lunedì 11 dicembre 2017

A proposito di fame nel mondo



Paesi sovranisti ora che il mondo è diventato globale? Pensa globale e agisce locale (glocal) si diceva una volta. Oggi veramente il mondo è diventato un piccolo villaggio e più che mai tutto il mondo è paese. Soprattutto dal punto di vista dell’alimentazione. La pizza come patrimonio Unesco dell’umanità è stata ratificata a Seoul, in Corea del Sud, là dove vivono sotto la minaccia costante di un pazzo che un giorno sì e l’altro anche vorrebbe misurarsi a suon di missili con gli Usa di Donald Trump. Ora chi sia tra i due il peggiore, America First è lo slogan del presidente americano, non si sa. Ma intanto il mercato dappertutto è diventato senza limiti. E non si sa più se valga la cura dello Stato con i suoi confini, le sue realtà e le sue, o quella del libero mercato teorizzato da Adam Smith nell’Ottocento. Intanto noi siamo tornati ad essere quelli d’o sole o mare e pizza e tarantella, alla faccia dei tanti prodotti alimentari dop, doc e docg (formaggi, salumi e vini su tutti), ratificati così dall’Unione Europea, che ci farebbero davvero fare il salto di qualità nelle esportazioni con un’adeguata comunicazione della loro eccellenze. Ma in giro per il mondo ci sono ancora realtà che muoiono di fame, come i marocchini che attraversano il mare per avere un chilo di farina. E a loro non importa come da noi, mondo dei ricchi, se la farina sia integrale, di farro, di kamut o senza glutine, basta poter dare qualcosa da mangiare ai loro figli.

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