martedì 8 dicembre 2015

Cresce l'export del nostro agrifood


Sale, secondo dati Istat, significativamente nel primo semestre di quest’anno, l’esportazione di agroalimentare, che ha raggiunto più 18 mld di euro, un risultato in aumento di oltre 8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2014. Il Ministero per le politiche agricole investirà 70 mln di euro nei prossimi tre anni per sostenere le esportazioni che già adesso si attestano a 36 mld di euro all’anno che si spera arriveranno in tre anni a 54. A giugno, inoltre, il mercato Usa ha fatto registrare un +29%, con vendite che nei sei mesi superano 1,7 miliardi di euro. “Sono numeri record, che danno la dimensione della potenza che l'Italia esprime in questo settore e ci raccontano la forza di un tessuto fatto da centinaia di migliaia di piccole imprese che si mettono in gioco e puntano a conquistare i mercati mondiali. I consumatori di tutto il mondo cercano l'Italia a tavola, vogliamo aiutare i produttori a coprire questo fabbisogno con i veri prodotti italiani". Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha commentato i dati. La battaglia contro le imitazioni sta dando i suoi frutti soprattutto nel comparto de formaggi Dop dove tutto si attendono scompaia l’odiato “parmesan”, italian sounding che ha un fatturato di tutto rispetto sottratto al nostro Parmigiano Reggiano Dop.

Secondo Afidop, l’Associazione Formaggi Italiani DOP e IGP creata da Assolatte, Confcooperative e dai Consorzi di tutela per sviluppare l’informazione, la promozione, la valorizzazione e la tutela dei formaggi italiani a denominazione di origine, l’export è cresciuto nell’ultimo anno del +5,5% (per un controvalore di 1mld e 400 mln di euro). Attualmente Afidop raggruppa 25 formaggi DOP che rappresentano quasi il 50% della produzione casearia totale nazionale e il 99% della produzione DOP italiana.

 

In testa, tra le destinazioni, l‘ Europa (Germania, Francia e Inghilterra), USA e Canada. Ma è in forte crescita anche l’Oriente (Cina, Corea e Giappone) dei nuovi ricchi interessati a prodotti di qualità che fanno status.

 

Il fatturato interno alla produzione ammonta a 3,9 mld, mentre il fatturato al consumo supera i 5 mld di euro. Nel 2014 la produzione italiana di formaggi a denominazione ha raggiunto quota 498mila tons, che corrispondono a circa il 40% del totale delle produzioni alimentari certificate. I rappresentanti Afidop, presenti a Expo, hanno partecipato settimana scorsa all’incontro di Bruxelles fra gli stakeholder UE e USA per i negoziati TTIP, il commercio alimentare d’Oltreatlantico, volti al riconoscimento delle denominazioni di origine da parte degli Stati Uniti.

 

Negli Usa infatti, oltre ad accettare che il formaggio venga prodotto con polvere di latte anziché con il latte, si vendono tante nostre Dop imitate con la forza di un nome che è entrato a far parte dei nomi “comuni”, come il pecorino. Che sia quello sardo, toscano, o romano, l’origine non importa e nemmeno la denominazione di origine protetta dalla Ue. Qualche anno fa il Consorzio di tutela di quello romano aveva brevettato il nome e deposto il brevetto negli Usa proprio per evitare questo fenomeno, ma gli effetti di tale azione legale non si sono fatti sentire.

 

L’italian sounding costa complessivamente all’Italia 60 mld di euro. Il comparto dei formaggi è quello che più ne risente perché ne siamo, insieme alla Francia, i maggiori produttori ed esportatori. Anche il fatto che il latte sia pagato alla stalla solo 35 cent (adesso con l’intervento del Mipaaf Lactalis, la multinazionale francese del latte lo paga 41 cent) scoraggia ii produttori della materia prima  a continuare a lavorare nelle stalle perché sono messi in ginocchio dalla concorrenza estera (arriva latte fresco anche dalla Germania) e dalla questione delle multe per le quote latte che non sono state ancora tutte pagate e per le quali il Mipaaf ha messo sul piatto 120 mln di euro per i prossimi 3 anni.

 

E così, nonostante tutto l’impegno profuso da organizzazioni come Slow Food che con i suoi Presidi e con le manifestazioni come Cheese ha cercato di mettere in luce anche piccole nicchie produttive eccellenti di grande valore, la nostra produzione non è abbastanza valorizzata o almeno non come dovrebbe esserlo. Nonostante ciò l’industria di trasformazione (riunita in Assolatte e adesso in Afidop per avere maggiore forza) continua nelle sue campagne di promozione e sostegno alla produzione. A questo proposito ha anche ospitato recentemente a Expo i delegati alla sicurezza alimentare di tutto il mondo per offrire la garanzia delle qualità igienico sanitarie dei suoi prodotti. Un impegno profuso in un momento in cui con la concorrenza di Paesi stranieri anche in campo alimentare, l’intero mondo del cibo non è esente da scandali legati alle imitazioni o alle false denominazioni di origine.
 

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