Paesi sovranisti ora che il
mondo è diventato globale? Pensa globale e agisce locale (glocal) si diceva una
volta. Oggi veramente il mondo è diventato un piccolo villaggio e più che mai
tutto il mondo è paese. Soprattutto dal punto di vista dell’alimentazione. La
pizza come patrimonio Unesco dell’umanità è stata ratificata a Seoul, in Corea
del Sud, là dove vivono sotto la minaccia costante di un pazzo che un giorno sì
e l’altro anche vorrebbe misurarsi a suon di missili con gli Usa di Donald
Trump. Ora chi sia tra i due il peggiore, America First è lo slogan del
presidente americano, non si sa. Ma intanto il mercato dappertutto è diventato
senza limiti. E non si sa più se valga la cura dello Stato con i suoi confini,
le sue realtà e le sue, o quella del libero mercato teorizzato da Adam Smith
nell’Ottocento. Intanto noi siamo tornati ad essere quelli d’o sole o mare e
pizza e tarantella, alla faccia dei tanti prodotti alimentari dop, doc e docg
(formaggi, salumi e vini su tutti), ratificati così dall’Unione Europea, che ci
farebbero davvero fare il salto di qualità nelle esportazioni con un’adeguata
comunicazione della loro eccellenze. Ma in giro per il mondo ci sono ancora
realtà che muoiono di fame, come i marocchini che attraversano il mare per
avere un chilo di farina. E a loro non importa come da noi, mondo dei ricchi,
se la farina sia integrale, di farro, di kamut o senza glutine, basta poter
dare qualcosa da mangiare ai loro figli.
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