Se consumassimo per il 90%
della nostra dieta quotidiana legumi come ceci, fagioli, lenticchie (tra poco
più di un mese è Natale), ricchi di proteine, e cereali (come mais, avena,
sorgo), ricchi di carboidrati, abbandonando per 6 giorni alla settimana la
carne e sostituendola anche con del buon formaggio di malga e semi oleosi
(arachidi, noci, nocciole), ne gioverebbe la nostra salute, mettendosi al
riparo dalla obesità e dal colesterolo “cattivo”, ma non solo. Si salverebbero
interi ecosistemi e biodiversità. E forse non dovremmo più assistere a
catastrofi come quelli dell’alluvione di questi giorni nel bellunese. Perché
capre, pecore e vacche lasciate libere di pascolare sulle montagne sono un
ottimo deterrente a questo tipo di eventi e danno un latte, e quindi un
formaggio, migliori, contribuendo a tenere “puliti” i nostri boschi. La pianura
padana è una delle zone più a rischio idrogeologico perché iper antropizzata e più inquinata. E l’inquinamento
non deriva solo dagli scarichi delle automobili e dal riscaldamento delle
caldaie domestiche. Ma anche e soprattutto dai liquami degli allevamenti suini
e dalle emissioni gassose delle mucche. In più, la produzione di una sola bistecca
impiega moltissima acqua. Il cambiamento climatico che ne deriva è uno degli
allarmi più sentiti. Anche e soprattutto dai Millennials e dalla generazione Z,
che esigono prodotti puliti, responsabili della salute dell’uomo e dell’ambiente,
e certificati. Come confermato anche da una ricerca Nielsen che ho già
ricordato su queste pagine.
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