Nutrire e accudire la famiglia.
Questo il ruolo della donna nei secoli, in molte parti del mondo, ancora oggi.
Slow Food Terra Madre si chiede se non sia giunta l’ora di un approccio meno
misogino al lavoro delle donne, secondo una visione più libera e innovativa del
loro apporto alla filiera alimentare. Per questo ha invitato al suo Salone, che
si terrà dal 20 al 24 settembre prossimi (tutto il programma su www.slowfood.it)
quattro donne, Alice Waters, Maria Canabal, Lella Costa e Roberta Mazzanti che
si occupano di agricoltura e cucina, a testimonianza dell’emancipazione del
ruolo delle donne, senza però cadere nel lato opposto, cioè la liberazione
secondo modelli maschili che spingano a vivere al passo con i valori e le
esigenze del capitalismo.
Per sfuggire a questa morsa e
portare milioni di persone che soffrono la fame fuori dall’insicurezza
alimentare è stato necessario ricorrere al microcredito alle donne del Sud del
Mondo. Donne capaci di essere più
produttive degli uomini e di non sprecare risorse utili al lavoro nei campi.
Queste lavorano nell’agricoltura e nell’allevamento, sostengono l’intera
economia familiare dei nuclei contadini del Terzo Mondo e, in molti casi,
sostiene Slow Food, sono sfruttate come braccianti stagionali e costrette a
volte a una vera e propria schiavitù. Secondo la Fao se le donne potessero
accedere a istruzione e credito, aumenterebbero dal 10 al 30% la loro
produzione e potrebbero portare 150 degli 815 circa denutriti fuori da questa
situazione. Questo lavoro resta sconosciuto, mentre nel mondo occidentale
sviluppato gli chef (uomini) conquistano i palcoscenici della televisione.
In Italia, l’agricoltura al
femminile contribuisce per il 27% alla forza lavoro del settore, contro una
media europea del 21% e conta su500mila aziende, il 31% del totale. Di queste,
ben il 78% ha una dimensione al di sotto ai 5 ettari, inferiore al dato già molto basso del Paese (8,4 ettari
nel 2015). Quasi la metà delle imprenditrici agricole ha superato i 60 anni di
età e lavora ancora. Un altro trend in atto che preoccupa è la trasformazione
delle contadine in manodopera bracciantile sottoposta a sfruttamento e anche a
violenze sessuali.
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