Una volta si parlava di
ecologia, ambientalismo, biodiversità, agricoltura biologica o biodinamica.
Oggi “Giornata mondiale dell’alimentazione”, Slow Food rilancia, nell’ambito
del suo programma “Food for change”, con l’agroecologia. Che è il punto nodale
per arrestare un fenomeno che ci tocca da vicino tutti.
E che è il legame tra cibo e cambiamento
climatico. Il riscaldamento globale, se non fermato con azioni drastiche,
porterà un miliardo di persone a rimanere senza acqua e due miliardi a soffrire
la fame, e la produzione di mais, riso e grano crollerebbe del 2% ogni 10 anni.
“La produzione di cibo, -
dicono a Slow Food, - è responsabile di un quinto dei gas serra, mentre la produzione
di mangimi occupa il 40% della produzione agricola mondiale. Da sempre sosteniamo
e condividiamo i tre pilastri della Fao per il progetto #FameZero: contrastare
lo spreco di cibo che ogni anno raggiunge 1,3 milioni di tonnellate nel mondo;
favorire un approccio integrato in agricoltura, l’agroecologia che si basa sul
rispetto delle biodiversità e sull’interazione tra colture, allevamento e
suolo. Terzo elemento, alla base dell’attività di Slow Food: seguire una dieta
sana e sostenibile.” Proprio a questo proposito Slow Food ha condotto una
ricerca con Indaco2 (spin off dell’Università di Siena) analizzando l’impatto
di una dieta sana e sostenibile con una che non lo è. Il risultato è che quest’ultima
genera quasi il triplo dei gas serra.
Il consumo settimanale di prodotti
non sostenibili comporta una produzione di gas serra pari a 37 kgCO2 eq, mentre con una sana siamo a 14
kg CO2eq. “Un anno di buone abitudini – conclude Petrini – ci farebbe
risparmiare CO2 pari alle emissioni di un auto che percorre 3.300 km”.
Un interessante studio ha analizzato l’impatto di singoli alimenti,
dalle mele al latte, dalla carne al formaggio. Prendendo ad esempio le uova, si
calcola che il risparmio realizzato da un allevamento all’aperto che rispetta
ambiente e animali, rispetto a uno industriale, corrisponde al risparmio delle
emissioni di un auto che percorre 30.200 km.
Chi nel Sud del Mondo, vive
allevando capre, pecore e cammelli, è stato colpito, causa il cambiamento
climatico, da siccità e inondazioni e trovare l’acqua per gli animali è la più
grande sfida che deve affrontare.
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