mercoledì 29 agosto 2018

Donne in agricoltura, l'agricultura delle donne


Nutrire e accudire la famiglia. Questo il ruolo della donna nei secoli, in molte parti del mondo, ancora oggi. Slow Food Terra Madre si chiede se non sia giunta l’ora di un approccio meno misogino al lavoro delle donne, secondo una visione più libera e innovativa del loro apporto alla filiera alimentare. Per questo ha invitato al suo Salone, che si terrà dal 20 al 24 settembre prossimi (tutto il programma su www.slowfood.it) quattro donne, Alice Waters, Maria Canabal, Lella Costa e Roberta Mazzanti che si occupano di agricoltura e cucina, a testimonianza dell’emancipazione del ruolo delle donne, senza però cadere nel lato opposto, cioè la liberazione secondo modelli maschili che spingano a vivere al passo con i valori e le esigenze del capitalismo.

Per sfuggire a questa morsa e portare milioni di persone che soffrono la fame fuori dall’insicurezza alimentare è stato necessario ricorrere al microcredito alle donne del Sud del Mondo.  Donne capaci di essere più produttive degli uomini e di non sprecare risorse utili al lavoro nei campi. Queste lavorano nell’agricoltura e nell’allevamento, sostengono l’intera economia familiare dei nuclei contadini del Terzo Mondo e, in molti casi, sostiene Slow Food, sono sfruttate come braccianti stagionali e costrette a volte a una vera e propria schiavitù. Secondo la Fao se le donne potessero accedere a istruzione e credito, aumenterebbero dal 10 al 30% la loro produzione e potrebbero portare 150 degli 815 circa denutriti fuori da questa situazione. Questo lavoro resta sconosciuto, mentre nel mondo occidentale sviluppato gli chef (uomini) conquistano i palcoscenici della televisione.

In Italia, l’agricoltura al femminile contribuisce per il 27% alla forza lavoro del settore, contro una media europea del 21% e conta su500mila aziende, il 31% del totale. Di queste, ben il 78% ha una dimensione al di sotto ai 5 ettari, inferiore al  dato già molto basso del Paese (8,4 ettari nel 2015). Quasi la metà delle imprenditrici agricole ha superato i 60 anni di età e lavora ancora. Un altro trend in atto che preoccupa è la trasformazione delle contadine in manodopera bracciantile sottoposta a sfruttamento e anche a violenze sessuali.




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