venerdì 13 novembre 2015

Crisi del latte. Un aiuto dalle agrigelaterie?


Dopo la recente protesta degli allevatori a Lodi per la scarsa remunerazione del proprio prodotto e una vertenza che si è chiusa con un nulla di fatto, venerdì al Salone del Turismo Rurale di Verona Fiere, le “agrigelaterie” si sono proposte come valida alternativa per il mercato di sbocco del latte. Nate nel 2001, costituiscono una realtà in crescita, come ha confermato recentemente anche la Coldiretti all' Expo di Milano. Ma il gelato non è ancora un prodotto agricolo e non rientra nel reddito agrario, anche se è un alimento somministrato negli agriturismi che hanno gli animali. Ne stanno discutendo L.I.A.G. (Libero Istituto dell'Arte Gelatiera) di Bolzano e La Dolza, fattoria didattica e agrigelateria di Follina (Tv), sede dell’attività formativa dello stesso istituto. Un inquadramento generale della tematica è stato presentato dal presidente di L.I.A.G., Loris Molin Pradel. L'argomento è stato ulteriormente approfondito da Paolo Garna, già direttore della MIG di Longarone Fiere. Tutti concordando, come ha detto il maestro gelatiere Marco Gennuso, sul fatto che ogni prodotto che serva a produrre un gelato, anche quelli a base di acqua (frutta), possa essere espressione di un’azienda agricola, interessata a valorizzare i prodotti di nicchia e le biodiversità del proprio territorio in una coppa o cono. Dal canto loro, i gelatieri pubblici esercizi aderenti a Cogel Fipe avevano già chiuso un accordo, tramite il Ministero della Salute, per fare il gelato con il latte crudo comprato direttamente alla stalla a 65 centesimi (all'industria è pagato 40) e poi pastorizzato in laboratorio. E per il trofeo "Coppa d'Oro" della Fiera di gelato di Longarone Fiere (Belluno) si è scelto di misurarsi sul gusto alla ricotta di latte vaccino.

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