venerdì 6 gennaio 2012

"Willy Wonka" tra poco a Torino

Durante queste vacanze di Natale, mi è capitato di assistere su un canale digitale della Rai ad un documentario molto interessante sulla nascita e sulla diffusione del cioccolato, dal procedimento per fabbricarlo scoperto dall’olandese Van Houten nell’Ottocento all’invenzione della tavoletta. Il cibo degli dei, così come alcuni lo chiamano per la sua tradizione sciamanica presso i Maya, dal Gianduiotto made in Italy a quello internazionale, sarà oggetto di incontri, assaggi, degustazioni e premiazioni a Torino dal 2 all’11 marzo nel corso di Cioccolatò. Cioccolatò è una manifestazione che si tiene da molto tempo ed è organizzata quest’anno dal Gruppo Apice, con il patrocinio della Città di Torino, della Provincia di Torino, della Regione Piemonte, di UnionCamere Piemonte e della Camera di Commercio I.A.A. di Torino, oltre che delle principali associazioni di categoria, quali Ascom, Confesercenti, Cna, Confartigianato e Casartigiani. Oggi si sente molto parlare di cioccolato e il suo mercato si è esteso anche ad ambiti di nicchia e di eccellenza come quelli del commercio equo e solidale. E se ne parla anche in relazione a sue proprietà benefiche come quella di stimolare l’ormone della serotonina che scatena il buonumore. Per questo sarebbe un efficace antidepressivo e indurrebbe anche ad un certa dipendenza. Si sa per certo che coloro a cui piace molto non sanno farne a meno e quando si tratta di gratificarsi ricorrono al suo consumo. Il documentario che ho visto però si chiedeva, da quando agli inizi del Novecento la produzione del cioccolato è diventata di tipo industriale, quanto questo bisogno non sia piuttosto indotto dal mercato. Anche perché molti prodotti in vendita negli Usa, per esempio, non sono vere tavolette di cioccolato, ma dolci ricoperti di cioccolato. Gli americani però non vogliono discutere dei loro gusti. Mentre noi europei siamo forse eccessivi sul versante opposto. Nel docufilm c’era infatti un’assaggiatrice nordeuropea di cioccolato che diceva di sentire nella tavoletta che stava degustando sentori di campagna, di fieno, odore di cavallo e persino l’odore del suo sudore, concludendo di stare provando un cioccolato molto intrigante  (sic). A Bruxelles periodicamente piuttosto si presenta l’ordine del giorno di come regolarizzare la sua etichettatura relativamente a quando sia necessario e opportuno apporre la dicitura “cioccolato puro” che sarebbe quello con solo burro di cacao. 

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