martedì 27 marzo 2012

La Conca d'Oro e il Belpaes(aggio) distrutto

La Conca d'oro, la pianura su cui sorge la città di Palermo, coltivata ad agrumeti, da cui il caratteristico colore dorato, e poi saccheggiata da un'espansione urbanistica selvaggia passata alla storia come "sacco di Palermo", era uno dei posti più belli al mondo. Salvatore Borsellino la lasciò 42 anni fa, il magistrato Paolo rimase, e tutti sanno come andò a finire. Ucciso il 19 luglio 1992 per aver ostacolato la trattativa tra Stato e mafia, in una strage di cui ancora adesso non se ne conoscono i colpevoli. Il fratello tiene viva la sua memoria, e soprattutto lotta per sapere, in incontri come quello organizzato ieri sera all'Auditorium di Arese (Mi) dall'Associazione InFormazioneInMovimento, cui ha partecipato anche il Sindaco d'Italia, fino a ieri primo cittadino di di Cassinetta di Lugagnano (Mi), Domenico Finiguerra, Premio Personaggio Ambiente 2011, per spiegare la sua idea di recupero dell'esistente in urbanistica, senza percepire gli oneri di urbanizzazione e con zero consumo di territorio.  

Ecco, il territorio e il suo saccheggio da parte di chi vi fa affari è stato il filo rosso dei due interventi della serata. Le trame e le connivenze che nascondono ancora chi uccise Paolo Borsellino, dice il fratello Salvatore, costituiscono un sistema. Come un sistema in Italia è quello di coloro che distruggono il territorio, 500 km quadrati all'anno (13 ettari al giorno nella sola Lombardia, dove il 42% del suolo è già costruito) sottratti all'agricoltura e al paesaggio, ciò che abbiamo di più bello e di più utile, e perdipiù di pianura fertile, perché costruirvi costa meno che in altre parti. E questo nonostante nell'art. 9 della Costituzione vi sia scritto che la Repubblica "tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione". E non: "richiede valutazioni di impatto ambientale" ... 

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