mercoledì 29 aprile 2015

Expo: quanto ci costa e quanto ci perdiamo

Ventidue i ristoranti di Eataly, 57 quelli di Cir Food, più bar e snack bar per ognuno dei 62 padiglioni. Cento ristoranti a Milano già attrezzati con menu speciali per accogliere i visitatori. Fino alle 23 ci sarà la possibilità di mangiare dentro i padiglioni e a Milano. Quanto ne resterà per visitare l'Italia, come era nelle intenzioni degli organizzatori e dei tour operator? Mettiamoci poi che con gli annunci che i lavori non sono ancora finiti, ai giornalisti è vietato entrare, quante prenotazioni si stanno perdendo e quanto afflusso si concentrerà nel mese di settembre? Almeno 250mila visitatori al giorno dicono i ben informati. Insomma di costruire i padiglioni si poteva fare già dal 2008, come da disposizioni de Bie (Bureau International des Exposition) ma poi non se ne è più parlato per anni. Come al solito in Italia e adesso c'è chi dice che i lavori ci stanno costando 53 mln in più, 93 in tutto. Con questi prerequisiti difficilmente penso che spenderò 32 euro (tanto costa il biglietto aperto) per una visita.

martedì 28 aprile 2015

Ricette "Chic" per Expo


Il gruppo Chic (www.charmingitalianchef.com), oltre 100 professionisti della cucina contemporanea in Italia ed all'estero, è presente a Expo 2015. All'interno dell’area espositiva firmerà i menu nel ristorante Aromatica che nasce dalla collaborazione con il concessionario ufficiale di Expo, Cir Food.  All’esterno dell’area espositiva, ogni domenica sera, da maggio ad ottobre, il ristorante Unico Milano (www.unicorestaurant.it) in viale Achille Papa 30 con l’executive chef Felice Lo Basso, ospiterà venti colleghi stellati, provenienti da tutta la penisola e dall'estero, per 20 cene a quattro mani. Noi abbiamo in anteprima tre ricette di Lo Basso che pubblichiamo una al giorno, fino all’apertura di Expo, -3.

 


Risotto al peperone rosso, acciughe e burro di arachidi

Ingredienti per 4 persone

300 g riso carnaroli

400 ml centrifugato di peperoni rossi

1 scalogno

brodo vegetale qb

200 g arachidi

140 g burro salato

10 acciughe sotto sale

6 0 g parmigiano

40 ml vino bianco

15 g lemon grass

Preparazione. Procedere come per un comune risotto, quindi tostare il riso con lo scalogno tritato e il burro salato, bagnare con il vino bianco, lasciare evaporare e continuare la cottura con il brodo e il succo di peperoni. Al momento della cottura del riso togliere dal fuoco, condire con burro d'arachidi, parmigiano e acciughe tritate. Mantecare e servire con pezzetti di acciuga intero, crumble di pane nero e un arachide intero come decorazione. Al momento di servire cospargere di lemon grass.


 

sabato 25 aprile 2015

Non di solo pane, il Papa all'inaugurazione di Expo

Proprio oggi, nel giorno del 70° anniversario della Liberazione, l'annuncio di Papa Bergoglio di partecipare il 1 maggio, tra l'altro Festa dei Lavoratori, all'inaugurazione di Expo 2015 tramite un videomessaggio. Il padiglione del Vaticano, è pur sempre uno Stato, si intitola "Non di solo pane", insomma un po' come la mia testatina del blog che è tratta da un film di Ken Loach, l'inglese regista anarco -comunista degli anni Ottanta: "Il pane e le rose". E un po' come diceva anche quel materialista di Karl Marx che se uno non ha la pancia piena gli è difficile anche pensare. Insomma finalmente tutti d'accordo, anche se le opere di Expo a 5 giorni dall'inaugurazione non sono ultimate, si è passati dallo slogan "Nutrire il pianeta", che sa tanto di vecchio ambientalismo, al più sano e logico "Il pianeta che ci nutre". E che ci potrebbe nutrire meglio se le aree agricole fossero bonificate, se tante campagne non fossero state sottratte all'agricoltura dalla cementificazione selvaggia, se ogni paesaggio conservasse le proprie peculiarità e attrattive, paesaggistiche, storiche e agroalimentari. Anche senza andare tanto lontano. Perché i piccoli produttori del Sud del mondo hanno problemi ben più vasti che non partecipare a Expo, che a darci uno sguardo da lontano sembra un grande parco dei divertimenti, e se è per i bambini, ben venga. Per esempio perché nel tanto parlare che si fa di biodiversità e commercio equo e solidale, non sento quasi mai accennare al land grabbing, l'acquisto delle terre in Africa da parte di Paesi emergenti come la Cina che hanno tante bocche da sfamare e poca terra perché quasi tutta superinquinata? Pare logico, piuttosto che comprare cibo dai piccoli paesi produttori, accaparrarsi le loro terre?

venerdì 24 aprile 2015

La cucina (Ikea?) è la stanza più bella della casa


Ikea, 1.554 mln di fatturato, 21 pdv, è pronta per Expo 2015. 200 proposte food,anche bio, nuove cucine “ecologiche” e supertecnolgiche di domani, laboratori di show cooking interattivi e bistrot con le veggie polpettine, novità assoluta. Ecco cosa vedere, fare e assaggiare, nel suo primo temporary shop a Milano.



 
Ikea, 1.554 mln di fatturato nel 2014 (-0,2% nei negozi comparabili; +1,8% nei pdv non comparabili), 21 punti di vendita, 47,2 mln di visitatori; 6.244 co-worker internazionali, di cui il 54% donne, tra retail, property (che segue costruzione e ristrutturazione di nuovi negozi),trading e distribution; 6.390.077 soci Ikea Family e quasi 75 mln di visite al sito web (www.ikea.it), dal 12 aprile  al Fuori Salone del Mobile, che si è chiuso il 19, e  fino al 30 settembre parallelamente a Expo, ha aperto il suo primo temporary shop in Italia. Tutto in versione green, per l’ecobiobenessere della casa, della cucina e dell’ambiente, cui dedica l’efficienza delle risorse energetiche (94% dell’energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili e 92% dei rifiuti riciclati).

 

Ci sono anche molte novità nel food, 200 prodotti da acquistare, con i quali Ikea ha a poco a poco diffuso un nuovo gusto tra gli italiani, rimanendo sempre al passo con i tempi: nel 2004 fu la prima ad inserire prodotti biologici nel suo menu. Adesso tocca alle polpettine vegetariane, dal primo aprile nei ristoranti dei suoi 21 negozi in Italia, ma anche nel mondo. Visto che è una delle realtà più internazionali del retail, impegnata tra l’altro a donare fondi a onlus come Save the Children, Unhcr e Medici Senza Frontiere.





Le cucine sono da sempre il mobile più apprezzato e più venduto di Ikea e sono le protagoniste dello shop.  Oltre a farsele disegnare e montare dagli addetti, si può farlo da soli. A partire dal progetto e scegliendo ogni componente. Da mobile “povero” per chi voleva risparmiare e, se non proprio montare (per fare le cose bene c’è bisogno di un idraulico e di un elettricista),  trasportare i vari pezzi con il proprio mezzo, oggi una cucina Ikea è frutto di un design avanzato, realizzato dai migliori progettisti, anche italiani, visto che l’Italia è la patria del design.

Così la cucina Metod, una delle tre presentate, insieme a fiori, piante, vasellame, lampade, elettrodomestici, sedie, divani, pentole, complementi d’arredo e 200 referenze per il food, è stata reinterpretata da Paola Navone, Studio Irvine & Thomas Sandell e Matali Crasset.



 
Mentre la piccola ed essenziale Hacka, riassume la filosofia positiva della riqualificazione dei processi industriali introducendo cicli di vita dei prodotti che non producano rifiuti, impiegando materiali e componenti riciclabili, gestendo il riuso e il risparmio delle fonti energetiche.

Se poi volete sapere cosa ci riserva il futuro, Ikea ha già progettato e messo in mostra la cucina del 2025, creata da Ideo e le università di Eindovhen e Lund, ipertecnologica e iperconnessa, con la lavapiatti più piccola del mondo e un tavolo molto grande. Sovrastato da una lampada - computer che fotografa ortaggi e altri cibi disposti sul tavolo fornendo dall’alto, per ognuno, i loro possibili impieghi, insieme o da soli. Basta spostarli sul tavolo, ed oplà, ecco la ricetta.

 

Passando alla materia prima di cui è costituito parte dell’arredo (l’altra è il legno), le capsule Sinnerling rappresentano un nuovo modo di trattare il sughero, ecologico e biodegradabile, per mobili di design dal sicuro effetto, che saranno in vendita dal prossimo agosto.

 

Nel laboratorio allestito al piano inferiore, gli interactive show cooking, in un grande spazio cucina dove lavoreranno i cuochi  ripresi e proiettati su un grande schermo ad un lato della tavola allestita per più di 20 partecipanti,saranno centrati sulle diverse culture del cibo in casa e sulle nuove tendenze della ristorazione elaborate in Nord Europa nell’ultimo decennio. Insomma, sì, Ikea è pronta per Expo.

 

E la sua curiosità non ha limiti. Anche nel cibo vegano (l’ 1,7% degli italiani è vegetariano e secondo Coldiretti un visitatore di Expo spenderà in media 675 euro, di cui più della metà per agroalimentare e cene).  Nel bistrot al piano superiore si possono assaggiare le veggie polpettine, una novità assoluta, ripiene di verdure tra cui spicca il sapore agrodolce dei peperoni, senza appesantire il gusto. Poi ci sono le polpettine di carne normali con sugo di mirtilli, il must di Ikea, pizza, patate e acque minerali aromatizzate alla frutta. Più i dolci dal tipico sapore nordico come la cheesecake alla ricotta.

 

 Peccato infine non esserci potuti sedere nel giardino antistante lo shop, allestito dentro una ex fabbrica, perché tutti i tavolini erano occupati. Si sarebbe potuti stare al fresco, in una giornata inondata di sole e piena di gente, circondati da grandi piante e alberi da frutto. Ikea spera che lo facciano molte persone in visita a Milano per Expo in una delle sue zone più belle (Via Vigevano è dietro i Navigli con i suoi mercatini di antiquariato e di fiori ogni domenica).


 


#IKEAtemporary

10 aprile – 30 settembre 2015

DOVE:

Via Vigevano 18 –MM2 Porta Genova

QUANDO:

Orari 10 – 19 aprile: lun –gio dalle 10 alle 22; ven – dom dalle 10 alle 24

15 aprile chiusura anticipata alle 14

20 aprile – 30 settembre: lun – gio dalle 12 alle 22; ven – dom dalle 12 alle 24  

  


mercoledì 22 aprile 2015

Il Fuori Salone di Expo 2015

Ci siamo fatti spiegare da Giampietro Comolli, esperto di spumanti, il progetto del fuori salone per Expo. Si chiama UnPOperEXPO il “fuori salone” organizzato da Giampietro Comolli, direttore OSVE, e Aikal, un’associazione no profit di italiani all’estero, per portare i visitatori lungo le sponde del fiume Po. Dai vini agli ortaggi alla frutta, dai salumi ai formaggi, dalle erbe alle paste ripiene, questi i prodotti delle nostre imprese agricole da imparare a distinguere dall’ italian sounding.




I sondaggi di Expo, secondo Comolli, dicono che almeno il 20-25% dei 20 mln di ospiti e turisti attesi sarà interessato a girare il BelPaese fuori Expo, con ogni mezzo. Il 37% si sposterà in treno da/per aeroporti verso mete diverse. A maggio, oltre 50 percorsi turistici di UnPOxEXPO gli accompagneranno nelle Cantine Aperte del Movimento Turismo Vino.

“Abbiamo ricevuto la disponibilità della FISAR – Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori - associazione presente in modo capillare lungo tutte le province del Po – dice Comolli – a invitare sul territorio produttivo i visitatori.” Curiosità ed esperienza sono i motori della ricerca. Attratti dalla food valley perché patria di eccellenze alimentari e vini di pregio.”

UnPOxEXPO2015 è un progetto che si spera resista anche dopo Expo, come destinazione e meta per rilanciare il turismo in Italia, scivolato in pochi anni dal quinto al sedicesimo posto nel mondo. “ I 71 percorsi tematico – culturali – conclude Comolli - raccontano 2000 anni di storia, 96 prodotti certificati Dop - Igp e 950 ricette di piatti regionali”.  Sempre che gli albergatori, a parte qualche relais cinque stelle, diventino più internazionali, offrano il wi fi e altri servizi amati dai turisti dei paesi nordici e dagli americani.  E che le sagre non debbano più "combattere" contro i ristoranti, diventando, come dice Comolli, rassegne. Per continuare a offrire opportunità di crescita, bonifica dei terreni, sviluppo della navigabilità fluviale a agricoltura “pulita”.
 
 

lunedì 20 aprile 2015

Previste quote per il Ttip

Leggo su Italia Oggi: "In caso di accordo commerciale con gli Usa, l'Ue non liberalizzerà totalmente gli scambi in settori come le carni (manzo e pollame in particolare), il riso o le colture ad alto contenuto di amidi (mais e patate) ma pensa all'introduzione di quote. Lo ha detto il 31 marzo il membro della dg Agri (Commissione Ue) Clarke."
Questo per la completezza dell'informazione (vedi post sotto).    

Stop Ttip, il libero scambio doganale con gli Usa

Si diffonde in Europa e in Italia la campagna "Stop Ttip", il trattato di libero scambio doganale tra Usa, Canada ed Europa, condotto da oltre un anno nella massima segretezza. Attivi anche i Gas (Gruppi di acquisto milanese) che hanno fatto dei loro acquisti nella campagna circostante per gruppi di famiglie il punto di forza della sostenibilità agricola e ambientale in una grande città. Con il Ttip cadrebbero molto garanzie oggi offerte dalla Commissione europea che pone vincoli sugli ogm, sui pesticidi chimici, sugli ormoni nella carne e altre sostanze inquinanti. Oltre alla paura dell'influenza avicola e quella suina che proviene dal lontano est dovremo anche mangiare pollo al cloro?
Dal mese prossimo, racconta Il Fatto Quotidiano, "si moltiplicheranno gli incontri informativi organizzati dai gruppi d’acquisto nelle varie zone di Milano, dove evidentemente gli orti sul tetto li possono fare solo i ricchi, egli altri devono andare nel circondario, per arrivare a un’assemblea pubblica cittadina sul Ttip e a una mobilitazione massiccia, destinata a coinvolgere anche i piccoli produttori e a crescere man mano che ci si avvicina all’Expo non solo sotto forma di protesta, ma anche di proposta: in questo quadro si inserisce il tentativo di creare su Milano un polo logistico e distributivo solidale, da mettere al servizio di produttori, gruppi d’acquisto, mercati contadini e mense popolari. Un progetto che ha l’obiettivo ambizioso di dimostrare concretamente che un’economia diversa, basata sulle relazioni e sulla solidarietà non solo è possibile, ma sta anche in piedi." Perché all'avvicinarsi di Expo, mancano solo 10 giorni, pochi ne parlano? E Renzi, che è andato da Obama, cosa dice?
 E ancora, perché i fautori della biodiversità e del cibo "sano, pulito e giusto", che si fanno belli in questi giorni della loro conclusione dei lavori sul sito di Expo non dicono che la manifestazione è stata finanziata anche da Coca Cola che per l'occasione presenterà una nuova bottiglia e McDonalds?

La torta di cioccolato del Dottor Mozzi


Per chi vuol mantenersi in forma, e non appesantirsi, mi hanno indicato un libro che non conoscevo, che contiene le ricette di tale Dottor Mozzi. Ho trovato molto buona, perché l’ho fatta io stessa e ho assaggiato anche quella fatta da una mia amica, la torta al cioccolato che ha la particolarità di non richiedere farina, per cui meno carboidrati, ma io non sono così fanatica. Cmq, lo ripeto, è buona e facile da preparare. E risolve i preparativi di una festa per bambini. Anche se adesso non so se le feste si fanno più a casa o dal McDonald’s.
E anche se beninteso io non credo alla medicina alternativa, quella a base di erbe officinali, sponsorizzate da questo medico, e che non hanno ricevuto il benestare dal Ministero della Salute. Ma qui si tratta di un dolce, quindi, niente paura :-)

Ingredienti:

 50 g cacao amaro

600 g ricotta magra

4 uova

150 g zucchero

 

Montare i tuorli con lo zucchero fino a renderli spumosi, aggiungere il cacao e la ricotta precedentemente schiacciata e amalgamare bene il tutto. Montare a neve ben ferma gli albumi e incorporarli nell’impasto già fatto. Versare il composto in una teglia del diametro di 24 cm rivestiti con carta da forno e cuocere in forno già caldo a 170 gradi per 40-45 minuti.

sabato 4 aprile 2015

Vino: fattore tempo e immagine di un'etichetta

Fattore tempo, anche di maturazione, di un vino. Quanto incide su strategie di branding e immagine di una bottiglia?







Giacomo Bersanetti di Sga, corporate&packaging design, risponde alle nostre domande. E buona scelta dell'etichetta giusta per questa feste.

Quale la relazione tra tempo e progetto?

  1. "Fra i casi più comuni di relazione stretta fra tempo e progetto vi sono le edizioni dedicate ad anniversari aziendali; se si tratta di un metodo classico, soprattutto se è caratterizzato dall'utilizzo di una bottiglia speciale, occorre completare il progetto diversi anni prima del suo lancio. Accade spesso, per vini di particolare pregio, che il progetto rimanga in stand by perché il vino non ha raggiunto la massima espressione qualitativa. Ma vi sono frequenti esempi di tipo opposto, si tratta di progetti per i quali occorre concentrare il progetto e la sua realizzazione in tempi brevi, per non perdere una fase favorevole come la stagione estiva o l'intensità di vendite del periodo natalizio."


Secondo La Stampa del 31 marzo, nel quadro di una ripresa dei consumi, anche il vino vede una crescita nelle vendite al dettaglio (+1,9%) dopo anni di calo. Anche questo si deve alle nuove strategie di branding e di immagine?
  1. Direi proprio di si; ciò è confermato anche dal fatto che continua a crescere il consumo dei vini confezionati e con un'identità ben riconoscibile, mentre diminuisce quello per lo sfuso e ritengo che questo progresso sia anche legato alla maggiore maturità e capacità valutativa dell'acquirente.

 

Quanto e come incide il packaging nella scelta di un vino rispetto ai criteri classici del gusto, della territorialità, del prezzo? 

  1. Non saprei quantificare in termini numerici l'incidenza del packaging nella scelta di un vino; di certo agisce in modo più efficace sugli acquirenti meno preparati, ma ritengo che il packaging sia significativo anche nei confronti del consumatore esperto che, di solito, rivolge la sua attenzione a informazioni di carattere razionale ma che, conoscendo il vino, sa valutare con maggiore cognizione la corrispondenza fra l'abito e il contenuto.

II boom del vino nei supermercati cui sono dedicati sempre più scaffali e più referenze su quale piano si pone rispetto a chi il vino lo sceglie ancora nelle enoteche?

  1. Ritengo sia un risultato molto positivo. Circa due terzi delle persone che acquistano vino o alcolici al supermercato hanno necessità di informarsi e dedicano molto tempo per documentarsi prima dell'acquisto ed anche questo è un aspetto positivo. In enoteca l'esperienza è molto diversa: hai la possibilità di trovare un assortimento molto più variegato, puoi scoprire prodotti di nicchia, hai il supporto di un esperto che ti può assistere nella scelta, ed altro ancora.
 
E infine, se il vino lo propone il sommelier al ristorante, che ruolo ha il packaging?
 

  1. Sappiamo che al ristorante, la scelta non avviene sulla base dell'immagine dei vini, ma sulla conoscenza diretta o su consiglio; a volte si sceglie 'per sentito dire' o per il prezzo. Altre volte si sceglie perchè una vestizione particolarmente impattante ci ha colpito da una vetrina o una mensola, mentre siamo in attesa di ordinare.



  2. Il packaging, al ristorante, ha modo di esprimersi in pieno quando la bottiglia raggiunge il tavolo e spesso diventa oggetto di attenzione dei commensali. L'efficacia dei contenuti simbolici/emozionali, la chiarezza delle informazioni, le caratteristiche sensibili delle superfici e delle nobilitazioni, hanno l'occasione di esprimersi e di dialogare con le persone presenti che già, da tutti questi segnali, attendono un'esperienza che il vino confermerà, gratificandoli.
 
 
 


  1. Quanto incide in percentuale il costo di un progetto in tempi brevi e lunghi sul costo finale della bottiglia?

    Se consideriamo il breve periodo, per esempio il bilancio dell'esercizio nel corso del quale avviene l'intervento progettuale, posso dire che l'incidenza è bassissima. Naturalmente occorre considerare il numero di bottiglie su cui il costo viene distribuito; se invece consideriamo il lungo periodo l'incidenza è nulla.

    Al contrario, il progetto di restyling risulta molto efficace sulle vendite; due anni fa, per fare solo uno fra i molti esempi, una nota distilleria leader in gdo,  soffriva, come tutto il comparto, un calo di vendite superiore al 30% su base annua; con l'introduzione del nostro nuovo restyling, in sei mesi il recupero è stato del 37%, consentendo non solo di azzerare il gap precedente, ma di migliorare la performance. 

     

    I casi sono davvero numerosissimi e diversissimi fra loro; in generale un intervento di restyling ben curato e mirato, produce sempre effetti molto positivi sul piano delle vendite, a fronte di un investimento contenuto.