mercoledì 10 aprile 2013

La Dalmazia ci voleva copiare con il Prosek


Veramente quasi uguale a quella delle bollicine venete, scelte quest’anno per il brindisi inaugurale di Vinitaly a Verona, e al centro di un boom, negli ultimi anni, produttivo e di vendite che non ha eguali nel mondo degli spumanti. L’Unione europea ha bloccato quindi la richiesta della denominazione di Prosek per un vino passito dalmata (la Dalmazia è la regione balcanica le cui coste adriatiche fanno parte della Croazia, dal prossimo 1° luglio 28° Stato della Comunità). Il quotidiano “Il Piccolo” di Trieste ha dato la notizia il 29 marzo, accostandola alla questione del “parmezan”, altro italian sounding prodotto anche in Croazia. “Ventisette i produttori di questo vino da dessert, dal gusto simile al marsala e al vermouth e ottenuto da uve dalmate essiccate sui graticci, che non potrà essere venduto con questo nome né sul mercato europeo né in Croazia.” ha precisato “Il Piccolo”. La questione del Prosek ricorda quella del Tocai, un bianco autoctono friulano la cui denominazione esclusiva è stata riservata, già parecchi anni fa, al solo vino ungherese. In Italia adesso si chiama Friulano, mentre in Croazia stanno pensando di ripiegare su Suze Dalmacije (Lacrime dalmate) oppure Vino dalmata, nella dicitura italiana (e infatti in Italia, precisamente in Toscana, esiste un passito chiamato Lacrimae Christi e saremmo daccapo con la questione dell’imitazione del nome).

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