"diario sul cibo per chi non crede che il cibo sia cultura ma nutrimento e garantirlo a tutti sarebbe già un bel passo avanti...esistono 'il pane e le rose'…assicuriamo il pane a tutti perché tutti possano avere anche le rose…"
mercoledì 18 giugno 2025
Le guerre del grano
Circumnavigare l’Africa causa la chiusura dello Stretto di Hormuz per via delle due guerre in corso è una pesante ipoteca sulla struttura dell’ economia. Per stare solo in casa nostra graverà sui costi agricoli ed energetici delle piccole imprese di cui siamo intessuti.
Quanto costeranno i dazi voluti da Trump sulla nostra agricoltura? Parecchio, se si considera che gli Stati Uniti hanno già stretto alleanza con la Cina in funzione anti Russia. Quest’ultima è ben più grande dell’ormai timida Europa Occidentale. E potrebbe intervenire contro di lei nelle due guerre che dominano lo scacchiere internazionale. Turchia e Israele e quella contro l’Ucraina. Tornando all’agricoltura, per il biologico le nostre terre eccellono a livello mondiale, seconde solo forse alla Francia (e non per niente Macron non è d ‘accordo con il nostro governo). L’ economia globale, con l’apertura di tutti i mercati che si affacciano sul mare, aveva aperto sbocchi importanti per le nostre esportazioni. Arrivando a raggiungere i cosiddetti Brics (Brasile, India, Cina, Sudamerica).
Ma con la chiusura dello Stretto di Hormuz si è costretti a circumnavigare l’Africa per uscire dal Mediterraneo. Con l’aumento dei costi di produzione e spedizione che i nostri piccoli imprenditori hanno fatto presto a calcolare.
Come e dove venderemo ora i nostri surplus di ottimo cibo come i formaggi, i salumi, il vino e l’olio? Tra l’altro etichettati con le diciture che li fanno provenire da areali certificati? Dove finiranno tutte le carte che una burocrazia come quella dell’ Unione Europea ci ha costretto a firmare per avere le produzioni conformi ai disciplinari di ciascun elemento della nostra già complicata filiera agricola?
Pare che Trump e Meloni si siano accordati sul 10%, che non è più il 45% paventato da Musk, dei dazi su acciaio a automotive. Certo è già molto. Ma già prima delle guerre il carrello della spesa era aumentato del +2,6%.
Un’enormità per le famiglie taglieggiate dall’aumento delle tasse (gli scaglioni Irpef sono tre e non quattro come prima ed è facile capire come questo sia l’esatto contrario del taglio del cuneo fiscale). E gravate dall’aumento del costo dell’energia nelle bollette di gas e luce. Per un Paese come l’ Italia che vive del lavoro di piccoli imprenditori e artigiani tutto ciò è devastante. E lo sarà ancor di più con l’andamento delle guerre in corso.
venerdì 13 giugno 2025
Confagricoltura lancia l'allarme
Confagricoltura lancia l’allarme: con la pandemia è stata messa a rischio l’intera filiera agroalimentare. Il rincaro delle materie prime, la peste suina e il possibile ripristino dei dazi sul riso mettono una pesante ipoteca sul settore. Il blocco dell’export dei soli salumi pesa per circa 3 mld di euro al mese. Coltivare un ettaro di mais costa 487 euro in più del prepandemia. Calcolando tutte le voci, i ristori stanziati dal governo per gli agricoltori in crisi non sono sufficienti. Calcolando che i turisti stranieri, Covid permettendo, visitano l’Italia attratti soprattutto dal buon cibo e da buon vino, Cinesi in testa, il comparto andrebbe salvaguardato da una manovra ampia e complessiva che lo rilanci in tutte le sue particolarità, non solo la pizza già patrimonio dell’Umanità, o il caffè espresso anche per il quale si è chiesta in questi giorni la tutela Unesco e per l’intera cucina italiana il patrimonio dell’Umanità (che però devono ancora arrivare).
giovedì 12 giugno 2025
Stagione estiva, piatti pronti
Con il caldo, che è già scoppiato anche se non è ancora il solstizio di estate che cade il 21 giugno, un modo pratico e veloce per non mettersi ai fornelli è quello di riempire frigorifero e dispensa di piatti pronti. Ogni supermercato ha il suo scaffale dedicato a questi ultimi. E si possono gustare le insalatissime, le verdure grigliate con il riso nero, il riso integrale con cavolfiorie gamberetti, il riso nero con legumi. Queste sono proposte della Conad, ma ogni catena, come per esempio Esselunga, Lidl, Aldi, Iper, Eurospin hanno il loro assortimento. Non c'è che il piacere della scelta.
Peperone giallo, ricette
Chiudo la carrellata degli ortaggi di stagione in questo scorcio di primavera che prelude all'estate, con il peperone giallo. Il più pregiato, di cui vi ho già parlato da queste pagine, è quello di Carmagnola, coltivato nell'omonimo areale in provincia di Torino. Due le ricette che vi propongo. Per entrambe il peperone va lavato, asciugato, privato del torsolo superiore e delle parti bianche interne e messo in forno a 180° dentro un sacchetto di carta finché la sua pelle non raggrinzisce. A questo punto, va fatto raffreddare e gli si toglie la pelle. Tagliato a striscioline è pronto sia per una peperonata cotta con solo olio, aglio e sale (sprigionerà così tutta la sua dolcezza), oppure dopo averlo cotto così e avervi aggiunto una manciata di olive nere disossate per una pasta corta fredda. Più avanti, in estate, sarà la volta di fagioli borlotti e piselli.
martedì 10 giugno 2025
Ortaggi di stagione, peperoni verdi ripieni
I peperoni ripieni, preferibilmente quelli verdi, li preparo così. Li lavo, tolgo il torsolo superiore e anche le parti bianche interne che sono responsabili del peso sullo stomaco. Nella parte superiore dove resta un foro introduco il ripieno fatto di carne, mista ad uova, a pangrattato e formaggio grattugiato, sale e pepe. In un tegame poso i peperoni così preparati in piedi e cospargo di sugo di pomodoro. Cuocio a fuoco lento fino a che la pelle dei peperoni non si affloscia, il che significa che sono cotti.
Ortaggi estivi: melanzane alla parmigiana
Con la salsa di pomodoro della quale ho già dato la ricetta, in estate preparo anche le melanzane alla parmigiana. Come tutti voi certo saprete, le melanzane scure oblunghe, tolta la sommità verde e pungente, vanno tagliate a fette non troppo sottili per il lungo. E messe sotto sale per togliervi l'amaro. Una volta fatto ciò, si devono lavare ed asciugare. Poi procedo nel seguente modo. Le friggo velocemente in farina ed uova. Per poi adagiarle in una pirofila di vetro unta di burro, alternando uno strato di melanzane ad uno strato di salsa e ad uno di parmigiano reggiano. Finisco col parmigiano ed inforno a forno ventilato a 180° per un quarto d'ora stando ben attenta a non farle bruciare.
Errata corrige
Mi corre l'obbligo di correggere uno svarione (cioè un errore grave e non un semplice errore di battitura) di un post della scorsa settimana. Ho scritto infatti che giugno era una volta il mese in cui si arrivava a sapere quanto Pil (prodotto interno lordo) si era riusciti a raggiungere. Sbagliatissimo, questo non si può sapere in anticipo. Piuttosto fino a giugno si lavorava per il fisco, cioè per pagare le tasse. E solo i sei mesi dopo si poteva intascare il frutto del proprio lavoro. Ma i tempi cambiano, siamo giunti ai 25 anni dopo il Duemila. Quindi si affacciano ben altri problemi. Abbiamo la resistenza messa in atto da Greta Thunberg e i suoi seguaci per tenere alta l'attenzione sui problemi delle guerre di ultima generazione. Oppure gli interventi di esperti sulle conseguenze del cambiamento climatico. Allevamenti climalteranti non sono solo quelli dei polli. Anche maiali e vitelli, come ho più volte scritto su queste pagine, vi concorrono. Ma non tutte le persone, e ci mancherebbe, sono disposte ad abbracciare una dieta vegetariana o vegana. E la carne consente pur sempre il maggior apporto di proteine (che sono contenute anche nei legumi).
lunedì 9 giugno 2025
Salsa al pomodoro
Per sapere quali pomodori esistano in natura e in commercio basta fare una ricerca in rete. Qui diremo che il pomodoro proviene dalle Americhe e non è propriamente un ortaggio ma un frutto. In origine aveva un colore giallo acceso e per questo è stato chiamato pomo d'oro. Non so davvero se esista l'intelligenza artificiale o qualche tipo di spionaggio che colpisce anche (e direi soprattutto) i giornalisti. Fatto sta che andando a fare la spesa al supermercato, dopo aver scritto che vi trovavo solo i ciliegini, sono stata messa davanti ad un banco che ne aveva di tutti i tipi, da quelli rossi tondi più grandi ai nocerini dell'agro sarnese da me conosciuti con il nome di perini. Ed è di questi che vi voglio parlare. Sono oblunghi e di colore rosso intenso. Ne faccio d'estate una salsa che va bene con la pasta anche se è molto fresca e potrebbe assomigliare ad un gazpacho. Si procede nel seguente modo. Dopo aver lavato i pomodori (ne bastano mezzo chilo per quattro persone) si sbucciano due cipolle e si lavano e tagliano grossolanamente due sedani. In seguito vanno tagliati a pezzettoni i pomodori e le cipolle. Il tutto va posto in un tegame a freddo e condito con olio e sale. Si accende il fuoco e si fa cuocere. Una volta cotto il pomodoro si fa raffreddare; io lo passo nel passaverdure per fare in modo che le bucce del pomodoro ne restino fuori e si ottenga solo una passata. Ma se non avete più il passaverdure che capisco essere un arnese di cucina d'altri tempi, potete frullare nel più contemporaneo frullatore, anche se così vi resteranno dentro anche le bucce. Ed ecco una salsa (non è propriamente un sugo) fresca ed estiva che va bene per condire la pasta corta. Ma se li preferite anche gli spaghetti.
venerdì 6 giugno 2025
Pomodori, quali scegliere?
Che l'industria del pomodoro in scatola si sia evoluta con le private label, le marche del distributore, è un fatto. Ma esistono esempi celebri che resistono, come abbiamo già visto con La Doria. Piuttosto mi chiedevo già da tempo come mai in commercio ci fossero più che altro pomodori ciliegini. E non altre varietà come il costoluto o il cuore di bue, da insalata, oppure il nocerino dell'agro sarnese per i sughi. E in effetti ho dovuto capire che c'è carenza di questi prodotti. Mi riservo di approfondire la questione.
5permille a CIWF a difesa degli animali in gabbia
Ho già scritto molte volte di come CIWF, che chiede di donargli il 5permille nella dichiarazione dei redditi per portare avanti le sue battaglie, difenda la causa degli animali trasportati in gabbia. Ora se è vero che nel mondo esistono più di 350 specie di conigli che hanno le loro giuste gabbiette, è anche vero che ad agnellini e vitellini non ancora svezzati non si dovrebbe riservare la stessa sorte. Gli animali sono esseri senzienti e c'è una fascia di sofferenza che andrebbe evitata. Orwell in "1984" scriveva di un futuro distopico (la distopia è il contrario di utopia) in cui i suini la facevano da padroni. Oggi siamo noi che facciamo da padroni anche ai maialini. Sareste contenti di mangiare la stessa carne di chi ha subito un'inutile sofferenza? Ovviamente direste di no ma aggiungereste che allora non sapreste cosa mangiare. Ce n'è di che sfamare l'intero mondo. Con minestre, legumi, cereali, frutta e verdura. I legumi in particolare aiutano anche chi è anemico perché contengono proteine.
giovedì 5 giugno 2025
Un ecosistema sconvolto (e c'entrano Russi e Giapponesi)
Una volta con la fine di giugno, si contava quanto Pil (Prodotto interno lordo) ancora ci si poteva aspettare di produrre, per l'appunto, a livello nazionale. Adesso, con la globalizzazione, è già un vanto che il nostro stand, alla Fiera delle produzioni agricole, sia visitato da tanti Giapponesi. Cosa è successo nel frattempo? Un mezzo miliardo di cose di cui è molto difficile rendersi conto. Restiamo all'agricoltura. Non è un caso che le terre azotate siano anche le più vocate alle colture per il contenuto di un nutriente essenziale per le piante. Che favorisce la crescita vegetativa, lo sviluppo di fiori e frutti la resistenza alle malattie. Ma l'eccesso di azoto può anche provocare l'inquinamento delle acque, disturbi della crescita e danni all'ambiente con lo sconvolgimento dell'ecosistema. Ecco perché siamo ad un punto di svolta. Si è parlato tanto di resilienza, più recentemente di evoluzione. Ma adesso in realtà siamo allo stallo. Ognuno si tiene le sue convinzioni (e i suoi terreni). E non c'è più una chiara volontà di tutti gli operatori sulle varie aree di operare per il bene comune. Un bene che non conta nulla per la Russia e a questo punto nemmeno per il Giappone (che comunque ne avrebbe ben donde da ridire).
Genuinità dei cibi, chi controlla?
E’ necessario fare un po’ di chiarezza su quanto scritto nei giorni scorsi. Innanzitutto i Nas fanno controlli sulla genuinità dei cibi nei ristoranti. Comuni e Asl, Aziende sanitarie locali si occupano dei controlli sui campi. Ma le legislazione in merito è alquanto farraginosa e poco interpretabile sia dai diretti interessati, sia a maggior ragione da chi poi si nutre dei suddetti cibi, cioè i consumatori.
martedì 3 giugno 2025
Agroalimentare italiano copiato (come l'espresso macchiato)
A quanto risulta ad Agrisole, l'ispettorato repressione frodi marcia a gonfie vele. Con il recente varo del piano operativo ha fatto verifiche più incisive e meno discrezionali, effettuando 809 accertamenti per un totale di 325 operatori ed elevando 594 contestazioni. Come è noto il nostro agroalimentare, ricco di prodotti inimitabili, è il più copiato al mondo. Seguito dal mondo della moda. Ma parlare di quest'ultimo ci ci inoltra in una giungla di casi non troppo trasparenti, oltre alla vera e pura imitazione. Notissimi sono i casi del Parmesan e del Prosecco in lattina. Per non parlare di altri vari formaggi stagionati e non.
Gas serra: quando saranno ridotti?
Per ridurre i gas serra, così come richiesto dall'Europarlamento, serve uno sforzo in più. Ci si era dati come termine ultimo il 2030, ma anche questa data sembra dover slittare. C'entrano i crediti di carbonio per i quali servono altre risorse. Verrà in soccorso il Pnnr? Se siete interessati all'argomento, potete seguire, come faccio io, la newsletter Agrisole.
La Doria, sughi, raddoppia con Cles (pasta)
L'azienda di sughi e legumi pronti La Doria che opera nel segmento delle private label, con l'estensione alla pasta gruppo Cles raddoppia il fatturato e arriva ai 1.277 miliardi di euro con un aumento del 30,2%. La fonte di questa notizia è ancora una volta la newsletter Agrisole. Legumi e sughi, aggiungo io, sono forse il comparto a maggior presenza di marchi privati del distributore, le cosiddette private label. Che negli ultimi tempi hano eroso parecchio mercato ai marchi dei produttori. C'entra, oltre al posizionamento sullo scaffale, la diminuzione del potere d'acquisto dei consumatori, che con l'inflazione sono stati costretti a rivolgersi ai prezzi meno cari. Sarà "vera gloria?"
Mezzi agricoli: assicurarli o no?
Ma davvero agli agricoltori conviene assicurarsi? A giudicare dagli incidenti sul lavoro, che si sono moltiplicati con la manodopera di origine straniera, sembrerebbe proprio di sì. Eppure ancora in molti non ci pensano. E così per i campi, che in molti casi non sono così lontani dai centri abitati, girano macchine pericolose, a sé e a agli altri. Ricordiamo a tal proposito che l'Italia conta 8.000 comuni, in gran parte affacciati sul mare e per il resto coronati da montagne. Dove si sviluppa l'allevamento per la produzione di animali da macello e per la norcineria, gli insaccati. Dove si sviluppa la pesca che lo strascico ha completamente rovinata. E in più conta due grandi pianure, in Lombardia, che è la Regione più agricola d'Italia e il Tavoliere delle Puglie. E qui ortaggi, vino, formaggi e pasta a volontà. Dunque, per tornare al quesito di inizio, sì, converrebbe assicurarsi, ma intanto gli agricoltori sono costretti a pagare un prezzo del gasolio molto alto. Insomma i problemi dell'agricoltura andrebbero affrontati per risolverli per quello che sono. Nuovo ministero per l'agricoltura e la sovanità alimentare batti un colpo.
I dazi di Trump sono controproducenti?
Ma non ci avevano pensato Trump e Musk che i dazi che hanno imposto all'importazione di beni potevano avere un effetto controproducente? Pensiamo, come fa la newsletter del Sole24Ore, al mais di cui l'America è produttrice (la famosa corn belt, cintura dei cereali) che ora gli importatori di un commercio ormai globale comprano da Argentina e Brasile. Così si aggirano gli Usa dove aumentano gli stock invenduti di questo cereale. Che in realtà in Italia non è molto utilizzato, se non per i pop corn e qualche sparuta pannocchia che si mette con la carne alla brace e poi si addenta. Cosa che fanno con molta soddisfazione appunto gli americani. Ora lo potrano fare in casa ma quello che loro mancherà saranno gli sbocchi mondiali. Sui quali ogni Paese produttore di qualsivoglia specialità punta ormai da decenni.
mercoledì 7 maggio 2025
Commodity in picchiata
C'è chi già intravede, sul mercato delle commodity (i principali generi alimentari di largo e generale consumo), un rallentamento dell'inflazione. Dovuto a surplus, cioè a aumento dell'offerta, che secondo la famosa legge economica comporterebbe un declino della domanda. Con conseguente raffreddamento dei prezzi. A tutto vantaggio di un consumatore che dopo essere stato trattato come prosumer, cioè produttore e consumatore insieme, e avido frequentatore di centri commerciali di ogni genere e grado, adesso tornerebbe a consumare cum granu salis. Cioè secondo le sue possibilità economiche e secondo quello che di meglio offre un mercato stagionale senza troppi interventi chimici.
Il Dragone padrone del mondo
E non dite che non ve lo avevo detto. La Cina, e in particolare i porti di Shenzen e Hong Kong, dove passa la maggior parte delle merci dirette a noi occidentali, sta diventando padrona del mondo. Lavorano a cottimo, non hanno democrazia ma solo un piccolo grande imperatore, non si fanno vedere ma sono dappertutto. Noi siamo liberi, e loro no. Grandi lavoratori a poco prezzo. Quello che ci vuole in un mondo che per il resto va a rotoli con i suoi morti sul lavoro, i femminicidi e le risse con il decesso per futili motivi.
Chiusa la stagione dei carciofi, si apre quella degli ortaggi estivi
Finita la stagione dei carciofi, possiamo benissimo ancora per un pò comperare degli ottimi asparagi, di cui ho già parlato, se le nostre tasche lo consentono. Infatti con l'inflazione galoppante, a doppia cifra, molte famiglie di 4 e più persone non possono permetterseli. Meglio allora ripiegare su piselli o spinaci surgelati che hanno il vantaggio di essere più facilmente reperibili tutto l'anno a prezzi tutto sommmato abbordabili e di richiedere poca acqua e poco gas (il temibile gas russo) per portarli in tavola. Ma ben presto ci troveremo spostati sul terreno di ricette ben più golose che sono quelle che ci regala l'estate. A questo proposito voglio ricordare per ora soltanto il o la ratatouille (che ha dato il nome vent'anni fa ad un film di animazione molto apprezzato da critica e pubblico che raccontava le peripezie di un topolino nascosto nel cappello di un cuoco, il celebre toque francese, che sapeva cucinare al posto suo meglio di tutti i cuochi della capitale tanto da far commuovere un critico gastronomico da tutti riverito e molto temuto. La parmigiana di melanzane e la peperonata che, come vedremo, si può fare in due modi. La ratatouille è tutto sommato semplice. Cipolle tagliate grossolanamente, patate altrettanto, melanzane a quadrotti e peperoni a pezzi vanno fatti sobollire come un ragu in un letto di pomodori pelati. Fino a completa cottura di tutti gli elementi, si presti attenzione alle patate che sono le più dure di tutti questi ortaggi, e al restringimento del sugo. La parmigiana richiede più passaggi e più attenzioni come per esempio dopo averle tagliate a fette la posa del sale sopra le melanzane, per toglierne l'amaro. La loro seguente sciacquatura e asciugatura e soprattutto la frittura dopo averle sommariamente infarinate in olio di semi di arachide. Poi tutto diventa più facile: basta infatti in una teglia imburrata disporre un primo strato di melanzane, un seguente stato di salsa di pomodoro (io la faccio con i perini freschi tagliati e fatti cuocere in olio di oliva e poi passati nel passaverdure) e uno strato di formaggio grana o parmigiano grattugiato. La peperonata può essere fatta con i peperoni verdi e allora ci va il passato di pomodoro, oppure con quelli gialli e allora soltanto l'olio di oliva. Naturalmente il tutto va salato secondo i vostri gusti. Ma lo so, obietteranno molti di voi, oggi con le serre e le colture idroponiche, tutti gli ortaggi della nostra bella tavola italiana sono disponibili tutto l'anno ... Ma io sono una passatista e ricordo con piacere i tempi in cui si andava appunto con il passare del tempo.
giovedì 24 aprile 2025
Come gestire una discussione
Esulo per una volta dai miei temi su agronomia per una digressione su quella che il filosofo Shopenauer chiama l'arte di avere ragione. Qando una discussione si protrae troppo a lungo, un semplice “uhm” o un semplice va bene può agevolmente metterci fine. Difficile però finirla lì quando uno dei due contendenti ha sempre la risposta pronta, soprattutto sotto forma di battuta di spirito. O ricatta attraverso i sentimenti e i suoi mali fisici, che certamente possono esistere ma non devono essere usati come arma di scambio. Ora lo humour ha certamente due aspetti. Uno che potremmo chiamare “buono” e uno “cattivo”. Il primo si rivolge ad una persona per prenderla in giro benevolmente e sempre benevolmente farle capire dove e se sbaglia. L’altro invece è usato come una clava per annientarla, soprattutto se ci sono di mezzo affetti come le parentele o altri rapporti. Non vorrei spingermi troppo oltre per non entrare nel terreno minato dei rapporti coniugali o di coppia che abbiamo visto troppo spesso sconfinare nei maltrattamenti. Ma pensiamo solo ad un litigio tra madre e figlia, uno dei più comuni. O sulla diversità di vedere le cose tra due amiche che, peraltro, finché non interviene il dissidio, andavano benissimo d’accordo. Ora questi sono i casi in cui si può argomentare su come mettere fine a una diatriba. Fingere di ignorarsi non conviene, perché inasprisce il dibattito in corso. Dare ragione all’altro/a nemmeno perché lascerebbe aperto un dissidio difficile da dissipare. Allora conviene agire con un po’ di astuzia mista a benevolenza. Possiamo benissimo cedere la ragione, anche se non c’è l’ha, al contendente. Oppure spostare di pochissimo l’oggetto della discussione, portandola su un piano che noi conosciamo meglio per avere l’agilità di parlare su un livello almeno un pochino superiore di ciò che ha scatenato la discussione. A me capita spesso con un’ amica con la quale me la intendo benissimo meno che sul piano della politica, della letteratura e della musica pop. Quante volte avrei dovuto mettere uno stop alle sue pretese di farmi leggere libri sul cui contenuto non ero affatto d’accordo. Soprattutto sulle biografie o autobiografie che spostavano il mio sguardo sul mondo saldamente ancorato a quello che una volta si chiamava di sinistra. Ecco qui ho sbagliato io. Troppo condiscendente non va bene. Sappiatelo voi che vi trovate a dover dibattere. I vostri principi non devono essere messi in discussione. Quindi un semplice, sì lo leggerò, per poi ribattere l’ho letto, anche se non l’avete fatto, ma non saprei che dire, forse è la cosa migliore. Un po’ di sana ignoranza, anche se non vera ma ostentata in chiave difensiva invece di avere la pretesa di sapere sempre tutto, come fa la mia amica, è spesso la chiave migliore per chiuderla lì.
Consumi ed export dell’Asparago verde di Altedo
Di che cosa crede di parlare il ministro dell’agricoltura dell’attuale governo quando parla di sovranità alimentare non si sa. Ma ciò che preoccupa è che forse non lo sa nemmeno l’opposizione. Dati alla mano, e di questo si dovrebbe parlare quando si parla di guerre commerciali, fino a quando non è arrivato Trump, il commercio libero globale ci consentiva ampi spazio di miglioramento dell’export delle nostre specialità, che sono uniche, nel mondo. Il Consorzio dell’Asparago Verde di Altedo, per fare un solo esempio stagionale, IGP (Indicazione geografica protetta, può crescere ed essere processato solo nella sua zona di provenienza), in collaborazione con CSO Consorzio Servizi Ortofrutticoli Italy (e già quell’Italy stona con le nostre eccellenze alimentari, perché non chiamarlo semplicemente Italia?), ha intrapreso fin dal 2003 iniziative per far conoscere le caratteristiche e le potenzialità del prodotto sia dal punto di vista produttivo che commerciale. Dalla qualità al legame col territorio, dalla tradizione alle attività del prossimo futuro, molti i temi trattati tra cui la storia del consorzio, nato nel 2003, la produzione, la commercializzazione e la valorizzazione. I consumi interni sono in netta crescita negli ultimi due anni, circa 24mila tonnellate e le esportazioni sono salite da circa 1.000 tonnellate nei primi anni Duemila alle attuali 8.000. “La produzione dell’asparago interessa molte regioni italiane – ha affermato Tomas Bosi di Cso – ma esiste un riconoscimento della qualità legato alla forte vocazione del territorio, che vede l’Emilia-Romagna, insieme al Veneto, ai primi posti. La produzione di asparago in Italia è molto concentrata sulla tipologia verde (di asparagi ce ne sono ottimi anche di bianchi) che peraltro è in crescita.” I punti salienti della modifica al Disciplinare di produzione riguardano l’aggiornamento delle varietà e aspetti legati al confezionamento e alla presentazione del prodotto. Una gestione razionale dell’uso dell’acqua è importante per abbassare il costo della manodopera e per prolungare la vita dell’asparagiaia. Importante è anche l’innovazione varietale. Ma solo il 40% delle famiglie italiane acquistano asparago, un po’ per la non conoscenza del prodotto e molto per l’inflazione attuale che ha spinto il suo prezzo a salire, con un consumo medio annuo di 2,3 kg: ci sono quindi ampi spazi di miglioramento. Coop ha introdotto la referenza nella sua linea Fior Fiore e Conad in Sapori&Dintorni, Esselunga li vende nella sua linea Top Quality.
Asparago, una varietà di verdure dalle molteplici qualità organolettiche, quella diuretica principalmente. Ma, come si diceva più sopra, solo il 40% delle famiglie italiane lo acquistano, con un consumo medio annuo di 2,3 kg. La produzione è molto concentrata sulla varietà verde la cui modifica del disciplinare di produzione riguarda l’aggiornamento della varietà e aspetti legati al confezionamento e alla presentazione del prodotto. Quello bianco è più pregiato e forse anche per questo meno presente sulle tavole degli italiani. Due le ricette classiche per gustarli al meglio. Intinti nel rosso d’uovo delle uova al tegamino oppure conditi con formaggio grattugiato e burro fuso e magari una spolverata di tartufo, visto che siamo in stagione. Ma si possono anche condire con maionese oppure olio di oliva extravergine.
Ricette di stagione: i carciofi
Visto che si stagionalità ortofrutticola tutti si affrettano a parlare oggi con il ministro della sovranità alimentare, quando per me la questione era già stata portata alla conoscenza di tutti, le ricette di oggi sono quelle con il carciofo. Chi possiede un orto lo sa, interi filari di vitigni non sarebbero possibili da vitare appunto senza questo prezioso frutto della terra che nella nostra Penisola cresce con il drenaggio dell’acqua e dà vita alle sue foglie e ai suoi gambi proprio in primavera. Anche se con questi sconvolgimenti climatici una volta cresce sopra l’Emilia Romagna e una volta sotto. E proprio l’Emilia Romagna è stata teatro in questi ultimi tempi di inondazioni da noi un tempo sconosciute. Carciofi dunque, ma alla Romana o alla Giudia? Queste sono le due ricette che conosco anche se di questi tempi parlarne in tali modi può suonare blasfemo, visto che Roma è caput mundi della cristianità cattolica e la Giudea è la terra oggi più martoriata per dove nacque Gesù e con esso gli Ebrei.
Alla Romana si mettono in una casseruola i carciofi interi con tutto il gambo e li si cuoce a fuoco lento a testa in giù ricoprendoli a metà con acqua, sale e prezzemolo, dopo averli lavati in acqua e limone e potati delle foglie esterne più dure. Calcolare il tempo di cottura secondo a come si restringe l’acqua, senza farla restringere tutta.
Alla Giudia si mondano delle foglie esterne più dure e della barba interna e gli si toglie il gambo. Si fanno riposare in acqua e limone. Il procedimento poi prevede la preparazione di un ripieno di pangrattato, aglio tritato, prezzemolo, olio e sale. A questo punto gli si toglie dall’acqua e si cerca di allargare la loro estremità superiore il più possibile per permettere di farvi entrare il ripieno. In un tegame alto si mette l’acqua e sale fino a metà e vi si pongono in piedi i carciofi così farciti. Cuocere fino a che l’acqua si sia ristretta ma senza bruciare. Consumare con forchetta e coltello togliendo le foglie una ad una e rastremarla con il coltello fino a raggiungere il punto più duro che non è edibile.
Un’altra ricetta molto golosa sono i carciofi fritti in pastella. Dopo averli lavati e tenuti in acqua e limone si sciacquano e si tagliano in due parti, compreso il gambo, per la lunghezza. Si passa poi a preparare la pastella con farina, uovo e latte. Si passano i carciofi nella pastella e si friggono in olio di semi di arachide. L’olio di semi di arachide, contrariamente a quanto pensano molti che gli preferiscono l’olio di oliva extravergine, è più adatto per le fritture perché ha un punto di fumo meno alto. Una volta tolti dalla padella si asciugano i carciofi in carta assorbente e si salano. I fritti vanno tutti salati a fine cottura.
martedì 1 aprile 2025
Altan o Pimpa?
Dopo aver lavorato una vita nel settore del marketing, non vorrei smentirmi tutta in una volta, come da questi ultimi post avete potuto leggere. Ma il marketing è davvero un'idrovora che pesca e sugge dove può. Anche nel mio umile paesino di poche anime è riuscito a far rivoluzionare un'intera generazione di giovani che non sapendo dove sbattere la testa la sbattono letteralmente contro il muro. I pretesti sono tanti, una semplice litigata tra giovani, scuderie armate di fanatici dello sport, oramai non solo più del calcio ma di ogni sport, giovani e meno giovani che si sono poco adattati al ritorno alla vita normale post pandemia. E mi ci metto anch'io ... che non so nemmeno se mi convenga o no iscrivermi a X o a Instagram. Insomma la pandemia ci ha rovinato la vita e pazienza se ora dobbiamo rendere conto non solo a chi nel guidare ci diceva di stare attenti a chi ci stava davanti. Il pericolo come al solito viene dal dietro. Come ci insegnava il buon Altan che comunque faceva anche sognare schiere di bambini dietro la sua Pimpa.
Bere analcolico, un marketing aggressivo
Ah, il marketing, gioia e dolore di un'intera, anzi due, generazione di studenti e studendati sempre che ce ne siano di studentati con i prezzi degli affitti che corrono di questi tempi.Il mercato di succhi di frutta e nettari, per esempio, poggia le sue basi su un ampliamento della categoria a tipologie merceologiche similari. Perché le bevande a base frutta, addizionate di fibre, latte e anche estratti vegetali e integratori, appartengono ormai all’area dell’alimentazione salutistica e comunque al più largo ambito del bere analcolico, da poco proposto anche nei ristoranti. Dove si possono consumare anche salutari centrifughe. Occupandosi di bevande a base di frutta, meglio sarebbe parlare di mercato del bere analcolico, perché è un segmento del beverage fortemente condizionato dall’innovazione che ha portato sugli scaffali dei supermercati e dietro il bancone del bar una vasta gamma di bibite diverse: dai più tradizionali succhi alle spremute, dai frullati agli “smoothies”(frutta con latte), dai nettari alle bevande frutta funzionali, dai concentrati ad altre bevande a base succo. Il mercato è ormai maturo, ma io l’ho scoperto solo quando per una terribile emicrania di cui soffro, ho capito di potere bere a mezzogiorno, al posto del tradizionale pasto solo uno di questi succhi, senza che la testa ne risenta. Meglio di tutto un succo di arancia gialla o rossa. E già che ci siamo dirò, senza tema di vedermi crollare addosso un intero segmento del marketing odierno, quello appunto dei succhi di frutta, che meglio ancora è una spremuta di succo di arancia naturale.
Un' azienda di Balsmico ha lanciato le bustine monodose in epoca di pandemia
Certo che al di là di ogni consideraioni moralistica si voglia fare, il marketing non lo ferma proprio nessuno. Per esempio, per farne so solo uno tra i tanti, l’azienda di Venturini Baldini ha lanciato in concomitanza con la più grande sventura ci sia caduta addosso a memoria d'uomo, se si eccettua in Italia la valanga d'acqua delle Dolomiti, prontamente riasciugata a carico delle popolazioni del luogo, la pandemia, le monodosi del condimento di Modena, l'aceto balsamico.
Le mini-taglie - hanno detto i responsabili dell'azienda- sono la scelta giusta in questo momento, quando anche nella ristorazione è richiesta la massima attenzione e sicurezza, per rispettare le norme anti Covid. Ecco quindi le monodosi di aceto balsamico di Modena IGP, proposte da Acetaia di Canossa dell’azienda Venturini Baldini, storica Tenuta nel cuore della provincia di Reggio Emilia. Piccole ed eleganti, le bustine di plastica firmate sembrano una carta di credito che riproduce la creatività originale dei prodotti dell’azienda; basta piegarla nel mezzo per dosare – senza sprechi – un prodotto raffinato, della tradizione: 6 ml di aceto Balsamico per sublimare il gusto di secondi piatti e insalate o qualsiasi altra pietanza e dessert.
Niente da dire, ma privilegiare, per esempio, in tempi tanto tristi, la ricerca scientifica per vaccinare bene vaccinare tutti non sarebbe stato meglio? ...
Finita la pandemia si apre la lotta contro il gas serra
La lotta contro il gas serra si sposta a lotta contro la pandemia e per assicurare il cibo per tutti. Già anni fa mi ero interessara di queste interrelazioni tra pandemia e gas serra.
Il legame tra cibo e cambiamento climatico è tornato, con il Covid, prepotentemente nell’agenda di chi si occupa di riscaldamento globale che, se non fermato con azioni drastiche, porterà un miliardo di persone a rimanere senza acqua e due miliardi a soffrire la fame, se non a morire per la pandemia, e la produzione di mais, riso e grano crollerebbe del 2% ogni 10 anni. Già ora, per via dello sfruttamento intensivo delle monoculture, prevalentemente votate alla produzione di mangime per animali, scompaiono interi campi di grano per la nutriente pasta, fatta eccezione per gli intolleranti al glutine. Il consumo settimanale di prodotti non sostenibili comporta una produzione di gas serra pari a 37 kgCO2eq, mentre con una dieta sana siamo a 14 kg CO2eq. Uno studio condotto da Slow Food con Indaco2 dell’Università di Siena ha analizzato l’impatto di singoli alimenti, dalle mele al latte, dalla carne al formaggio. Prendendo ad esempio le uova, si calcola che il risparmio realizzato da un allevamento all’aperto che rispetta ambiente e animali, rispetto a uno industriale, corrisponde al risparmio delle emissioni di un auto che percorre 30.200 km. “La produzione di cibo, - dicono a Slow Food, il cui slogan è cibo buono pulito e giusto - è responsabile di un quinto dei gas serra, mentre la produzione di mangimi occupa il 40% della produzione agricola mondiale. Da sempre sosteniamo e condividiamo i tre pilastri della Fao per il progetto #FameZero: contrastare lo spreco di cibo che ogni anno raggiunge 1,3 milioni di tonnellate nel mondo; favorire un approccio integrato in agricoltura: l’agroecologia che si basa sul rispetto delle biodiversità e sull’interazione tra colture, allevamento e suolo. Terzo elemento, alla base dell’attività di Slow Food: seguire una dieta sana e sostenibile.” Proprio a questo proposito Slow Food ha condotto una ricerca con Indaco2 (spin off dell’Università di Siena) analizzando l’impatto di una dieta sana e sostenibile con una che non lo è. Il risultato è che quest’ultima genera quasi il triplo dei gas serra. “Un anno di buone abitudini – conclude Carlin Petrini, portavoce di Slow Food – ci farebbe risparmiare CO2 pari alle emissioni di un auto che percorre 3.300 km”. Chi nel Sud del Mondo, vive allevando capre, pecore e cammelli, è stato colpito, causa il cambiamento climatico, da siccità e inondazioni e trovare l’acqua per gli animali è la più grande sfida che deve affrontare. Soprattutto adesso che spostarsi con la pandemia, originatasi proprio in quei luoghi, è più difficile che mai. Ma se nel Terzo Mondo c’è chi fatica a vivere decentemente, chi ha fatto fortuna negli Usa emigrando dall’Italia ai primi del secolo, come Lidia Bastianich, la cuoca adesso di fama internazionale, oggi pensa a come preparare cibo per i bambini meno fortunati. “Ho studiato e ho visto che gli ingredienti esistono – ha detto -. Preparerò una minestra per tutti."
martedì 25 marzo 2025
Prima e dopo il Covid
Dunque, cosa abbiamo imparato dopo il Covid? A parte che stare isolati e alieni dalle relazioni con gli altri è deleterio per tutti? Per me la storia si era fermata già prima. Non mi ero mai soffermata abbastanza, per esempio, sul significato della locuzione latina ex falso quodlibet. Che significa come da un enunciato contradditorio possano derivare enunciati similmente contradditori. E che il pensiero di un’altra persona è per l’appunto solo il suo pensiero o il suo punto di vista. Ma quando questo pensiero è quello di tua madre tutto il mondo che ti eri costruita intorno crolla miseramente. Ho letto sul librino di una signora che abita nel mio stesso paese e che si è molto impegnata nel sociale malgrado la sua infermità, il morbo di Parkinsons, una riflessione su cosa sia una madre. Secondo lei la madre è un grembo che ti ha accolto e accudito contro ogni avversità molto dopo la gravidanza e che ti condurrà per mano fino a quando non sarà lei ad avere bisogno di te. Come una bambina piccola che muove i primi passi. Ecco a me è capitato così. Il giorno del risveglio dall’isolamento, o lockdown come l’hanno voluto chiamare con il solito inutile inglesismo, mi sono ritrovata a tu per tu con una madre molto anziana che faceva le bizze come una bambina. E mi sono dovuta mettere nei panni di una madre come io non ho avuto la fortuna o la sorte di essere. Ma le avversità non vengono per caso. Stamattina, ascoltando la rassegna stampa radiofonica, ho avuto la ventura di sentire un’interruzione della trasmissione, non so quanto voluta o per caso, che parlava del Talmud come di un libro dalle migliaia e migliaia di pagine e di sfaccettature che abbraccia tutta la storia umana, non solo quella dell’Oriente scoperto tra l’altro da Marco Polo, un navigatore veneto. E mi sono così risvegliata dal mio particolare lockdown che è quello di essere diventata una prozia molto avanti negli anni senza averne i segni del tempo. “I nonni non sanno nel loro pensiero distinguere nei sogni il falso dal vero.” (Francesco Guccini). I nonni o i bimbi? Adesso la differenza mi sfugge, ma non deve essere molto importante. Dal Covid ho imparato che esistono le spie, che gli orsi bianchi sfuggono dalle banchise come fossero orsi bruni, solo capovolti. E vaglielo a dire a loro che la terra è tonda ed esiste la forza di gravità. Concludo questo post con la considerazione che potrei essere già nonna, ma non per questo non ho avuto la mia particolare sindrome di Stendhal, se non sapete cosa è guardate su Internet, quando ero ancora molto piccola e stavo salendo le scale della Torre di Pisa. Genova, Venezia, Pisa o Amalfi? Fate un po’ voi. Per me è Livorno dove i quattro incatenati che guardano verso i quattro punti cardinali sono l’incarnazione della schiavitù che il nostro fiero popolo ha patito troppe volte. E adesso caliamoci anche la carta di Ventotene.
lunedì 24 marzo 2025
La Cina nazionalista si rifà il look con l'elettrico
La Cina ha vinto la partita delle energie rinnovabili. Confronta il reportage di ieri sera di Riccardo Iacona su RaiTre. Non solo auto elettriche ed energia rinnovabile con pannelli solari e pale eoliche. Ma un sistema complesso che comprende anche l'AI, l'Intelligenza artificiale. Ma sono i numeri a far venire il capogiro. Migliaia di miliardi spesi in Ricerca e Sviluppo, la decisa volontà attraverso un sistema complesso, a fare di Shenzen e Hong Kong le capitali internazionali dell'aria pulita. Vi avevo già parlato fa questo blog anni fa della questione dei dazi doganali che avrebbe fatto del colosso cinese un colosso ancora più grosso. E dei dazi che vanno adesso a detrimento di Trump.Tanto è vero che i colloqui per la questione della guerra in Ucraina si fanno adesso in Qatar, che è un emirato arabo.
venerdì 21 marzo 2025
Trump ha già perso, previsione di Cassandra
Forse la mia povera colf ucraina non c'entra nulla col malfunzionamento del mio computer. Resta il fatto che gli Ucraini non vogliono cedere un milllimetro della loro avanzata contro i Turchi a Ovest e l'Europa la Cina e la Russia all'Est. Intanto Trump ha già disatteso la sua volontà di potere. Le Cassandre lo avevano predetto. A Est dell'Europa del Manifesto di Ventotene, redatto nel 1941, quando non si era ancora usciti da una guerra di Trent'anni nel Vecchio Continente, per restare nell'ambito dell'alimentazione, si allevavano delle ottime galline ovaiole che davano uova bianchissime e dal tuorlo giallissimo. Ora Trump di questo non sa nulla e mal gliene incoglie. Perché il biologico è l'unica agricoltura in crescita. E segnatamente, per le uova, prevede un sistema di certificazione molto sofisticato basato sulle lettere sul guscio che idicano rispettivamente la nazione da cui provengono, il metodo di allevamento (a terra, biologico o al chiuso) la data di raccolta e quella di scadenza.
Sant'Antonio da Padova è il loro protettore e bisognerà anche capire perché è assunto al cielo come protettore di tutti i diseredati. Insomma Sant'Antonio è nostro e Trump può anche fermare il traffico internazionale degli aerei in tutti gli aeroporti. Ma non può toglierci quella mano santa. Nemmeno il democratico Obama era riuscito nell'intento di mettere uno stop alla condanna a morte tramite affogamento dei nemici che avevano fatto crollare le Torri Gemelle, figuriamoci cosa potrà fare mai un Trump che si vanta di avere accanto donne bellissime con tutto ciò che ne consegue. Ma non può vincere, nonostante tutte le Meloni del mondo, perché Sant'Antonio da Padova e le uova migliori del mondo ce li abbiamo noi e solo noi.
giovedì 20 marzo 2025
Oggi Giornata della Felicità, ma come esserlo?
Se volete farvi passare l'appetito, seguite in rete gli interventi di CIWF, di Indovina chi viene a cena o del report di Giulia Innocenzi su come sono allevati i polli e più in genere tutte le carni, suini compresi. Ma oggi è la Giornata della Felicità (chissà perché poi) e non voglio rovinarvela. Da qaundo sono state istituite,(e ripeto chissà perchè poi anche stavolta), non passa giorno che non sia giornata di qualcosa. Intanto il mondo corre verso la rovina e non c'è pace in Danimarca (Otello di Schekespeare). Ma nemmeno qui da noi, se è vero che Meloni sfugge ad ogni confronto e Gaza è sotto scacco. Che poi questo mondo sia tutto un controsenso non è una novità (ricordati che devi morire). Ma lo Shin Bet israeliano (e qui esulo dai miei soliti argomenti sull'alimentazione) non era una volta lo spionaggio più famoso del mondo? E come ha fatto a lasciarsi passare sotto il naso lo Starlink di Trump (nel senso proprio delle stelle che girovagano nello spazio a caccia del miracoloso Oriente)?
Del quale Oriente fa parte l'Ucraina che non vuole darsi per vinta a nessun costo. Nemmeno a quello degli osceni scambi di prigionieri. Insommma che il Mondo vada al contrario lo ha già scritto un personaggio di dubbia affidablità come il generale Vannacci. Ma che ci siano persone che gli vadano dietro è preoccupante.Insomma c'è anche chi crede, e merita rispetto, che Gesù sia nato solo una volta in un posto che ricorda molto la capanna e che sia inutile aspettare che scenda ancora sulla Terra come credono i Cattolici (magari praticanti in Chiesa e traditori di Dio Patria e Famiglia appena fuori dalla Messa). Ma anche questo è risaputo. I Cooperanti italiani in quelle terre sono stati tanti e non si sa se siano stati liberati dietro riscatto o cosa. Intanto mi sono messa in casa un aiuto settimanale di appena due ore di un'ucraina che mi ha presa in antipatia. Risultato? Devo usare due cavi diversi per connettermi ad Internet perché uno me lo ha spezzato.L'Ucraina sta lì in mezzo tra l'Europa e la Russia e il Risiko per andare avanti o tornare indietro è un terno al lotto. Anche il cinema e la tv nella società dello spettacolo ne ha dato preclari esempi. A me ha suggerito l'idea del cibo come non cultura ma alimentazione nel vedere il film Pomodori verdi fritti alla fermata del tram e in un altro film dove un attore famoso dimenticava la sua donna in una stazione di servizio. Senza contare poi la lotta degli inservienti di un'altra stazione di servizio, in My beautiful Laundrette, per avere riconosciuti i loro diritti sindacali.
mercoledì 19 marzo 2025
Il paese di Pasta e Pizza entrato nel girone infernale della non autosufficienza
Leggo sul sito di Agrisole, la newsletter del Sole24Ore, e riporto qui che i dati sull'export di frumento sono tutti orientati verso un peggioramento della situazione. Ne soffrono quelli dell'Europa occidentale, in particolare dalla Francia.Il Paese di liberté, fraternité, egalité. La situazione è critica in un mercato già soggetto a forti turbolenze. Noi non ne siamo autosufficienti e dobbiamo importarne. Ad accentuare la situazione c'è il pressing di alcuni produttori dell’Est e dell’operosità della Russia nel ridefinire le traiettorie del commercio di cereali. Pianura padana bonificata ai tempi del fascismo e Tavoliere delle Puglie patria della Pasta non bastano a definirci come Paese che non ha bisogno di importare. In compenso quando chiedi ad un italiano cose è per lui il cibo risponde pizza o pasta.Non sapendo che ne importiamo, con relativi dazi ora aumentati da Cina e Russia, e che gli Usa non ne possono più di supportarci.
martedì 14 gennaio 2025
Sovranità alimentare, ce ne facciamo qualcosa?
E adesso le filiere agricole sono sotto la stretta sorveglianza di quello che si chiama, sotto il governo Meloni, Ministero dell'agricoltura e della sovranità alimentare. Come se sovranità facesse più interessante un dicastero che già di per sé è interessante per la quantità e la varietà di prodotti che vi sono collegati. In Italia abbiamo la più grande varietà di merce agricola, vinicola, formaggicola e della piscicoltura già abbastanza valorizzata da un avvicendarsi di ministri che hanno saputo crederci. Certo c'è sempre chi dice che la Francia ci supera quanto a vini e formaggi. L'Olanda e il Lussemburgo rispettivamente a qualità di patate e di cioccolato. Ma questi due ultimi prodotti provengono dall'altra parte del mondo in periodo per noi del Rinascimento, quando noi eravamo divisi tra Pianura Padana, Emilia Romagna, Granducato di Toscana, Marche, Stato Pontificio. Insomma della sovranità non ce ne facciamo nulla.
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