Piccolo è ancora bello. La ripresa
della “cultura hipster”, come scrive un librettino dell’Ikea, con la
costruzione deii propri arnesi a mano e vivendo in modo autosufficiente, contagia
anche le lavorazioni artigianali nella gastronomia. Sempre più si sente il
bisogno, in questi tempi di globalizzazione e di finanziarizzazione spinta
dell’economia, di investire nell’artigianato a livello imprenditoriale anche
nel lavoro dei campi. Dal settore tessile a quello del ferro e del vetro
soffiato, all’allevamento degli animali, ai piatti cucinati con le erbe e sì,
anche i fiori (purché commestibili), del proprio orto. Riscoprendo così la
libertà e la qualità che possono offrire le zone rurali. Piccoli negozi,
mercati ortofrutticoli, ristoranti vegetariani, sono tra i capostipiti di
questa tendenza che si avvale del lavoro dell’artigiano, rinunciando in parte ai
prodotti preconfezionati e coltivando una nuova passione. Quella del fai da te
in campagna e in cucina.
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