martedì 7 maggio 2024

Celle all'idrogeno, un'utopia sfumata in 15 anni

Idrogeno, una possibile energia sostituibile al petrolio che non si è concretizzata. Vediamo perché. L’idrogeno è il primo elemento della tavola periodica. Secondo lo studioso statunitense Jeremy Rifkin, potrebbe essere usato nelle celle o pile a combustibile come alternativa al petrolio. E’ il principale costituente delle masse stellari e del sole. Per questo fu usato nell’Apollo 12 dagli americani nella loro prima spedizione spaziale sulla luna. Mi ricordo ancora, adesso ho superato il mezzo secolo di vita, quando la mia prof di filosofia al liceo chiese uno per uno a tutta la classe cosa fosse per noi ciò che attivava i nostri elettrodomestici o le nostre automobili, sebbene in quegli anni si andasse più in motorino che in auto, almeno fino ad una certa età. In pratica ci chiese cosa fosse l’energia. Adesso, con le parole di Rifkin, saprei rispondere, ma quella volta rimasi interdetta. L’elettricità, certo, ma l’elettricità non derivava anche allora dal petrolio? Solo molto tempo dopo si iniziò a presumere che il petrolio forse, in certi contesti e con certe avvertenze, potrebbe essere sostituito dall’idrogeno. E proprio adesso molti si sono messi a ristrutturare casa con i pannelli fotovoltaici sul tetto. Spinti dal superbonus statale del 110%. I pratica la banca ti dà 100 e il resto ce lo mette il governo. Quindi stop al petrolio e celle elettriche a combustibile non fossile che possono anche essere installate sui tetti delle case rifatte. I combustibili fossili infatti sono tra le principali preoccupazioni di molti governi perché gravano tutti sulle spalle di lavoratori che devono scendere nelle miniere spesso senza adeguata protezione. Come dimostrano oggi i troppi terribili incidenti sul lavoro, ultimo proprio ieri, con i decessi degli operai coinvolti. Al tempo di Economia all’idrogeno, il libro pubblicato per le edizioni Mondadori nel 2002, Rifkin dava per scontato che ci fossero già in Occidente cooperative di consumatori impegnate o perlomeno interessate a sviluppare reti, un po’ come Internet agli inizi, libere e gratuite di celle all’idrogeno. Per scaldare casa, per fare rifornimento alle macchine elettriche etc., cosa di cui si discute proprio oggi. Purtroppo questo non è accaduto, per una serie molteplice di motivi. Intanto è stato dimostrato come l’idrogeno sia troppo costoso e troppo difficile da produrre, stoccare, distribuire e rendere inoffensivo. Un suo sottoprodotto, l’idrogeno solforico, che si origina tramite una reazione chimica che potrebbe insorgere in uno dei passaggi della sua lunga filiera, se soltanto inalato è letteralmente micidiale. Inoltre a quel che si sa in Italia, i pannelli fotovoltaici installati a livello terra nei campi agricoli hanno finito per far seccare le drupe di molti prodotti dell’orto e delle piante. E non si sa quando verranno espiantati. Il nostro governo sembra avere al momento altre preoccupazioni. Ma anche l’Unione Europea pare non aver emanato direttive dirimenti in proposito. Piuttosto sarebbe utile sapere cosa ne è della coltura idroponica, di cui ho già parlato su queste pagine, che potrebbe anche diminuire l’uso di pesticidi in agricoltura. Le coltivazioni in acquaponica interessano 150 specie di ortaggi, tra cui zucchine, pomodori, meloni, cocomeri e cetrioli. Le loro radici vengono immerse in particolari spugne staccate dal terreno che non abbisognano di pesticidi. In Italia il demanio detiene ancora 500mila ettari di terreni incolti che si possono affittare tramite i crediti Ismea (L’istituto per lo sviluppo dei mercati agricoli). E che potrebbero essere convertiti a questo tipo di coltivazione. La popolazione mondiale cresce a ritmi insostenibili e a breve sarà impossibile, anche mettendo a frutto l’intera terra disponibile, sfamarla tutta. Con questo nuovo metodo, la resa è doppia rispetto alla coltivazione sul terreno, senza emissioni di CO2 e senza bisogno della chimica. Da 30 anni utilizzata, secondo una ricerca della rivista scientifica Pnas, in Usa, in Australia e nelle aree semidesertiche, per allevare pesci e crostacei, la sua conoscenza risale a 600 anni fa, ad opera degli Atzechi. A Dubai negli Emirati Arabi, terra desertica per eccellenza, è stato costruito il più grande impianto idroponico del mondo con una quantità d’acqua che non si dovrà cambiare per un anno. Con consumi energetici molto bassi ed energie rinnovabili per una produzione continua tutto l’anno. Tutto ciò che so sull’idroponica lo devo a mio nipote, un ragazzino di buona famiglia e di ottime intenzioni scolastiche (studiava per diventare geometra) che me l’ha spiegata pur essendo rimasto traumatizzato da un episodio avvenuto in un supermercato dell’hinterland milanese, di cui per amor di patria non citerò l’insegna, quando, accusato di aver rubato delle merendine ha dovuto svuotare le tasche per far vedere che non era vero. Ma si può? “Tu stai dalla parte di chi ruba nei supermercati, o di chi li ha costruiti rubando?” cantava negli anni Settanta un profetico Francesco De Gregori.

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