martedì 13 dicembre 2022

Spumanti, tra crisi e Covid, quanti ne stapperemo?

E come ogni anno l’Osservatorio Vini Effervescenti OSVE CEVES UNI, nato nel 1991 e diretto da Giampietro Comolli, presenta l’andamento a preventivo del consumo di spumanti per le Feste di fine anno. Quelli del periodo 2022-2023 registrano volumi, cioè numero di bottiglie vendute, in crescita regolare, mentre a valore assistiamo ad un exploit dei prezzi. Commenta il responsabile della ricerca: “ In questo periodo sono stati quasi recuperati i volumi pre-pandemia del 2019 in Italia. Crescono infatti ancora l’ affidabilità e le esportazioni verso i consumatori stranieri. Mentre quelli italiani sono divisi tra ineguaglianza di condizioni sociali, incertezza e difformità negli acquisti. Cambiano così i luoghi e i tempi di consumo che incidono sulle scelte, tra asti spumante, metodo champenois o charmat”. L’Italia è sempre prima nella produzione mondiale di vini spumanti sia metodo tradizionale (nicchia del 3,1 % del totale) che metodo italiano. Ed è anche prima anche nella esportazione, nella notorietà e richiesta. Ma, come osserva Comolli, “finiamola di chiamare charmat o martinotti il nostro metodo di produrre spumante: è squalificante. E’ assurdo usare il cognome di una persona come indicazione di un metodo produttivo! E’ sminuente della identità e della professionalità dell’insieme di tutti i produttori.” Chiusura anno 2022 Le primissime stime sulla chiusura dell’anno 2022 vedono, a fronte di una produzione intorno a 870 milioni di bottiglie per un valore di 3,3 miliardi di euro, consumi attesi (Docg, Doc, Igp e VS) di 855-865 milioni di bottiglie per un fatturato mondiale al consumo di 7,3 miliardi di euro. L’Italia è sempre più vicina al record della Francia, ma solo grazie a distribuzione, commercio, importazione. “Occorre ancora riflettere su questo dato economico, ma in un’ ottica di strategia nazionale anche istituzionale e di scelte di politica degli asset agroalimentari nazionali” chiosa Comolli. Il 2022 ha visto infatti forti rincari su tutto l’agrifood, che incidono di più sulle etichette di primo prezzo, quello inferiore su cui confidano di poter stappare una bottiglia le famiglie meno abbienti, rispetto alle bottiglie premium, le più pregiate riservate a pochi, sia per vini spumanti che tranquilli. Canali di vendita Meno vendite di bottiglie di vino e spumanti nella grande distribuzione, distribuzione organizzata (supermercati, ipermercati e discount) ed e-commerce rispetto al 2020 e 2021. Recuperano invece i volumi e i consumi in horeca, (hotel, restaurant e catering) e ristorazione commerciale, dal 4 al 9% a partire già dall’estate. Si attendono 75-78 milioni di bottiglie stappate durante i 30 giorni di festività (erano 78,4 nel 2019): privilegiate le bottiglie fra 6 e 9 euro di prima fascia e fra 15 e 20 euro di prezzo al consumo (intorno a 35-45 euro, il valore al ristorante più gettonato). I consumi delle feste valgono in cantina circa 280-290 milioni di euro che, al consumo e sulla tavola diventano circa 700 milioni di euro. Gli italiani tornano a fare festa fuori casa, soprattutto dopo Vigilia e Natale (26 dicembre quasi esauriti ristoranti e trattorie), mentre a Capodanno sempre più festa in strada, molto meno in casa e nei locali notturni. Modi di festeggiare Si attendono meno pranzi e cene luculliane in famiglia e in casa. Per la sola notte di Capodanno si prevedono 36-39 milioni di bottiglie di bollicine stappate per un giro d’affari al consumo di circa 400 milioni di euro. Il 2022 sottolinea ancor più la forbice fra etichette di primo prezzo e quelle premium. Negli ultimi 6 mesi del 2022 si sono registrati sugli scaffali e nelle liste rincari fra il 5 e il 10% delle bottiglie di vini e spumanti, anche non giustificati per contratti sottoscritti nei primi mesi del 2022. Rincari che sembra non dipendano dalle aziende produttrici. Piuttosto dai rincari dei prezzi di vetro, di tappi pregiati di sughero e dell’Iva.

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