venerdì 24 febbraio 2012

Palatschiken. Cosa sono davvero?

Domani a Milano è sabato grasso e siccome, ho visto scritto oggi su un quotidiano, "non si può far caciara con la bocca amara", riporterò qui una ricetta dolce della "Cucina Triestina". Precisando che non è una ricetta di Carnevale, ma siccome nel Giorno del Ricordo, che ricorreva due settimane fa, dei morti nelle foibe del Carso a opera dei titini, i partigiani jugoslavi, ho letto da qualche parte che le palatschiken di origine austroungarica che si fanno a Trieste e in Istria come dessert, sarebbero una specie di focaccine, voglio smentire questa inesattezza, perché sono invece delle omelette, o crepes suzette.

Infatti si tratta di preparare un impasto piuttosto liquido con 125 g di farina, un quarto di litro di latte, 2 uova, 1 tuorlo e 50 g di burro fuso lasciato raffreddare. Mettete in una terrina la farina, il latte e un pizzico di sale stemperando bene fino ad ottenere una pastella liscia; incorporatevi le uova e il tuorlo e infine aggiungetevi il burro.

Riscaldate, in una padella antiaderente a bordo basso una mezza noce di burro, giusto per ingrassare il fondo; versatevi un cucchiaio di pastella facendolo girare su se stesso in modo che ricopra tutto il fondo della padella diventando molto sottile; friggetelo un po' su fuoco moderato finché non si staccherà e rigirate la frittatina per cuocerla anche dall'altra parte. Fate lo stesso con la pastella rimanente.

Le palatschiken così ottenute possono essere piegate a quarti o a triangolo e cosparse di zucchero (per me, meglio semolato che a velo) e di succo di arancio, di rum o di Grand Marnier, come si fa con le crepes. Oppure si possono spalmare di marmellata d'albicocca o Nutella, arrotolarle su se stesse e cospargerle ancora una volta di zucchero semolato. Ma il mio ripieno preferito per questi rotoli è un impasto di ricotta schiacciata con una giusta dose di zucchero e uvetta sultanina.  

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