mercoledì 11 febbraio 2015

Ieri, Giorno del Ricordo

Ieri, 10 febbraio si è celebrato il Giorno del Ricordo, in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata, solennità istituita solo nel 2004. Eppure anche questo fu un genocidio, perpetrato ai danni delle popolazioni di Istria e Dalmazia. L’Istria e la Dalmazia, prima di entrare in guerra erano italiane, ma da lì centinaia di migliaia di profughi furono costretti a lasciare le loro terre e i loro averi per riparare in Italia. Una tragedia di cui nessuno parla mai. Ma ci fu di peggio. I partigiani di Tito, il dittatore comunista jugoslavo, non si fecero nessuno scrupolo a gettare gli italiani, non perché fascisti, ma solamente perché italiani, e ne volevano occupare la terra, nelle foibe. Fu dunque non tanto un genocidio, quanto proprio una questione di Stato, di politica. Anche perché le popolazioni che vivevano allora al confine orientale erano mescolate tra di loro e vi si parlavano diverse lingue. L'appartenenza degli italiani all' Italia era una questione di lingua, quella degli slavi alla Jugoslavia una questione etnica. E si sa quante questioni etniche agitarono ancora la penisola balcanica dopo la morte di Tito. Le foibe furono una morte orribile, perché erano profondissime gole carsiche in cui gli italiani furono gettati vivi e nessuno ne uscì. Ricordiamo quindi anche queste vittime e mettiamole sullo stesso piano di quelle dell’Olocausto. Perché non esistono profughi, perseguitati, uccisi che valgono più o meno di altri.

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