mercoledì 9 maggio 2018

Cibus Parma, il futuro del cibo italiano

Sebbene le costruzioni e l’edilizia siano il vero motore dello sviluppo di un territorio (vedi Dubai e il nuovo skyline di Milano che si staglierà a breve, come ha annunciato il Corriereconomia dello scorso lunedì 7 maggio 2018), c’è un altro settore che sta alla base di un’economia progredita come quella dell’Occidente. Questo è l’agroalimentare (visto che mangiare bisogna, cosa che però purtroppo non accade ancora nei Paesi in via di sviluppo). Se poi il 2018 viene consacrato anno del cibo come è stato fatto in Italia, con le sue tante specialità gastronomiche e agroalimentari. E si è riusciti a portare persino Obama a Milano con l’Expo 2015 (“nutrire il pianeta, energia per la vita”), allora la presente edizione di Cibus di Parma, dal 7 al 10 maggio, organizzata da Fiere Parma e Federalimentare, che si rivolge ai professionisti del settore (l’horeca, hotel, restaurant, cafè), ha avuto quest’anno una doppia valenza. E cioè quella di sottolineare come le nostre esportazioni di prodotti alimentari siano aumentate, come scrive il Corsera (+5,8% per 30 mld di fatturato), e si preveda entro il 2020 di arrivare a 50 mld di euro, soprattutto in Russia, Cina e Spagna. E poi di presentare l’innovazione nel campo (tutti i nuovi prodotti, come dadi vegani alla pancetta, pasta al caffè e panettoni alla zucca, su cibus.it), interrogandosi nel contempo su cosa compreremo e prepareremo in futuro. Prodotti come il grana padano sono i più conosciuti all’estero e l’Italia è leader nel biologico, come con la cooperativa Alce Nero. Le prospettive quindi sono davvero rosee, almeno nei Paesi dove cresciamo quali Usa (dazi di Trump permettendo), Cina, Hong Kong, Corea del Sud, Thailandia e Taiwan. Il tutto in un contesto dove anche i consumi interni aumentano, in valore e volume, nonostante la crisi.   

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