"diario sul cibo per chi non crede che il cibo sia cultura ma nutrimento e garantirlo a tutti sarebbe già un bel passo avanti...esistono 'il pane e le rose'…assicuriamo il pane a tutti perché tutti possano avere anche le rose…"
mercoledì 25 settembre 2024
Buco nell'ozono, dove è sparito?
Buco nell’ozono. E chi se ne ricordava più. Ma comportò la messa al bando dei refrigeratori e delle bombolette spray. Perché a poco a poco avrebbe comportato quello che stiamo vivendo adesso. La scomparsa di Polo Nord e Polo Sud. L’idrogeno non si è rivelato una soluzione migliore, perché è una molecola di ossigeno addizionata di un’altra molecola. Quindi peggio ancora.
Gli Albanesi amati da Meloni e lo scippo del Tavoliere delle Puglie
Siccità al Sud, alluvioni al Centro Nord infieriscono sui raccolti e il premier Meloni non ha altro che dire di assicurarsi, come fosse semplice. Le assicurazioni, come le banche ad esempio, ti offrono l’ombrello quando c’è il sole e te lo tolgono appena piove. E poi ha pensato bene di accordarsi con gli Albanesi che ci hanno, appena arrivati, tolto il bene del Tavoliere delle Puglie, il maggior produttore di grano del nostro Paese. Edi Rama ha di che essere contento, finalmente lo sbarco di tanti anni fa, anni Novanta, sulle nostre coste sta dando i suoi frutti.
La misoginia di Slavoj Zizek e le ultime fatali avversità in questa povera terra
Se in un romanzo ad un certo punto compare una pistola, prima o poi questa sparerà. Se un uomo con il fucile ne incontra uno con il revolver, il secondo non avrà scampo. Questi pochi miei ricordi di quando studiavo da critica cinematografica, e ho ancora una libreria piena davvero di volumi in argomento, compreso un compendio di cinema e psichiatria in cui si spiega anche come è che nei film i medici in genere non ci facciano una bella figura. Ma sono ricordi ormai lontani e per un po’ della settima arte ho anche scritto ma in un newsmagazine in cui la cultura si condivideva senza monetizzare alcunché. Bene, di cose interessanti ne ho fatte, ma la vecchiaia incombe e non è bella. A parte procurarsi un bozzo in testa e rompermi un femore, stavo già male senza queste altre due preoccupazioni. Ma tant’è, la vita dà e la vita toglie. Ci sono persone più fortunate e altre meno. E altre ancora che hanno messo a frutto gli insegnamenti di genitori e professori in gamba e altri poco. Ma non per colpa loro, proprio per madri e padri e professori. A me non poteva capitare di peggio. In entrambi i casi. Per questo quando tra le mie peregrinazioni nei libri e articoli di giornale ho incontrato la firma di Slavoji Zizek mi si è aperto un mondo. Lui dei suoi genitori non voleva nemmeno sentir parlare. Capitolo chiuso. E dire che mio padre era buono e me l’aveva insegnato che la terra, che gira su se stessa in un movimento di rotazione da ovest a est e di rivoluzione intorno al sole (le 24 ore di un giorno e una notte), avrebbe potuto subire prima o poi uno scostamento. Lo zenit diventare nadir? Possibile. Poco probabile, ma possibile. I ghiacciai del Polo Nord che si sciolgono? Possibile. Anzi, già fatto. Il Polo Sud che diventa rovente? Possibile, anzi già fatto. Impossibile non intenerirsi per i piccoli canguri che saltano nel marsupio della mamma per scappare dalle fiamme. Come era già stato fatto prima per i panda che mangiavano canne di bambù incuranti della loro brutta fine, tra un mare di plastica che invade le nostre coste, ottomila chilometri, per l’esattezza. Al peggio non c’è mai fine, questo me l’aveva insegnato il mio analista. E aveva ragione. Solo che io ai tempi prendevo sottogamba i suoi insegnamenti e mal me ne incolse. Ma ero giovane, avevo appena trovato un uomo che faceva davvero per me, come mio marito, venuto prima, del resto. E anche il mio fidanzatino del liceo che avrei dovuto tenermi ben stretto. Ma chi capisce poco le lezioni della vita, ne paga il fio. Adesso che sto per diventare prozia - sia mai detto che avrei potuto diventare mamma, nonna o bisnonna, non mi è stato dato - ne avrei da insegnare, ma non sono un buon modello comunque.
La globalizzazione sta per fallire?
Una volta si diceva la Cina è vicina. Adesso lo è veramente. Sembra aver attaccato tutti i gangli nodali del nostro sistema di difesa ed è più attrezzata di noi nel voler attaccare e impadronirsi del mondo. Tra l’altro alleati ne ha, tra la Russia del vecchio compagno Trostzky e le nuove democrature del mondo. Che sono grandi Paesi ma non grandi democrazie. Piuttosto autocrazie dove comanda uno solo. Dal mio lato d’osservazione che è sempre stato parziale, troppo parziale, non mi sono accorta di due fatti essenziali della mia vita: la prematura morte di mio padre e il mio farmi portare in giro dai miei compagni di classe (al tempo facevo il ginnasio) in un Erasmus quando l’Erasmus non esisteva ancora. Per i pochi, pochissimi che non sanno ancora cosa sia sono viaggi di studio in un’altra città (ai miei tempi) o in un’altra nazione, ai tempi dei figli dei miei figli che peraltro non ho avuto il bene di avere. Così lontani da casa purtroppo non se la passano molto bene, ma da quando sono arrivati sulla scena face book, amazon e mask il mondo è cambiato. Adesso si compra tutto a noleggio e quando non vogliamo più una cosa che abbiamo comprato la rivendiamo e il gioco è fatto. In gergo si chiama leasing.Ma il mondo è diventato estremamente complicato e non tutti si possono permettere di comprare e vendere. Quanti saremo in tutti? Tra Americhe ed Europa oltre un miliardo di persone. Tra l’Est dei nuovi arrivati sulla scena del mondo, Cina, Russia (diventate nuovamente alleate), India, Corea, Indonesia, Oceania anche molti ma molti di più. E tutti ovviamente reclamano benessere. Quando per stare bene basterebbe avere un tetto sopra la testa, un mezzo con cui muoversi, anche la bicicletta, e quanto basta per una dieta sana. Ecco è forse quest’ultima cosa che manca a tante persone, nonostante gli appelli alla piramide alimentare che però non è sufficiente per tutti. Ma con la popolazione del Vecchio Mondo che invecchia e quella del Nuovo che non ha medicinali a sufficienza per curarsi né cibo per sfamarsi la globalizzazione sta per fallire.
Libri per l'estate
Nelle mie giornate di vacanza nullafacente per il troppo caldo ho riletto, oltre a molti altri, un libro degli anni Ottanta, Multigiornalismi”. Stupefacente rivedersi dopo trent’anni ancora a quei tempi. La tesi sostenutasi è la seguente. In Italia la lettura dei quotidiani e quindi la capacità di formarsi una coscienza prima ancora che politica, civile, è un atto ben lungi superato dal guardare la televisione e adesso dal chattare in internet. Insomma siamo un popolo di mattacchioni che invece di cercare di imparare qualcosa criticamente subiamo supinamente quel che passa la tv. Ed è su questo vulnus, sia detto per inciso, che ha fondato il suo impero mediatico Mediaset. Ma anche Riffeiser con Vista e Cairo con La7 non sono stati a guardare. Padroni delle industrie di quando il cinema muto era ancora muto che adesso siedono su imperi mediatici da milioni di milioni. L’editoria cartacea non ce la fa a stare dietro ed è stata anche accusata di farsi sovvenzionare l’acquisto della carta dallo Stato. Adesso arriva l’intelligenza artificiale della quale ai tempi di “Multigiornalismi” non si pensava nemmeno. Comunque la televisione e la radio, e quest’ultima compie cent’anni, privilegiano, come del resto il cinema, la comunicazione, mentre i quotidiani l’informazione. L’informazione è fatta di simboli discorsivi che richiedono una meditazione, mentre la comunicazione simboli rappresentativi a più alto coinvolgimento emozionale. E finché in Italia non si raggiunge un grado di istruzione adeguato difficile che la prima prevalga. Quattro i nodi da sciogliere che il libro si propone di fare: la problematicità della percezione sociale del giornalista; la cultura e la formazione degli operatori; l’impatto degli assetti proprietari; la crisi del prodotto generalista. Che poi, aggiungo io, non è mai stata vera crisi perché la televisione generalista è ancora la più guardata dagli italiani. Si intenderà generalista di un prodotto cartaceo che si occupa di moltissime problematiche, dalla politica, sempre in primo piano, alla cronaca, bianca e nera, all’economia, agli spettacoli, allo sport. Ma è curioso osservare come trent’anni fa si parlava già di multigiornalismi, termine che trent’anni dopo scivolerà nella parola multiverso. Cercare di spiegare cosa sia il multiverso è compito arduo. Ma immaginate una rete, in questo caso internet, che collega una miriade di punti nodali dai quali si può entrare e uscire a piacimento ingollando una pillola rossa o un pillola verde. Il protagonista di questa vicenda si chiama Neo e il suo alveo è naturalmente un film, o un libro, fate voi. Solo che ad un certo punto questa vicenda diventa realtà ed è come se fossero connessi una miriade di computer dai quali trarre la propria storia personale. C’è di che spaventarsi, ma è tutto vero. Viviamo ormai nella rete delle reti. E anche un apparente innocuo lago artificiale tira su una miriade di pesci, sì, ma tutti morti. Il multiverso comunque comporta una cosa non molto facile da realizzare, essendo l’Italia composta da circa ottomila comuni e quasi tutti sul mare. E cioè la digitalizzazione dei comuni stessi con la stesura dei cavi che trasportano internet nelle case. E con la connessione di questi cavi in punti nodali dove si smistano le consegne. Con l’elefantiasi della nostra burocrazia un compito improbo.
Ferragosto, politico mio non ti conosco
Non so quanti di voi sono stati in vacanza con i prezzi di questa estate. E cmq la permanenza si è notevolmente ridotta. Gente che va, gente che torna. Le vacanze già da qualche anno si sono ridotte a pochi giorni ed è stato per esse coniato il verbo “mordi e fuggi”. Di solito questo accadeva per le città d’arte, riempite in poco tempo da una marea di gente impossibile da gestire. E che coincidevano con le capitali d’Italia, nell’ordine: Torino, Firenze, Roma, Napoli, Palermo queste ultime due invase dai Mori. O con le quattro Repubbliche Marinare: Genova, Pisa, Amalfi, Venezia. Quest’ultima a difendere la civiltà cattolica dell’Occidente dai Templari. Adesso tutta Italia, e soprattutto i “riscoperti” borghi sono le mete preferite. Si respira aria di campagna e si mangia molto bene. Per capire meglio il fenomeno lo si può approfondire sul sito di Isvra o scaricare l’app Aibrnb. Ma bisogna anche notare che gli italiani viaggiano dappertutto. E dappertutto dove ci sia qualcosa da fotografare e postare. Tutto il mondo è Paese e per fare ciò ci si munisce di passaporto e biglietto aereo. Sembra facile no? No perché non tutto funziona come dovrebbe. Per esempio per avere un passaporto la trafila è lunghissima e consta di una serie di passaggi in internet che non tutti sanno gestire. E nella stazione più grande del Paese dopo quella di Roma, che sia detto per inciso si è fatta soffiare la candidatura alle Olimpiadi invernali del 2026 aggiudicati a Torino e Cervinia, la Centrale di Milano è rimasta ferma per una sacco di tempo causa lavori di ripristino sulla rete ferroviaria. E fuori i taxi non si trovano. Possibile? Non ci si poteva pensare prima? I lavori in piena stagione? Ma i turisti sono spesso gente maleducata che non pensa a quanto male faccia al sistema marino gettare la plastica sulle spiagge. Sull’Adriatico per esempio è tornata la mucillagine ed è impossibile bagnarsi. Intanto ogni politico ha la sua passerella e il suo quarto d’ora, come insegnava Andy Wharol, di pubblicità. Ci sono i redivivi democristiani, gli appena eletti 5Stelle, i socialisti, i socialdemocratici, i repubblicani, i forza italioti, il Pd, e i Verdi. Adesso anche i fascisti della Meloni. Insomma ancora tutti lì, come se un secolo non fosse passato. E chi si preoccupa ancora del buco nell’ozono? L’idrogeno avrebbe dovuto dare vita ad una forma di agente propellente pulito, senza i cascami del petrolio e della nafta. Ma poi la questione fu chiusa perché l’idrogeno non sarebbe stato così pulito anch’esso. Di questo mi sembra di avervi già parlato; piuttosto ciò che ci dovrebbe preoccupare di più è il riscaldamento globale che anche di un solo grado e mezzo di innalzamento della temperatura ha provocato una crisi epocale. Mari che si alzano, ghiacciai che si inabissano. Ossa di dinosauri che riemergono. Ma davvero vogliamo vivere in un mondo così senza preoccuparcene? I fortunali sono forse l’ultimo segnale di avviso che ci dà un clima così scombussolato. Una volta erano appannaggio solo dell’emisfero meridionale. Adesso fanno capolino anche da noi. Vedi la tromba d’aria abbattutasi sul Canale di Sicilia proprio due giorni fa. Qualche morto, alcuni scomparsi e nessuno che si capaciti di come possa essere successo. Eppure meteorologi del calibro di Mario Tozzi e Gianluca Mercalli ci avevano messi in guardia: temperature che si alzano e mondo che va alla deriva. Ma c’è chi preferisce credere al Mondo all’Incontrario del generale Vannacci. Di mezzo c’è stata la pandemia che ha portato alla ricerca frenetica del vaccino che è stato anche trovato e in poco tempo. Ma ha cambiato la geopolitica del mondo in cui viviamo. Senza contare quanti decessi si sono avuti anche qui da noi. Adesso sono Cinesi, Russi, Filippini, Coreani che si contendono la supremazia globale, mettendo in un angolo l’Occidente civilizzato. Qui si confrontano ancora due teorie politico economiche: la liberalsocialista e la liberal liberale. L’una ispirata alle teorie di John Maynard Keynes e l’altra a quelle di Adam Smith. La prima sostiene che i profitti ricavati dalle attività economiche vadano reinvestiti in benessere sociale e l’altra che il profitto del commerciante è di sua pertinenza e la mano invisibile del mercato fa la sua parte nel redistribuirlo. Con la guerra in Medio Oriente, la maggior parte dei traffici marittimi anche con il loro portato di vite umanenere, circumnaviga l’Africa. E’ passato un secolo, cento anni, eppure i tedeschi sono ancora lì a reclamare la loro potenza sul mondo. E si portano adesso con sé tutte le altre latitudini. Per un approfondimento sul tema rimando a un libro appena stampato di Federico Rampini “Il nuovo Impero Arabo”. Cosa succederà in Medio Oriente e come cambierà per sempre le nostre vite. Non è un caso che prolifichino alle periferie delle nostre città le baby gang e che Roma, sorta sui sette colli, ne sia un preclaro esempio. Se una volta qualcuno cantava “Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall’azione cattolica”, adesso il Papa ci vuole tutti in piazza a difendere i bambini. Come se non fossero mai stati insidiati dagli stessi cattolici, come se la piazza non fosse la stessa dove si erge la stele di Rosetta, dalla quale gli archeologi avevano tratto lo studio dei caratteri del Medio Oriente, le rune, e come se il Papa non si fosse lasciato recentemente sfuggire una frase come vedo troppa “frociaggine” in giro. Amen.
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