giovedì 9 maggio 2024

Reti wireless 5g per l'agricoltura

“Il decreto legge sull’agricoltura di questo governo approva lo stanziamento di 209 mld destinati a sostegno di misure contro le fitopatie, fotovoltaico, pratiche sleali, lo stato di emergenza contro la siccità in Sicilia e la nomina di un commissario per le zoonosi nel Mezzogiorno.” Cfr. Agronotizie. Ma non saprei se sia stato utile agli agricoltori discutere in Parlamento, come si è fatto oggi 9 maggio 2024, di etichettatura di origine, falso made in Italy, bilanci delle importazioni ed esportazioni di prodotti ortofrutticoli. Tanto più che all’interrogazione parlamentare mancava un voce di opposizione. Leggo infatti su Agronotizie, la newsletter del Sole 24Ore sull’agricoltura, un lunghissimo articolo sui problemi del cablaggio delle reti di informazione tra i vari territori coltivati con la potenza, ultima in ordine di tempo, del 5 gigabyte. La promozione delle nostre dop è certo importante ma non quanto lo fosse già 25 anni fa, quando di un prodotto alimentare si diceva che per venderlo bisognava attenersi alle regole delle 4 “P”, prezzo, promozione, packaging, pubblicità. Nel frattempo il mondo è cambiato e siamo tutti collegati in rete, più o meno wireless (senza fili). Guglielmo Marconi, ma il suo primato fu subito conteso da Bell negli Stati Uniti, è stato certo importante nel collegare i vari Continenti con un sistema di cavi. Non meno di quanto lo fosse stato, sempre nel secolo appena passato, Enrico Mattei nell’aver trovato giacimenti di petrolio sotto il mare di nostra giurisdizione (ed ecco perché alla Meloni piace tanto parlare di piano Mattei). Ma il petrolio di oggi, quello che governa il mondo, è la ricerca scientifica finalizzata alle strutture di intelligenza artificiale. Senza essere quella dei robottini, buona per i film e i romanzi distopici. Qui si tratta di rendere all’agricoltura il primato della connessione ultrarapida anche nelle zone collinari e montuose che in Italia abbondano, “dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno”, per citare Manzoni. Perché rendere produttivo un terreno, anche quando bisogna uscire da condizioni climatiche avverse come le alluvioni e la siccità delle due ultime estati, oggi lo si fa non piegandosi sulla terra a raccoglierne i frutti (quello semmai lo fanno gli immigrati) e nemmeno saltando sulla prima macchina agricola di passaggio e con le sementi di una volta. Tutto è studiato minuziosamente in Rete con i moderni device. E il passo successivo sarebbe quello di rendere queste informazioni utili a tutti i nostri coltivatori, se non fosse per il piede di traverso che ci mette Elon Musk, sicuro di poterci portare, con queste potenze avveniristiche, a nutrirci nello spazio.

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