lunedì 5 febbraio 2024

Trattori in marcia, un serpente che si morde la coda

Esiste un passato passato, un passato presente e un passato futuro. Per dirla con il poeta, siamo una X nel ciclo dell'azoto. Oppure anche, la storia si ripete una volta come tragedia e la seconda come farsa. E qui, con la Russia di Putin, che è un rimasuglio del vecchio passato zarista nonché stalinista, e l'Ucraina, che rivendica la sua indipendenza e bussa alle porte dell'Europa siamo alle solite. L'Europa non ne ha le forze, per difendersi, intendo. E così mi riallaccio alla questione "la marcia dei trattori". Cosa vogliano veramente, alzi la mano chi lo ha capito. Negli anni Novanta del secolo scorso, buttavano via le arance e inondavano i suoli di latte. Ma quella volta in Regione Lombardia, per chi non lo sapesse, la regione continentale più agricola d'Italia, c'era Umberto Bossi, che mostrava i suoi muscoli al governo e agli assessori regionali. Intanto gli agricoltori intascavano i soldi della Pac, Politica agricola comunitaria regolata a livello europeo dai notabili di Bruxelles. Così vendere i prodotti al giusto prezzo non era la loro priorità. Poi è arrivata la grande distribuzione organizzata, supermercati, ipermercati e centri commerciali. I contadini hanno dovuto allora vendere la propria merce ai trasformatori industriali, i quali la passano poi ai grossisti, per soddisfare uno smercio su lunghissima scala, la cosiddetta filiera. Oggi lamentano il fatto che i pochi centesimi che costano i loro prodotti, diventino decuplicati sullo scaffale delle grandi superfici di vendita. E, partiti da Milano, minacciano la marcia su Roma (vi ricorda niente?). Insommma, sono i Kulacki dei tempi di Lenin, contadini a mezzadria, che pagavano la mezza al padrone della terra, Vandeani francesi, contadini reazionari che volevano la restaurazione del clero ai tempi della rivoluzione, o servi della gleba, il popolino feudale che coltivava sottomesso ai tempi dell'Impero Romano? Intanto vini e formaggi, i nostri prodotti più identitari (come quelli della Francia, del resto) rimangono in cantina, in attesa di tempi migliori. Che però verranno solo se si mette un limite all'inflazione (carovita) che restituisca ai consumatori un equo potere di acquisto. Insomma un serpente che si morde la coda ...

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