mercoledì 7 gennaio 2015

Netiquette: le norme e la lobby delle top ten del cibo


Netiquette: le norme e la lobby delle top ten alimentari

La Notizia del Club Papillon (Paolo Massaobrio e Marco Gatti) del 19 dicembre scorso diceva così:

“Dieci industrie alimentari controllano oltre il 70% del cibo consumato nel pianeta. Con i loro 500 marchi, fatturano ogni anno 450 miliardi di dollari per 7000 miliardi di capitalizzazione. I grandi gruppi coinvolti sono due leader nel settore bevande, Pepsico e Coca-Cola, poi Danone, Unilever, Mars, Associated British Food, Mondelez, General Mills e Kellogg’s la più piccola con 13 miliardi di euro (non così staccata dall’unico gigante italiano la Ferrero con i suoi 8 miliardi). A primeggiare decisamente è Nestlè, che da sola conta un fatturato superiore ai 90 miliardi. E’ il frutto di una tendenza in atto da tempo, la concentrazione dei marchi, che - spiegano su Repubblica gli esperti - permette di condizionare le politiche alimentari dell’Occidente e di molti paesi poveri. "Ma quella dispensa universale è la nostra brutta fotografia" commenta Carlo Petrini su Repubblica. @ Allo stesso modo stanno cambiando il mondo del cibo le biotecnologie. Oggi Emanuele Coen su L’Espresso analizza il fenomeno delle start up con cibi alternativi (il New York Times ha inserito tra le invenzioni più importanti dell’anno la “wikipearl” che si scioglie in bocca a contatto con la saliva) ma anche grandi marchi che lanciano cibi “rinforzati” come la Coca Cola che nel 2015 lancerà un latte con il 50% di proteine in più, meno zuccheri e zero lattosio.” E noi ci chiediamo: in un panorama simile, come si fa a legiferare correttamente sulle etichettature? Come si fa a informare il consumatore? In un altro post precedente abbiamo indicato, secondo Assolatte, cosa cambierà, sembra in meglio (indicare gli allergeni ecc.), con le nuove regole europee per le etichette: ma sarà davvero così?

 

Nessun commento:

Posta un commento