In tema di memoria del
Novecento, il secolo breve come qualcuno lo ha chiamato, è consigliabile
leggere un libro di uno storico che riflette sulla sua peggiore delle tragedie,
il nazifascismo. Tony Judt, “L’età dell’oblio. Sulle rimozioni del ‘900” è un autore
inglese. Dal sito che lo recensisce leggiamo: “In un flusso narrativo
ininterrotto Judt fa il punto su quanto accaduto in Europa dal 1945 ad oggi: con
troppa sicurezza e poca riflessione ci siamo lasciati alle spalle il Ventesimo
secolo e ci siamo affrettati a liberarci dal suo bagaglio economico, intellettuale e istituzionale. Non
abbiamo fatto in tempo a lasciarcelo alle spalle, che i suoi dissidi e suoi
dogmi, i suoi ideali e le sue paure stanno già scivolando nelle tenebre
dell’oblio. Non solo non siamo riusciti a imparare granché dal passato ma ci
siamo convinti – nelle previsioni politiche, nelle strategie internazionali,
persino nelle priorità educative – che il passato non ha nulla di interessante
da insegnarci. Sulla base del principio che quello era allora e questo è
adesso, tutto quanto avevamo imparato dal passato non andava ripetuto. Il
nostro – insistiamo – è un mondo nuovo; i rischi e le opportunità che ci offre
non hanno precedenti.” Già, e come la mettiamo con l’America First di Trump e
il nucleare della Corea del Nord? Se
vogliamo comprendere il mondo nel quale viviamo dobbiamo conoscere quello dal
quale siamo appena usciti. “Il passato recente potrebbe accompagnarci ancora
per qualche anno. Questo libro è un tentativo per renderlo più comprensibile.”
Dall’Olocausto alla spinosa questione del “male” nella comprensione del passato
europeo, dall’ascesa e declino dello Stato a quello degli intellettuali del
Novecento, Tony Judt stila un compendio delle cieche illusioni dei nostri anni.
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