mercoledì 16 novembre 2022

Le elezioni in Italia e gli ecobonus

Le ultime elezioni in Italia ce lo hanno insegnato. I democratici vincono solo alla condizione di disfarsi in tanti piccoli partiti. Altrimenti si ribeccano Berlusconi. E in questo caso non parliamo più di caso. La Meloni non è un incidente della storia, ma una fascista che si nutre del sostegno di Salvini e Berlusconi. Altrimenti nemmeno lei ce l'avrebbe fatta. Altro argomento che dovrebbe sollecitare la curiosità di questi tempi difficili, è la parola sostenibilità. Adesso che non abbiamo più né elettricità, né gas, né derrate alimentari a buon mercato, tutti si affannano a parlare di sostenibilità sociale di impresa. Sostenibilità nei confronti degli stakeholder (gli azionisti che puntano soprattutto agli utili), degli shareholder (le imprese con finalità sociali) e solo infine dei consumatori. Peccato che questi ultimi non abbiano più il becco di un quattrino e debbano fare la spesa dove costa meno. Ossia rivolgersi ai discount. Oppure alle superofferte delle grandi superfici di vendita al dettaglio. E poi i soldi che noi comuni cittadini devolviamo in beneficenza si sa dove vanno a finire?La sostenibilità che dovrebbe guidare le scelte azionarie di un’ azienda a che cosa dunque si riduce? Facciamo un esempio. Gli eco bonus. Che sarebbero un modo, da parte dello Stato, di finanziare la transizione ecologica secondo il Piano nazionale di resistenza e resilienza (Pnnr). Che, per l’agricoltura, si assomma ai piani della Pac, Politica agricola comunitaria. Ora questi si sono tradotti nelle contestatissime pale eoliche: energia sfruttando il vento, ma deturpando il paesaggio; oppure nei pannelli solari, energia che nel nostro Paese abbiamo in abbondanza, soprattutto al Sud. La loro installazione è stata però subordinata al rifacimento delle facciate degli edifici. Operazione “venduta” a costo zero per i condomìni e le villette, con il credito di imposta del 110% del superecobonus, ma che ricade comunque sulla fiscalità generale. Perché se è vero che abbellire le case le rende energeticamente più attraenti e le fanno salire di grado nella scala della propria “vendibilità”, è anche vero che se la casa “tira”, l’intera economia si riprende, e questo non può avvenire senza oneri generali. Che poi sono gli oneri fiscali. Cioè le tasse. E a pagare è sempre Pantalone.

Nessun commento:

Posta un commento