Secondo iI Bureau pour la protection des consommateurs, gli
acquirenti vogliono etichette chiare. Anche una ricerca Ispos lo conferma: il 31% degli italiani controlla gli
ingredienti indicati sulle confezioni e pretende informazioni leggibili ed
esaustive.
Nei Paesi occidentali 83 consumatori su 100 leggono le
etichette prima di decidere quali prodotti alimentari mettere nel carrello
della spesa. Controllano soprattutto la lista degli ingredienti, perché nel
loro piatto e in quello dei loro figli, infatti, vogliono solo alimenti
realizzati con ingredienti naturali, semplici e "puliti".
Tra questi, un posto d’onore spetta ai
formaggi Dop italiani, che hanno una lista degli ingredienti davvero brevissima:
latte fresco, sale e caglio. A sottolinearlo è Afidop - l'Associazione
che riunisce le più importanti produzioni casearie tutelate italiane, creata
dai Consorzi di tutela con Assolatte e Confcooperative.
Ma la questione
dell’etichettatura è tutt’altro che semplice o risolta una volta per tutte. Di
volta in volta, dal prosciutto al vino, dall’olio ai formaggi, la Commissione
di Bruxelles mette a punto nuove norme che riguardano le indicazioni
nutrizionali, i claims “pubblicitari”, la percentuale di grassi saturi e
insaturi, quella di zucchero e sale e adesso anche gli allergeni (es. il
glutine contenuto nei cereali, farine, farro, prodotti a base di grano). La questione
riguarda le carni e il pesce, i formaggi e i vini, le conserve e il latte.
Tutti
gli obblighi e gli adempimenti delle aziende di produzione, dei laboratori di
analisi e del personale addetto ai controlli e degli organismi di
certificazione sono stati l’oggetto di un convegno a Parma il 16 novembre
tenuto da SSICA, Stazione sperimentale per l’industria delle Conserve
Alimentari, e Accredia.
La certificazione di prodotto nel settore
alimentare è costituita dai Regolamenti CE, e pare che adesso la Commissione
europea sia orientata a reintrodurre l'obbligo di segnalare
sull'imballaggio il nome e la sede dello stabilimento di produzione degli
alimenti. Dalle norme UNI-ISO per i procedimenti produttivi e, per quanto
riguarda gli enti di analisi, da Accredia. Che comprendono precisi obblighi,
adempimenti e responsabilità amministrative e penali che configurano il reato
agroalimentare: un sistema multidisciplinare che riconosce e distribuisce
responsabilità in capo ai vari attori.
Ma
ci sono anche enti che controllano con metodi interni e/o privi
dell’accreditamento dei metodi ufficiali di analisi. In tutto questo sistema
bisognerà mettere ordine anche in vista della crescita del commercio online,
che prevede norme diverse in etichetta, e del biologico, in continua e rapida
crescita.
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