lunedì 17 dicembre 2018

Spumanti: un Natale con il botto


In quest’ultimo decennio di crisi, la destagionalizzazione dei consumi di vini effervescenti che si era tentata prima, lascia il passo ad una concentrazione delle vendite nel periodo festivo di fine anno con 90-92 mln di bottiglie, poco più del 50% di quanto consumato durante l’anno. Bene anche la produzione al valore e le etichette “nuove” di Sud e Isole.
L’Osve, Osservatorio dei vini effervescenti diretto da Giampietro Comolli traccia il trend dei consumi degli spumanti per le prossime festività natalizie 2018-2019. Il ritorno alla concentrazione dei consumi per tipo di evento contro la destagionalizzazione che aveva caratterizzato gli anni passati pre crisi è un segnale di tendenza da sottolineare. Come il fatto che il consumatore è più avvertito: il turismo enogastronomico ed enologico che è cresciuto molto in questi ultimi anni, porta i visitatori in cantina facendo loro sapere quanto costa effettivamente una bottiglia di spumante o di vino. Quindi occhio ai ricarichi durante la filiera, dal produttore, al distributore, al dettaglio (specializzato, horeca, Gdo e Gda), osserva Comolli. Che però non è per niente pessimista circa i consumi dei 30 giorni di feste di fine anno, tanto è il periodo in cui si stappano le bottiglie. Poco più di 3 mln al giorno con punte di 10-12 e 28-30 nei giorni canonici Con 90-92 mln di totale, poco più del 50% di quanto consumato durante l’anno cui aggiungere 3,5 mln di bottiglie straniere di cui 3,1 di solo champagne. Che significa un valore alla produzione nazionale di 370 mln di euro all’origine in cantina che la consumo è un giro d’affari record di 860 mln di euro: un grande business per la filiera produttiva e commerciale.
Rispetto all’anno scorso i volumi crescono del +4,9% (erano 86 mln di bottiglie); il valore all’origine cresce meno per circa il 3% (erano 356 mln di euro); il giro d’affari al consumo o fatturato cresce del 6,3% (erano 805 mln di euro). Forse un eccesso di ricarico, una speculazione? “Lo spread – ironicamente ma con dati certi alla mano, osserva Giampietro Comolli presidente di Osve Ceves - non incide sulle spese durante questo fine inizio d’anno in tutti i settori e comparti, dalla ristorazione alla vacanza, soprattutto per le bollicine”. Cresce il consumo in strada, off-premise. E si registra un forte incremento delle scelte di etichette di territorio: cibo-bollicine di territorio è il must del 2028-2019 grazie soprattutto a due fattori: la ricerca di “prossimità” dei consumi volendo brindare con vini nuovi e locali  e la novità di etichette regionali e provinciali di piccole aziende, soprattutto nel centro-sud Italia: i  leader tengono le posizioni anche nella Penisola, ma crescono le etichette locali. Ormai, è questo un dato su cui riflettere le bollicine non sono solo un consumo occasionale. Franciacorta, leader indiscusso del metodo tradizionale nazionale, è stabile a conferma di una scelta fedele e un target consolidato. Un discreto exploit riguarda il Trentodoc che cresce ed esce da un consumo interregionale e cresce di prezzo all’origine e al consumo: circa una media del 5-6% in più per tutta la gamma. Molto bene i millesimati, i pas dosé e anche i biologici che risultano i più inseriti tra i regali.
Le feste 2018-2019 saranno ricordate anche per l’exploit delle bollicine metodo tradizionale regionali, quelle autoctone, quelle legate alla vicinanza fra luogo di produzione e luogo di consumo,  da valersi per Alta Langa, Alto Adige, Durello, benissimo i millesimati brut e bolle di vitigni locali, compreso il Lambrusco, i Nebbioli e quelli del sud Italia. Oggi ci sono 160-180 etichette di bollicine, metodo tradizionale e metodo italiano di ottima qualità prodotte nelle regioni del centro-sud, tradizionalmente legati a vini rossi anche importanti e a bianchi fermi e corposi.
La diversificazione parte dai menù natalizi creati solo con bollicine a tutto pasto. “Anche in Italia sta finalmente avvenendo quello che in Francia e in Inghilterra esiste da due secoli, dice Comolli” . Per Ovse è un grande segnale di arricchimento e diversificazione qualitativa e anche gustativa per il consumatore. Questo dimostra che il mercato italiano è ancora ricettivo, pronto a crescere in volumi, purché con bolle di qualità, speciali, diverse nei gusti e sapori, altamente legate al territorio. Resta l’incognita degli spumanti dolci metodo italiano, tipo Asti e Bracchetto d’Acqui, scesi negli anni ora stabili, ma senza grandi prospettive. Molto interessanti i dati di appeal, interesse, acquisti, curiosità e consumi (la così detta visione mercantile) per le 150-180 etichette di bollicine che sono disponibili quest’anno da Firenze fino alle isole,  prodotte nelle regioni del centro-sud Italia. Una eccezionalità tutta italiana: poche bottiglie per azienda e con una sola massimo due etichette (da 3.500 a 12.000 bottiglie la media) ma fortemente agguerrite e presenti.

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