venerdì 8 marzo 2019

8 marzo: vita e opere di una scienziata incompresa


Oggi 8 marzo giornata della donna, vorrei rendere un omaggio alla biologa Barbara McClintock di cui Evelyn Fox Keller ha scritto una biografia, pubblicata da La Salamandra nel 1987, raccontandene la vita solitaria e l’ opera illuminante sulla citogenetica, la scienza che collega lo studio della struttura visibile del cromosoma con la genetica. Il cromosoma è il corpo filamentoso del nucleo della cellula, che si può osservare al momento della divisione della cellula. I cromosomi portano i geni e con essi l’ereditarietà studiata da Mendel.

Ma la McClintock, nei suoi studi solitari sul mais (altri biologi li fanno sui moscerini della frutta e sulla Drosophila), non compresa e isolata, “insistette per anni che il gene era un puro frutto dell’immaginazione dei genetisti, che l’unità genetica era il cromosoma e che i caratteri genetici erano i riflessi dell’ordinamento in serie del cromosoma.”

Studiò i fenomeni della trasduzione (batteriofago che trasporta pezzi di materiale genetico da un cromosoma batterico ad un altro) e della traslocazione (trasferimento di un segmento di cromosoma ad un altro, di solito non omologo). Insignita nel 1983 del premio Nobel, agli inizi non fu capita e dovette lottare in un ambiente ostile. Inoltre studiò il fenomeno della trasduzione (batteriofago che trasporta pezzi di materiale genetico da un cromosoma batterico ad un altro).

La sua carica rivoluzionaria che si esplica nella complessità dell’organizzazione genetica come per la trasposizione da lei messa in luce studiando il mais, non trovò spazio nell’elegante semplicità della biologia molecolare, dominante nella prima metà del Novecento. Ma le scoperte scientifiche partono da una visione (lo diceva anche Einstein) e la sua era l’interesse per la funzione e l’organizzazione. Le conseguenze dello sviluppo della trasposizione non hanno un ciclo nei batteri. Negli organismi superiori, sì.  


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