Continua a temperature sopra la
media questa estate rovente con ripercussioni importanti sull’agricoltura, i
cui prodotti devono fare i conti con la desertificazione e la mancanza di acqua
anche per gli animali che spesso vengono sacrificati. Gli esperti del marketing
comunque assicurano che con una buona dieta e le ore di riposo trascorse negli
iper, super, superette e centri commerciali, che tengono l’aria condizionata al
massimo dovendo mantenere la temperatura adeguata per conservare i cibi, si
potrà far fronte adeguatamente alla particolare afa. Con questo auspicio e con
l’augurio ai miei lettori di trascorrere buone vacanze, chiudo le pubblicazioni
sul mio blog per ferie fino a settembre. Arrivederci quindi a quella data. E
come lettura per l’estate vi propongo questi due racconti brevi.
Letti disfatti
La follia è una gioia
esaltata. Essere ipercinetici non è un male in sé, ma può trasformarsi in
perdita di senno. Allora fai cose di cui non sei nemmeno consapevole e rechi
male a te stesso e agli altri che ti stanno intorno. Ma se l’essenziale è
invisibile agli occhi, l’inconscio,
inesauribile, è colmo di cose che servono. Essenziali, appunto. Essenziali
perché libere dal conformismo che quando degenera in maldicenza può rovinarci.
Che servono perché ti mettono a tu per tu con la tua parte sana. Parte sana che
devi, nonostante tutto, coltivare, con pazienza, con intelligenza (che ai folli
non manca), con amore per le cose che ti fanno stare bene. Il bello del futuro
è che arriva un giorno alla volta. E un giorno per volta puoi essere ancora
felice di esistere, di avere intorno a te persone che ti vogliono bene, di
lavorare per il bene tuo e degli altri. Anche se hai subito un trauma cerebrale
per il quale sei stato in coma e quando ti sei svegliato non eri più tu e non
ricordavi più nulla. Poi mano a mano il tempo stempera le passioni e ci insegna
ad essere più fatalisti e a godere di piccole cose, come scriveva Voltaire nel
suo Candide, come per esempio coltivare un tuo giardino. Un senso va sempre
cercato, soprattutto quando non c’è. E poi esiste un ‘altra massima che recita:
fai ciò che puoi e avrai fatto ciò che devi. Chi di più non può non deve
arrendersi ma nemmeno pigiare sull’acceleratore, cosa che lo renderebbe ancora
più fragile. Ma la fragilità non è debolezza. Come la paura non è
vigliaccheria. La vita ci mette davanti a prove certe volte insormontabili e
bisogna prenderla come va. Ma è vero che siamo predestinati, e allora a nulla
valgono le domande chi siamo, dove andiamo, da dove veniamo? Oppure secondo il
protestante Martin Lutero circa 500 anni fa, ognuno è libero di leggere la
Bibbia a modo suo? O come diceva ancor prima Sant’Agostino: “Ama e fa’ ciò che
vuoi”? Noi che siamo state molestate fin dall’adolescenza non crediamo più in
niente. Ma vi chiedo, come faceva a non sapere una laureata che a piazzale
Loreto a Milano era il luogo dove fu appeso Mussolini, che sotto il Castello
Sforzesco sempre a Milano c’era una Pietà attribuibile a Michelangelo che Van Ghog
dipingeva ad Amsterdam e Gauguin in qualche isola del Pacifico?
L’enigma
degli autistici
E’ arrivata in Italia su Raiuno
una serie americana, The Good’s Doctor, che parla della speciale abilità di un
ragazzo di operare chirurgicamente, ma non sa far altro, nemmeno parlare con le
altre persone. Un autistico, insomma. Una volta si sarebbe detto idiot savant
(idiota sapiente). Fuori dalla medicina, questo standard si può applicare a
molti altri casi (anche trasposti dalla realtà) come quel matematico che sapeva
risolvere ogni tipo di operazione, come le equazioni e oltre, ma non andava
molto d’accordo con la realtà. Ed era una storia vera. Oggi fortunatamente
esistono psicologi e psichiatri che se ne occupano, anche senza capire molto
nemmeno loro. Ma se un autistico è un autistico come fa a interagire con gli
altri, anche con i medici? Il punto piuttosto è che felice chi è diverso
essendo egli diverso, ma infelice chi è diverso chi invece è comune. Come ha
scritto Alessandro D’Avenia sul “Corriere della Sera”, essere fragili non vuol
dire essere deboli. Semplicemente essere diversi. Una diversità che andrebbe
capita e accettata. Ma è sempre più difficile amare e costruire, molto più
facile odiare e distruggere. Assenza più acuta presenza. Il bene è meglio
dell’ottimo. Togliere anziché mettere. O anche, come ha scritto David Foster
Wallace come titolo di un suo libro: “Una cosa divertente che non farò mai
più”. La paura non è vigliaccheria, ma un segnale di allarme. Il contrario
dell’orgoglio è l’umiltà (che è una virtù). Può darsi che non vi sentiate
responsabili della situazione in cui vi trovate, ma presto lo sarete (M.L.
King). Avevo vent’anni e non permetterò mai a nessuno di dire che quella è
l’età più bella della vita (Paul Verlain). Odi et amo (Catullo), Né sine te né
tecum vivere possum (Ovidio). Buona estate.
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