martedì 13 febbraio 2024

Social, se la merce siamo noi ...

Sì, è vero, a proposito della protesta dei trattori, ho scritto mucca Carolina al posto di Ercolina, che potrebbe suonare come un suo anagramma, e con questo, oltre a sbagliare, ho tradito la mia anzianità. Essendo la mucca Carolina una mucca gonfiabile, ad altezza bambini, che stava sempre in piedi nonostante i nostri tentativi di buttarla giù. Ma era il tempo di Carosello,la pubblicità dei prodotti passava solo da lì, in quel siparietto di innocui e ingenui filmatini prima del telegiornale, e non eravamo invasi dai messaggi del marketing selvaggio di oggi. "Selvaggio" perché, da quando si è deciso che per vendere un'azienda doveva attenersi alle regole delle 4 "P", prodotto, packaging (imballaggio), pubblicità e anche promozione, non passa giorno che si assista all'invasione di campo di queste ultime in tutti i programmi radiofonici e televisivi. Poi è stata la volta di computer e Internet, con i quali i "prodotti" sono diventate le persone, che si intrattenevano in chat per cercare l'anima gemella. Adesso è arrivata la volta dei social e i suoi Like, i "mi piace", e siamo diventati tutti merce sul mercato dell'analisi interiore. Sì, perché a seconda di cosa ci piace e a seconda delle recensioni positive o negative che le aziende, tutte le aziende, agricole, industriali, del commercio e dei servizi, ricevono dai singoli individui, si misura la loro stabilità sul mercato. Ma mettere i nostri like non è gratis. Perché i prodotti diventiamo noi, le informazioni che ci riguardano, comprese quelle sensibili, come i dati anagrafici e quelli sanitari. Lo sfacelo così facendo cui siamo andati incontro è sotto gli occhi di tutti, con le notizia sempre peggiori di cronaca. E commentando queste distorsioni della vita sociale, stendo un velo di pietoso silenzio su Sanremo. Non vale nemmeno la pena, secondo me, di parlarne ancora.

Nessun commento:

Posta un commento