Spesso la scelta al supermercato è legata alla disponibilità dei prodotti e non è
facile valutare le componenti d’impulso. Simulando quello che accade
realmente in un punto vendita con il sistema Behavioral Shopper-Lab,
Ipsos ha valutato il legame affettivo tra il consumatore e la sua marca
abituale, acquistata nell’85% dei casi. La seconda importante evidenza
riguarda le etichette, lette in punto vendita solo dal 3-9%: la grande
maggioranza acquista il prodotto abituale appena lo identifica.
Le etichette non guidano tanto la scelta a scaffale, quanto sono importanti strumenti di loyalty,
che permettono al consumatore di conoscere a fondo il prodotto una
volta acquistato e instaurare una relazione di fiducia. Il consumatore
infatti legge le etichette nelle parti che gli interessano, specie se si
parla di provenienza delle materie prime. Questo tema è considerato
importante dal 95% degli intervistati, e il 64% è pronto a cambiare idea
su un prodotto in presenza di materie prime non italiane. Al contrario,
la presenza di materie prime italiane può essere ricompensato da un premium price, con una media dell’11,5%. Allora perché Almaverde Bio ha messo sugli scaffali avocado di origine peruviana quando sono succosi e maturi quelli siciliani?
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