martedì 28 maggio 2024

La versatilità dell'aceto Balsamico

I due Consorzi di tutela, rispettivamente della Dop e della Igt, dell'aceto Balsamico tradizionale di Modena si sono uniti. Presidente quello dell'attuale Dop e vicepresidente quella dell'Igt. Lavoreranno insieme, come si legge sul loro sito al quale vi rimando, per la sostenibilità sociale di impresa e la transizione ecologica. Senza dimenticare temi come la presenza sui principali mercati e l'internazionalizzazione delle vendite. L'aceto Balsamico, lo dice il nome, è raffinato in botti che ne esaltano il sapore dolceamarognolo e ne fanno il condimento ideale non solo sulle insalate, ma anche su fragole e gelato alla crema.

Alluvioni e siccità, ma quando arrivano gli aiuti agli agricoltori?

Al Nord si contano i danni della alluvione dell’anno scorso, al Sud quelli della persistente siccità. A rischio i raccolti di mais, soia e patate. Che difatti nelle rivendite scarseggiano e hanno prezzi superiori alla media del periodo. La grande distribuzione si affida alle importazioni degli altri Paesi Mediterranei con evidente rincaro di costi e prezzi finali. E non si è ancora capito, da quello che si legge sui giornali e si sente alla televisione, se il nostro presidente del Consiglio (o la nostra?) ha intenzione di mettere a disposizione i ristori invocati dalle popolazioni più colpite dal maltempo. Mentre oggi è sulla bocca di tutti il saluto che ha rivolto al governatore della Campania De Luca, come non sapesse di trovarsi di fronte a un nodo nevralgico (nervo scoperto) della storia recente e passata della nostra travagliata Repubblica. Non vorrei essere troppo didascalica e predicatoria, peccati capitali per un giornalista, ma non si capisce veramente cosa sia andata a fare Meloni in Albania e perché abbia lasciato morire ad un passo dalla costa le vittime tutte di colore di Caivano. Non ci ricordiamo più (ma si sa, gli italiani hanno la memoria corta) quando gli Albanesi scesero in massa da una nave stracolma e fecero di tutto pur di restare da noi. Ci vedevano come l’America per gli Italiani di inizio secolo e per un po’ anche lo fummo, al netto della delinquenza che sempre si annida in sbarchi di questo genere. Adesso la questione meridionale (chi ricorda lo Svimez o la Cassa del Mezzogiorno?) sembra non essere una questione dirimente, tanto lo scopo è far lavorare di più e a pedate nel sedere tutti quei fannulloni che intralciano “le mirabili sorti e progressive” del governo, magari come stagisti pagati a 5 euro al giorno. E pazienza se hanno studiato per una vita.

lunedì 27 maggio 2024

Il gelato artigianale, secondo la Mostra internazionale del gelato artigianale di Longarone Fiere (Bl), entra a pieno diritto nell'antipasto. Già calcolato come un pasto a tutto tondo, adesso in versione gourmet, esce definitavamente dall'ambito del dessert per entrare in quello di pranzo o cena dall'aperitivo fino al secondo. Il mio consiglio? Seguire in internet, sul sito di Mig, le evoluzioni di Luca Rizzardini, discendente di una famiglia di gelatieri attivi fin dal 1891.

Con la Brexit, barriere all'ingresso della nostra ortofrutta

E con la recente Brexit, uscita della Gran Bretagna dall'Europa Unita, l'ortofrutta italiana perde un bel mercato di esportazione. Oltre che di pasta e passate di pomodoro. La situazione si è aggravata con l'elezione a Primo Ministro britannico di un ex colono dell'Impero proprio quando moriva la Regina Elisabetta. Adesso le nostre merci devono essere sdoganate con tanto, come è ovvio, di pagamenti di dazi. Che incidono sul prezzo finale. Tutti i protocolli fitosanitari alla frontiera inglese sono entrati in vigore il 30 aprile. Inoltre c'è da rilevare, secondo Agrisole, che le tariffe doganali potrebbero essere interamente a carico del venditore.

mercoledì 22 maggio 2024

Cibi processati, quali sono e perché evitarli

Nel leggere le etichette dei prodotti alimentari ( ma spesso non basta neppure questo) ci si dovrebbe accorgere se i cibi contenutevi sono, non dico naturali, ma almeno non troppo processati. Per cibi processati si intendono quelli in cui si interviene per allungarne la scadenza e per migliorarne l’aspetto. In quest’ ultimo caso qualora avessero un colore che si discosta da quello che noi intendiamo per cibo buono da mangiare. Questi sono innanzitutto bevande gassate e zuccherate, merendine, snack, creme spalmabili, cereali da prima colazione, piatti surgelati precotti, yogurt aromatizzati, wurstel, hamburger, piadine, hamburger vegani. E’ soprattutto la quantità di grassi, zuccheri e sale a fare di un alimento un cibo da mangiare tranquillamente o da evitare. Ed è sempre il vecchio detto latino in medio stat virtus a doverci dirigere nelle nostre scelte a scaffale. Anche bere tanta semplice acqua come alcuni raccomandano può essere una scelta sbagliata. L’elenco completo di cibi processati e ultra processati è in rete sulla pagina di Nova, che ne ha scritto, e che ho condiviso su Facebook. I cibi non processati sono invece verdura, frutta, legumi, frutta secca ma non zuccherata. E il muscolo della carne, le cui proteine sono un prezioso alleato della nostra salute. Le proteine della carne sono infatti ricche di amminoacidi essenziali per lo sviluppo e il tono della nostra struttura, muscolare e scheletrica. Ed è pertanto necessario mantenerla nelle nostre diete dopo lo svezzamento e poi. Questo, come va da sé, non c’entra nulla con le inutili sofferenze inferte alle bestie da macello, la cui integrità andrebbe conservata fino a e anche quando sarà necessario abbatterle. Per i formaggi andrebbe fatto un discorso a parte, perché nella loro produzione interviene la cagliata che è una parte dell’intestino degli animali. E perché il lattosio può essere causa di intolleranze e allergie. Come certamente saprete le intolleranze sono la semplice indigeribilità anche di prodotti semplici e sani come caseari, latte e burro. Mentre le allergie possono causare guai seri alla salute. Ma nessuno finora sembra mai morto per aver addentato una mozzarella, un pezzetto di grana padano o parmigiano reggiano. Soppesare con la giusta calma e con l’informazione ai guai causati da una dieta sbagliata è importante. Per non rischiare anemia, diabete mellito, gotta, obesità, pressione alta e altre malattie cardiache.

venerdì 17 maggio 2024

Proteine sostenibili e carne di pitone, cosa ci insegnano Innocenzi e Codignola

Quando alla Fiera di Rho (Mi), nel 2015, venne anche il presidente Obama con la moglie, che si batteva per menu più sani nelle mense scolastiche, si parlava già di insetti nel piatto. Un’alternativa alla carne di manzo il cui allevamento in cattività produceva combustibile fossile. Insieme al gas delle automobili, responsabile della crisi climatica cui stiamo assistendo. E alla crisi ambientale in ogni angolo del mondo per cui è stato creato il nome di “Antropocene”, da anèr, andròs (Uomo in greco classico) e ocene, era geologica. Poi la pandemia ci tenne con il respiro tirato e la ricerca del vaccino più adatto alle nostre esigenze. Senza le nefaste conseguenze di cui alcuni lamentavano l’insorgenza (crisi trombotiche al cervello). La rapidità con cui il virus si diffuse diede luogo ad un altro nuovo nome: “Spillover”, salto dagli animali all’uomo. Davvero un animale allevato in cattività e perciò in cattive condizioni igieniche e ambientali poteva attaccarci il virus? Fiumi di inchiostro sono stati versati su tali questioni. E se ne versano ancora. Peccato che gli italiani leggano meno di un libro all’anno. Ma se ne parla alla televisione e alla radio e tanto sembra bastare. Di alternative alla carne di maiale, pollo e manzo nella dieta degli italiani sembrano non esserci. Anche perché siamo un popolo poco propenso alle novità e molto condizionabile dai nostri passati, intesi come usi e costumi. I responsabili degli allevamenti intensivi, come del resto anche quelli dell’agricoltura “industriale” (soia al posto del mais e del grano; seitan al posto del latte e così via), non arretrano. Salvo chiedere migliori condizioni di lavoro e moratorie sui debiti pregressi e su quelli dell’ultimo anno causati dall’alluvione in Romagna, l’orto d’Italia. Come le Puglie ne sono il granaio, Calabria e Sicilia gli agrumeti e Sardegna e Isola d’Elba troppo impervie se non per allevare capre da lana e da latte. Nonostante tutto ciò, anche in Italia spuntano novità in merito alla ristorazione (Per un elenco completo cfr. i siti internet di Cibus e di Tuttofood). Del resto sono decenni che gli addetti al settore parlano di qualità come di unione tra tradizione e innovazione. E’ in questo senso che va letta su Lucy de La Lettura di maggio 2024, la provocazione di Agnese Codignola che ne ha scritto un libro per Feltrinelli. Dove spiega come per salvare il mondo le proteine del futuro dovranno essere diversificate, flessibili e sostenibili. Facendo l’esempio della carne di pitone, venduta a Hong Kong da Pizza Hut, la catena statunitense presente 110 Paesi del Mondo. Ma noi italiani dovremo abbattere i nostri pregiudizi culturali. Come fu per l’idea di mangiare larve di insetti, per me l’archivieremo nel libro dei sogni, o degli incubi. Voi la mangereste? Se mi scrivete apriamo il dibattito. E se vi interessa come cibarvi di carne che non abbia sofferto inutili sofferenze, che non provochi inquinamento ambientale e atmosferico, che non riempia le tasche dei soliti noti ma venga incontro alla richiesta di salute di noi cittadini che consumando carne da allevamenti intensivi sviluppiamo resistenza agli antibiotici vi consiglio un film. Si tratta di Food for Profit, girato dalla giornalista Giulia Innocenzi con il suo regista Pablo D’Ambrosi in tutta Europa per denunciare e smascherare i falsi green washing e le sofferenze cui sono inutilmente sottoposti gli animali da allevamento. La Pac, politica agricola comunitaria, stanzia 400 mld di euro l’anno per sovvenzionare gli allevamenti intensivi. Perché e da chi sono investiti tanti soldi che vanno contro gli interessi di noi comuni cittadini? In rete ci sono tutti i cinema dove questo film viene proiettato, con la possibilità di prenotare una visione. Ma io non lo faccio perché non sopporto immagini di questo tipo così forti. A voi la scelta.

mercoledì 15 maggio 2024

Pavia: riso innovato ma non Ogm

Leggo sulla newsletter del Club Papillo che Il riso innovato a Pavia in 28 mq come coltivazione sperimentale sarà modificato secondo una tecnica di coltivazione a tecnologia di evoluzione assistita. Nel suo genoma si attivano geni collegati a determinate patologie ma senza uso di materiale estraneo. Per questo non si può parlare di Ogm.

Capsule Nespresso amiche dell'ambiente

Nespresso con Gaia (Gestione ambientale integrata dell'astigiano) ha messo a punto un sistema di riciclo delle capsule delle macchinette del caffé. Delle 85mila caspule recuperate si usa l'alluminio come si fa per la raccolta insieme alla palstica e l'interno della capsula si usa come compost per l'agricoltura.

Ue: stop al Prosek

Sul Corriere di Verona si legge del regolamento appena adottato dall'Unione Europea di mettere uno stop alle Ig (indicazione di origine) che evocano il nome di un altro Stato membro della Ue come menzione tradizionale territoriale. Clamoroso il caso del Prosek, nome che adottarono in Germania per un loro vino frizzante che poteva venire scambiato per il nostro Prosecco. Peccato che le uve e il sistema di vinificazione non fossero gli stessi e che perdipiù fosse venduto in lattina. Altro caso "storico" fu qualche anno fa quello del Tokaj, denominazione che ci fu "scippata" dagli ungheresi che ci obbligarono a chiamare il nostro Tokaj genericamente Friulano.

Sovranità alimentare: i nostri formaggi nei menu dei ristoranti

Sotto la pressione del Misa, Ministero dell'agricoltura e della sovranità alimentare, come si chiama adesso il vecchio Mipaaf, è stato concluso un accordo tra Afidop, l'associazione di categoria dei prodotti caseari italiani a denominazione di origine protetta (dop) e la Fipe, Federazione italiana dei pubblici esercizi. L'accordo prevede che i ristoranti mettano in carta i formaggi. La presenza in menu, per adesso di un ristorante su 10, riguarda 21 delle 55 Dop e Igp (indicazione di orgine protetta). Le linee guida di questo provvedimento prevedono inoltre di indicare il nome corretto e per esteso del formaggio e si raccomandano di adottare la temperatura ambiente ideale in cui presentarlo.

lunedì 13 maggio 2024

Elezioni europee, perché non si parla di Pac?

La Pac, Politica agricola comunitaria, è un organo europeo che si occupa di stabilizzare i mercati al nostro interno, di difenderlo nei confronti delle economie esterne, di produrre reddito e innovazione per i nostri agricoltori. L’ultimo rappresentante italiano all’interno di questo collegio è stato Paolo De Castro. L’8 e 9 giugno prossimi si vota per l’Europa. Candidati in campo una miriade di sigle e loghi di partititi e partitini che da soli non fanno il 4% (soglia sotto la quale c’è lo sbarramento all’entrata). Ma la vera sfida è tra Meloni di Fratelli di Italia ed Elly Schlein del Pd. Entrambe hanno già detto che se una delle due verrà eletta non andrà in Europa. E allora, perché votarle? E’ il solito gioco: ci si misura sull’elettorato prendendolo in giro. Ma oltre al metodo di questa campagna elettorale, mi interesserebbe conoscere qualcosa sul merito. Per esempio, adesso che la cucina italiana è candidata a diventare patrimonio culturale dell’Umanità a cura dell’Unesco. Adesso che non c’è programma in televisione in cui non si parli delle bontà dei nostri prodotti della terra e dei modi di portarli in tavola, cosa faranno i nostri rappresentanti in seno alla Commissione europea per difenderne qualità e prezzo? E’ noto per esempio che tanti anni fa gli agricoltori buttavano via le arance perché il prezzo al quale dovevano venderle era sottocosto. La stessa cosa accadde per il latte. Per le stesse ragioni, e per la mancanza dei ristori nelle zone più coltivate della Penisola dopo la siccità e le alluvioni degli ultimi due anni, i trattori sono scesi in piazza. La Pac, dovendo rendere conto a 27 Paesi difende maggiormente le colture di patate e grano, i due maggiori prodotti dell’agricoltura capaci di sfamare le genti. Ma noi abbiamo anche il riso, di cui si ciba quasi tutta la terra, che quest’anno secondo l’Ente Nazionale Risi avrebbe avuto bisogno di aiuti. E poi prodotti orticoli, olio, vini, frutta, agrumi, latticini (il 38% del nostro Pil). Per non parlare dei prodotti ittici che allevati o della pesca sono un’altra parte importante del nostro reddito nazionale. Ma anche qui bisognerebbe, come per la carne, affrontare il discorso della salute degli animali. Che sono maltrattati nelle fasi di allevamento e del trasporto. Per spingere l’acceleratore sulla loro capacità di produrre reddito. Un reddito che sporca le mani di sangue. Se volete approfondire le questioni sollevate dalla Pac, comprese quelle sull'etichettatura degli alimenti che preoccupa noi italiani quando dobbiamo scegliere tra un prodotto italiano o estero o sapere cosa contiene, vi rimando al sito euronews che è ricco di ogni tipo di notizie in merito.

giovedì 9 maggio 2024

Reti wireless 5g per l'agricoltura

“Il decreto legge sull’agricoltura di questo governo approva lo stanziamento di 209 mld destinati a sostegno di misure contro le fitopatie, fotovoltaico, pratiche sleali, lo stato di emergenza contro la siccità in Sicilia e la nomina di un commissario per le zoonosi nel Mezzogiorno.” Cfr. Agronotizie. Ma non saprei se sia stato utile agli agricoltori discutere in Parlamento, come si è fatto oggi 9 maggio 2024, di etichettatura di origine, falso made in Italy, bilanci delle importazioni ed esportazioni di prodotti ortofrutticoli. Tanto più che all’interrogazione parlamentare mancava un voce di opposizione. Leggo infatti su Agronotizie, la newsletter del Sole 24Ore sull’agricoltura, un lunghissimo articolo sui problemi del cablaggio delle reti di informazione tra i vari territori coltivati con la potenza, ultima in ordine di tempo, del 5 gigabyte. La promozione delle nostre dop è certo importante ma non quanto lo fosse già 25 anni fa, quando di un prodotto alimentare si diceva che per venderlo bisognava attenersi alle regole delle 4 “P”, prezzo, promozione, packaging, pubblicità. Nel frattempo il mondo è cambiato e siamo tutti collegati in rete, più o meno wireless (senza fili). Guglielmo Marconi, ma il suo primato fu subito conteso da Bell negli Stati Uniti, è stato certo importante nel collegare i vari Continenti con un sistema di cavi. Non meno di quanto lo fosse stato, sempre nel secolo appena passato, Enrico Mattei nell’aver trovato giacimenti di petrolio sotto il mare di nostra giurisdizione (ed ecco perché alla Meloni piace tanto parlare di piano Mattei). Ma il petrolio di oggi, quello che governa il mondo, è la ricerca scientifica finalizzata alle strutture di intelligenza artificiale. Senza essere quella dei robottini, buona per i film e i romanzi distopici. Qui si tratta di rendere all’agricoltura il primato della connessione ultrarapida anche nelle zone collinari e montuose che in Italia abbondano, “dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno”, per citare Manzoni. Perché rendere produttivo un terreno, anche quando bisogna uscire da condizioni climatiche avverse come le alluvioni e la siccità delle due ultime estati, oggi lo si fa non piegandosi sulla terra a raccoglierne i frutti (quello semmai lo fanno gli immigrati) e nemmeno saltando sulla prima macchina agricola di passaggio e con le sementi di una volta. Tutto è studiato minuziosamente in Rete con i moderni device. E il passo successivo sarebbe quello di rendere queste informazioni utili a tutti i nostri coltivatori, se non fosse per il piede di traverso che ci mette Elon Musk, sicuro di poterci portare, con queste potenze avveniristiche, a nutrirci nello spazio.

Utilitalia dice la sua sull'agrivoltaico

Secondo Giovanni Colarullo, presidente di Utilitalia, agenzia di servizi alle amministrazioni, l'accordo raggiunto sull'agrifotovoltaico è sbagliato. Affidando le sue considerazioni ad Ansa agricoltura spiega perché. I pannelli solari potrebbero benissimo essere installati, con benefici per l'ambiente e la transizione energetica, su i tanti fondi agricoli non utilizzati, né arati né seminati. Mettendo così d'accordo le parti in causa senza provocare danni chi la terra la coltiva ancora, ma rendendo ambientalmente non dipendenti dalle fonti energetiche fossili larghe parti del nostro Paese inutilizzate per le coltivazioni.

mercoledì 8 maggio 2024

Agrifotovoltaico, accordo trovato

E alla fine ho letto stamane sulle rassegne stampa che un accordo è stato trovato. Sulla base di un sistema di interdipendeza tra salute delle piante e responsabilità ambientale. Per sapere come questo vada fatto nella pratica dovrò sentire le Donne dell'Ortofrutta che si riuniscono ogni anno al Macfrut di Rimini. La Fiera delle sementi, dei prodotti contro i parassiti e delle macchine agricole. Comunque potete farlo anche voi navigando sul loro sito. Io posso portare qualche elemento in più con interviste.

Agevolare l'agricoltura o l'indipendenza energetica?

Agricoltura e tutela dell'ambiente possono coesistere? In Italia il dibattito è aperto. Poprio ieri sera in Consiglio dei ministri (Cdm) non si era ancora raggiunto un accordo tra i due ministeri competenti in materia. La questione è stata rimandata a stamattina e attendiamo nuove. Sarà Meloni a decidere? Intanto come si legge gratuitamente sul sito della maggiore agenzia di stampa italiana, l'Ansa (Ansa.it, agricoltura), il nodo della questione sono i pannelli fotovoltaici. Che in Italia, nella bulimia forse un po' inconsapevole degli ultimi vari governi, sono fioriti per ogni dove. Come le pale eoliche, ma quest'ultime da sempre additate come nemiche del bellissimo ambiente di cui la natura ha dotato l'Italia. In pratica, si tratta di come spendere i soldi del Pnnr e a cosa destinarli. Per il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e del Made in Italy (come si chiama oggi il vecchio Mipaaf) i pannelli fotovoltaici non possono e non devono essere posizionati nei pressi dei campi agricoli a terra, ma su una altura più decentrata di come si è fatto finora. Per agevolare il lavoro degli agricoltori sotto. Il Ministero dell'ambiente e della sostenibilità (Mase) invece spinge su provvedimenti atti a raggiungere l'indipendenza energetica per la difesa del territorio.

martedì 7 maggio 2024

Celle all'idrogeno, un'utopia sfumata in 15 anni

Idrogeno, una possibile energia sostituibile al petrolio che non si è concretizzata. Vediamo perché. L’idrogeno è il primo elemento della tavola periodica. Secondo lo studioso statunitense Jeremy Rifkin, potrebbe essere usato nelle celle o pile a combustibile come alternativa al petrolio. E’ il principale costituente delle masse stellari e del sole. Per questo fu usato nell’Apollo 12 dagli americani nella loro prima spedizione spaziale sulla luna. Mi ricordo ancora, adesso ho superato il mezzo secolo di vita, quando la mia prof di filosofia al liceo chiese uno per uno a tutta la classe cosa fosse per noi ciò che attivava i nostri elettrodomestici o le nostre automobili, sebbene in quegli anni si andasse più in motorino che in auto, almeno fino ad una certa età. In pratica ci chiese cosa fosse l’energia. Adesso, con le parole di Rifkin, saprei rispondere, ma quella volta rimasi interdetta. L’elettricità, certo, ma l’elettricità non derivava anche allora dal petrolio? Solo molto tempo dopo si iniziò a presumere che il petrolio forse, in certi contesti e con certe avvertenze, potrebbe essere sostituito dall’idrogeno. E proprio adesso molti si sono messi a ristrutturare casa con i pannelli fotovoltaici sul tetto. Spinti dal superbonus statale del 110%. I pratica la banca ti dà 100 e il resto ce lo mette il governo. Quindi stop al petrolio e celle elettriche a combustibile non fossile che possono anche essere installate sui tetti delle case rifatte. I combustibili fossili infatti sono tra le principali preoccupazioni di molti governi perché gravano tutti sulle spalle di lavoratori che devono scendere nelle miniere spesso senza adeguata protezione. Come dimostrano oggi i troppi terribili incidenti sul lavoro, ultimo proprio ieri, con i decessi degli operai coinvolti. Al tempo di Economia all’idrogeno, il libro pubblicato per le edizioni Mondadori nel 2002, Rifkin dava per scontato che ci fossero già in Occidente cooperative di consumatori impegnate o perlomeno interessate a sviluppare reti, un po’ come Internet agli inizi, libere e gratuite di celle all’idrogeno. Per scaldare casa, per fare rifornimento alle macchine elettriche etc., cosa di cui si discute proprio oggi. Purtroppo questo non è accaduto, per una serie molteplice di motivi. Intanto è stato dimostrato come l’idrogeno sia troppo costoso e troppo difficile da produrre, stoccare, distribuire e rendere inoffensivo. Un suo sottoprodotto, l’idrogeno solforico, che si origina tramite una reazione chimica che potrebbe insorgere in uno dei passaggi della sua lunga filiera, se soltanto inalato è letteralmente micidiale. Inoltre a quel che si sa in Italia, i pannelli fotovoltaici installati a livello terra nei campi agricoli hanno finito per far seccare le drupe di molti prodotti dell’orto e delle piante. E non si sa quando verranno espiantati. Il nostro governo sembra avere al momento altre preoccupazioni. Ma anche l’Unione Europea pare non aver emanato direttive dirimenti in proposito. Piuttosto sarebbe utile sapere cosa ne è della coltura idroponica, di cui ho già parlato su queste pagine, che potrebbe anche diminuire l’uso di pesticidi in agricoltura. Le coltivazioni in acquaponica interessano 150 specie di ortaggi, tra cui zucchine, pomodori, meloni, cocomeri e cetrioli. Le loro radici vengono immerse in particolari spugne staccate dal terreno che non abbisognano di pesticidi. In Italia il demanio detiene ancora 500mila ettari di terreni incolti che si possono affittare tramite i crediti Ismea (L’istituto per lo sviluppo dei mercati agricoli). E che potrebbero essere convertiti a questo tipo di coltivazione. La popolazione mondiale cresce a ritmi insostenibili e a breve sarà impossibile, anche mettendo a frutto l’intera terra disponibile, sfamarla tutta. Con questo nuovo metodo, la resa è doppia rispetto alla coltivazione sul terreno, senza emissioni di CO2 e senza bisogno della chimica. Da 30 anni utilizzata, secondo una ricerca della rivista scientifica Pnas, in Usa, in Australia e nelle aree semidesertiche, per allevare pesci e crostacei, la sua conoscenza risale a 600 anni fa, ad opera degli Atzechi. A Dubai negli Emirati Arabi, terra desertica per eccellenza, è stato costruito il più grande impianto idroponico del mondo con una quantità d’acqua che non si dovrà cambiare per un anno. Con consumi energetici molto bassi ed energie rinnovabili per una produzione continua tutto l’anno. Tutto ciò che so sull’idroponica lo devo a mio nipote, un ragazzino di buona famiglia e di ottime intenzioni scolastiche (studiava per diventare geometra) che me l’ha spiegata pur essendo rimasto traumatizzato da un episodio avvenuto in un supermercato dell’hinterland milanese, di cui per amor di patria non citerò l’insegna, quando, accusato di aver rubato delle merendine ha dovuto svuotare le tasche per far vedere che non era vero. Ma si può? “Tu stai dalla parte di chi ruba nei supermercati, o di chi li ha costruiti rubando?” cantava negli anni Settanta un profetico Francesco De Gregori.

giovedì 2 maggio 2024

Dal Sigep le novità sul gelato artigianale

Osservatorio Sigep presenta anche quest'anno le tendenze del gelato artigianale per la prossima estate. La prima novità è il gelato nei coni e coppette alla carota, mandarino e limone di Eugenio Morrone maestro gelatiere a Roma, un evidente richiamo alle vittorie del giovane Sinner nei tornei di tennis. Cioccolato bianco e sparagi, erbe aromatiche, poco zucchero e tiramisu le altre novità. Il comparto è in crescita del +16% in generale e del +12% nelle città d'arte, prese d'assalto in questo ultimo lasso di tempo dai turisti stranieri. I maggiori Paesi europei, Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito segnano un aumento del +4,4% secondo dati Crest-Circana. Il nostroa Paese è il primo per produzione e consumo con il 28% delle porzioni servite sul totale europeo. Secondo Giancarlo Timballo, presidente di Fiapet di Udine, si lavora sui prodotti locali e sul territorio. Tra le sue proposte il gelato al lampone e rosmarino. Secondo Domenico Belmonte, maestro gelatiere di Santa Maria di Castellabate tornano i grandi clasici come la crema ma c'è anche un boom della frutta esotica tra cui mango e frutto della passione. I gusti classici come torroncino, vaniglia e cioccolato comunque resistono anche se la tendenza è quella di ridurre il contenuto di grassi e di zucchero.