lunedì 14 novembre 2022

Lo zar di tutte le Russie e il predominio nell’economia mondiale della Cina

Caso non è nemmeno la guerra che lo zarista Putin ha sferrato contro un suo ex Paese satellite, l’Ucraina, per annettervi le parti più importanti, quelle con le centrali atomiche, secondo la sua mentalità ormai fuori controllo. Pensavamo di aver visto tutto con la Polonia, la Repubblica Ceca, la Repubblica Slovacca, la Slovenia, la Moldova, la Romania, la Bulgaria, la Cecenia e la Georgia, l’Iran e l’Iraq, il Cairo, la Siria. Ma non è così. L’ordine mondiale, con la globalizzazione, comprende oggi anche la Cina. E il Brasile, anzi i Paesi del Brics, Brasile, India, Cina e Sudamerica sono loro a dettare legge sulle mode, sui gusti gastronomici, sull’arredamento, su ogni particolare aspetto che investe la nostra vita quotidiana. Così siamo passati dallo slogan degli anni Settanta, la Cina è vicina, al suo vero dettar legge in Occidente. Cosa è che ci siamo persi nel frattempo? Secondo me un sacco di cose non proprio secondarie, come l’avvento dei fast food (con il suo rilascio incontrollato di metano dei bovini da carne nell’aria), il crollo tra Russia e Cina di un sacco di staterelli stranieri, che una volta erano il regno dello scià Rezha Palevi, il sovrappopolamento dell’India, il non esserci curati troppo della sopravvivenza del Myanmar, dove regnava una donna, e così via. Le spese le fanno soprattutto le donne. In Oriente e anche qui da noi. E pazienza se il gas, che adesso costa troppo, ce lo dà l’Algeria, saltando Libia, Tunisia e Marocco dove sbarcano i migranti, gli ultimi della terra per condizioni di vita e di lavoro. Non c’era qualcuno che aveva detto “Suonala ancora Sam”? O anche “Indovina chi viene a cena?”. Adesso al numero 1 di Downing Street siede a cena un multimiliardario della ex colonia britannica India.

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