lunedì 10 agosto 2015

La cli-fiction di Expo

Tre sere all'Expo, al costo del biglietto di 5 euro ciascuna, ci stanno. Con questo caldo di più però non ce la si fa. Non invidio chi ci passa la giornata intera, almeno fino a fine settembre-ottobre. Eppure il flusso è continuo, la coda lunghissima, i tornelli come all'aeroporto, con il cestello dove mettere la borsa e il passaggio sotto i raggi ics. Poi c'è da mettere il biglietto sotto un apparecchio che lo legge e finalmente ci siamo, accolti dalla scritta "Divinus halitus terrae" che poi alla fine oltre alla traduzione letterale (Divino alito della terra) non so neanche cosa voglia dire, ma mi hanno detto che dentro ci sono cassetti chiusi con dentro le sementi e la riproduzione della Pangea, quando tutti i continenti  erano uniti. Ma in genere questo passaggio si salta perché si viene attratti dalle statue a sinistra, quelle che portano al Decumano e che nella loro imponenza si fanno notare per forza finché non si capisce che hanno la testa da crapuloni tipo Gargantua e Pantagruel della saga francese dei mangioni e che rappresentano ciascuno con la sua raffigurazione sul volto, la pasta, il vino, il pomodoro, la frutta, il pesce, la carne. Insomma proprio brutte, da Medioevo quello tosto, quando queste cose c'erano già, ma i poveri non le potevano mangiavano, e i feudatari comandavano la terra.
Con questo bel viatico si accede al Decumano e ai padiglioni che la sera dalle 7 alle 9 sono aperti e poi fino alle 11 fanno festa, Albero della Vita con luci e suoni compreso. Non avendo ben compreso i cluster (caffè, cacao, riso, biomediterraneo, spezie e legumi, terre aride) del quale è ben esperta mia nipote che si fa mettere sul suo "passaporto" di Expo (sì esiste anche questo) tutti i timbri possibili (e dire che in tutto i Paesi ospitati sono 145), i padiglioni migliori secondo me sono quelli dell'Arabia, del Quatar, quello con il cesto che si vede dall'autostrada, di Israele, il padiglione Italia, l'Austria, la Slovacchia e altri dei Paesi ex satelliti dell' ex Unione Sovietica, ma anche quello della Russia ha il suo bel perché. Il Padiglione Italia è Amazing, ashtoning, e non ve lo descrivo per non togliervi la sorpresa, di più non potevamo davvero fare, ma quaranta minuti di coda sotto il sole bollente prima di entrare non te lo fa apprezzare molto. Dentro c'è anche Peck e un negozio che sembra quello degli aeroporti, con souvenir a prezzi impraticabili. Anche Israele vende, il sale del Mar Morto, e te lo fa provare con uno scrub sulle mani. Dopo, un po' di cremina, e la pelle è liscia come non mai. Ma anche qui taccio sul prezzo per non sembrare tirchia o incapiente, come si dice oggi. Ogni padiglione, visti un po' da fuori quelli di Germania e Giappone perché alle 9 chiudono, fa festa con musica e anche ballo e karaoke. Nei pressi di Belgio e Olanda si beve birra e si mangiano le fries, patatine fritte, e c'è anche una piscina. Nei corsi d'acqua tra Cascina Triulza e un'altra cascina che non ho ben capito come si chiama ci sono anatroccoli e qualche pesce d'acqua dolce. Per mangiare si va da Eataly, dai 12 ai 15 euro un piatto senza bevanda, ma tanto ci sono le case dell'acqua dove fare rifornimento gratis, e noi abbiamo puntato sulle regioni del Sud, tagliatelle al tartufo delle Marche e un'altra volta pasta alle vongole della Campania. Tutto ottimo, compreso il chinotto e il caffè, che però è migliore da illy. Per il resto si può anche mangiare gelato a volontà, oppure concedersi una cena da chef stellati, 3 portate con bevande e caffè 75 euro o due a 35, nel padiglione di Identità Golose, la cucina d'autore ideata da Paolo Marchi. Poi fattasi sera più tarda, si balla o si canta al karaoke. Oltre ai  giovani che vengono dai dintorni per passare la serata, ci sono coppie in vacanza che si concedono la cena di lusso o credono davvero che siamo lì per "nutrire il pianeta", e famiglie con passeggino passepartout, nel senso che si infili un bimbo nella carrozzella hai il passaggio agevolato garantito.
L'impressione generale? E anche particolare? Una grande Disneyland, e difatti "foody" la mascotte di Expo è stata disegnata dall'équipe della Disney, il tutto è sponsorizzato da Coca Cola e McDonalds e i padiglioni sembrano uffici turistici di viaggio. Tutti ti aspettano da loro la prossima vacanza, o la prossima Expo. E tutti vengono anestetizzati dal mondo delle merci, delle commodity, quali sono diventati i cibi di ogni nazione e a qualsiasi cultura appartengano, perché tutto è stato appiattito più che sul diritto a non morire di fame, sulla ricerca dell'acqua, della quale con questi inverni ed estati siccitose siamo sempre più carenti, ma in un'ottica più da cli-fiction, la climate fiction che ha sostituito la science fiction, fantascienza, che da un reale senso di solidarietà. D'altra parte anche questa Expo, che si poteva benissimo fare in internet, come suggeriva Beppe Grillo, senza asfaltare terra da destinare piuttosto a coltivazioni, è tutta basata sull'immagine, in senso stretto e in senso lato. Video, filmati e ologrammi. Con qualche orto e pianta a fare da contorno. Sembra che solo Slow Food e il Barhein abbiano impostato la loro presenza su piante che davvero in questi sei mesi daranno i loro frutti e si potranno raccogliere, facendone gelato o altro in presenza del pubblico.



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