Erano
gli anni Novanta e l’attivista per la pace Amayrta Sen si batteva per il
diritto di autodeterminazione dei popoli a procurarsi il proprio cibo. Intanto
saliva alla Casa Bianca un coppia di giovani neri che presero molto sul serio i
modelli alimentari imperanti, tipo la supremazia della Coca Cola, della Nutella
e di altri cibi e succhi contenenti più zucchero che altro. Erano gli Obama e
ottennero di far crescere degli orti nei propri giardini e in quelli di quanta
più gente se lo potesse permettere. Oltre a combattere contro l’obesità
infantile e il diabete di tipo 2 causa di tante malattie nei giovani. Ma
intanto cresceva il fenomeno del land grabbing, l’accaparramento di terre dei
Paesi più sfortunati da parte di quelli più ricchi, per coltivarci del cibo in
conto proprio. Cina imperialista in testa e Africa sfortunata sfruttata in
questo modo. Adesso come i proprietari dei software dei computer che infestano
le macchine di virus per poter vendere i propri antivirus, le multinazionali
delle sementi, Monsanto e Bayern (tedesca) in testa, vendono i loro micidiali
pesticidi, ogm inclusi, salvo poi fare affari anche con erbe più resistenti che dei loro pesticidi non hanno
bisogno. E così si chiude il cerchio, anzi un girone infernale, in cui i Paesi
e i cittadini più poveri si devono alimentare sempre peggio a rischio di
contrarre gravi malattie. Nell’affare sono coinvolte anche l’americana Syngenta
e la sempre più potente cinese ChemChina. La Commissione UE, che aveva già
aperto un’indagine sulla fusione tra l’americana Dow Chemical e Du Pont adesso mette erbicidi e
sementi sotto la lente per i rischi di monopolio globale, scrive Italia Oggi.
Il rischio sarebbe quello di concentrare in un solo player mondiale sia le erbe
attive infestanti in competizione tra loro (glufosinato ammonio e glufosato)
sia le caratteristiche genetiche di resistenza a questi principi attivi. Come
si diceva, virus e antivirus in una sola mano. Un altro rischio da scongiurare
secondo Bruxelles che ha messo sotto indagine l’operazione è che oltre a semi e
agrochimica si realizzi un monopolio dei dati sui raccolti.
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