mercoledì 2 maggio 2012

Franciacorta senza tutte quelle... bollicine

Seconda tappa dei Festival Franciacorta itineranti 2012 sarà Bologna il 14 maggio al Royal Carlton Hotel in Via Montebello 8. Dalle 16.00 alle 18.00 l’ingresso sarà riservato a stampa ed operatori del settore, mentre dalle 18.00 alle 21.00 apertura al pubblico privato ed appassionato. Partecipano all’evento 42 cantine, tutte con un paio di etichette in degustazione. Durante il Festival si svolgeranno due seminari di approfondimento condotti da Nicola Bonera: alle 17.00 “Franciacorta un vino una terra” e alle 19.00 “Franciacorta Satèn: eleganza nel calice” (partecipazione gratuita, posti limitati, prenotazione obbligatoria a: eventi.bologna@aisemilia.it). Il Festival sarà anticipato da “Aspettando il Festival”: ristoranti, enoteche e wine bar di Bologna e provincia dal 7 al 13 maggio proporranno menu, degustazioni ed happy hour con Franciacorta delle aziende che aderiscono all’iniziativa.
Intanto il presidente del Consorzio, Maurizio Zanella, ha invitato a non usare più il termine bollicine riferito ai vini di Franciacorta, perché è una “dicitura abusata, obsoleta e senza futuro” (e bastava vedere i tristi spot pubblicitari di qualche anno fa sulle tv private che reclamizzavano le “famose bollicine di Franciacorta” per accorgersene). Certo, noi giornalisti ne abbiamo fatto ampio uso, per motivi di sintesi (la famigerata “sintesi giornalistica”) e anche per evitare di ricadere in continue ripetizioni (altro falso mito del buon giornalista: meglio un uso della lingua appropriato e corretto, anche se costringe a ripetere sempre le stesse parole, che un abuso sciatto). Quindi Zanella ha ragione. E ha ragione anche a dire di non usare più il termine spumante: Il Franciacorta è Franciacorta e basta, per decreto ministeriale, quello che ha istituito la sua denominazione che identifica in modo preciso un vino, un territorio, un metodo di produzione. Ma, già che ci siamo, che ne direbbe Zanella di non usare più nemmeno l’altrettanto più che abusato termine territorio, e usare invece la parola più vera che si possa usare in agricoltura e cioè: terra?

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