domenica 11 dicembre 2011

La crisi. Ne parlo per non parlarne

Come ho visto l'altro giorno su paperogiallo.net, anche autorevoli blogger enogastronomici si sentono in dovere di spendere qualche parola sull'angoscia in cui li sta gettando la crisi dell'euro (un po' come Giorgio Armani che ha confessato che le difficoltà economiche di Italia ed Europa non lo fanno dormire la notte, e come Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, cui le polveri sottili che inquinano la città hanno tolto il sonno, come si è sentito in dovere di dire, e intanto le misure prese sono pannicelli caldi). Io invece sottoscrivo piuttosto le parole di  Michele Serra sull'Amaca di Repubblica di qualche giorno fa. Mi fa molto più paura il fatto che ci abbiano costretti a parlare di spread, bund, credit crunch ecc., senza nemmeno sapere cosa siano. Che ci costringano ad occuparci dell' economia e dei suoi disastri anche nelle nostre private conversazioni. Che la gente dimostri di avere una preoccupazione al di fuori della sfera delle sue concrete possibilità di intervento. C'è il debito? Come ha detto Serra, paghiamolo (chi può), e poi andiamocene però a fare una passeggiata nei boschi, una gita al mare o sulla neve, ad occuparci del nostro io fisico che ha molto più da dire di queste questioni metafisiche (come la scienza economica). Che tanto poi chi se ne preoccupa ha evidentemente qualcosa da perdere, e quindi  qualcosa con cui pagare, mentre di chi non mette insieme il pranzo con la cena non si preoccupa nessuno, se non per tartassarlo ancor di più.

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