in laboratorio. Il progetto è della start up californiana Memphis Meat. Ma il
97% degli italiani, anche vegani e vegetariani, è contrario. Tra l’altro non è
nemmeno detto che produrre la carne sintetica comporti meno impiego di acqua e
meno inquinamento di quella degli animali.
venerdì 8 marzo 2019
8 marzo: vita e opere di una scienziata incompresa
Oggi 8 marzo giornata della
donna, vorrei rendere un omaggio alla biologa Barbara McClintock di cui Evelyn
Fox Keller ha scritto una biografia, pubblicata da La Salamandra nel 1987, raccontandene
la vita solitaria e l’ opera illuminante sulla citogenetica, la scienza che
collega lo studio della struttura visibile del cromosoma con la genetica. Il
cromosoma è il corpo filamentoso del nucleo della cellula, che si può osservare
al momento della divisione della cellula. I cromosomi portano i geni e con essi
l’ereditarietà studiata da Mendel.
Ma la McClintock, nei suoi
studi solitari sul mais (altri biologi li fanno sui moscerini della frutta e sulla
Drosophila), non compresa e isolata,
“insistette per anni che il gene era un puro frutto dell’immaginazione dei
genetisti, che l’unità genetica era il cromosoma e che i caratteri genetici
erano i riflessi dell’ordinamento in serie del cromosoma.”
Studiò i fenomeni della
trasduzione (batteriofago che trasporta pezzi di materiale genetico da un
cromosoma batterico ad un altro) e della traslocazione (trasferimento di un
segmento di cromosoma ad un altro, di solito non omologo). Insignita nel 1983
del premio Nobel, agli inizi non fu capita e dovette lottare in un ambiente
ostile. Inoltre studiò il fenomeno della trasduzione (batteriofago che
trasporta pezzi di materiale genetico da un cromosoma batterico ad un altro).
La sua carica rivoluzionaria
che si esplica nella complessità dell’organizzazione genetica come per la
trasposizione da lei messa in luce studiando il mais, non trovò spazio
nell’elegante semplicità della biologia molecolare, dominante nella prima metà
del Novecento. Ma le scoperte scientifiche partono da una visione (lo diceva anche
Einstein) e la sua era l’interesse per la funzione e l’organizzazione. Le
conseguenze dello sviluppo della trasposizione non hanno un ciclo nei batteri.
Negli organismi superiori, sì.
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