martedì 3 luglio 2012

Mangiare è comunicare?

Mi fa molto piacere notare che due punti di riferimento per me imprescindibili quanto a pratica e critica alimentare, come il Professor Alberto Capatti, cui si deve l'ultima edizione filologica (Feltrinelli) de La Scienza in cucina e l'Arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi, in un articolo sul Manifesto, e lo chef newyorkese Anthony Bourdain, di cui seguo in tv i documentari sulle cucine del mondo nel programma No Reservation, in onda sui Rai5 del digitale terrestre il lunedì sera alle 21, abbiano posto l'accento, parlando di cibo, sulla parola comunicazione, anziché cultura. Non che io sia una fan della comunicazione, come intesa dal marketing negli ultimi tre decenni, sulla quale anzi condivido l'aspra critica che ne fa il Professore di filosofia teoretica Mario Perniola nel suo libro (Einaudi) Contro la comunicazione, appunto, ma dire che attraverso un piatto, una ricetta, una preparazione, e l'atto di metterli in tavola e di dividerli con altre persone, si instauri una forma di comunicazione, forse la più vera, mi pare un ottimo spunto di riflessione. Cosa più del mangiare, secondo me non un atto agricolo, ma un atto necessario alla sopravvivenza, svela il mistero con cui la Natura in questa necessità ha messo il di più del gusto? E il sapore, anzi i sapori, perché de gustibus..., non andrebbero per questo preservati nella loro integrità originaria? Come dicevo ieri a proposito del pomodoro, ormai "snaturato". Ma altri esempi si potrebbero fare ...   

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