venerdì 24 giugno 2011

Se il cibo è cultura, che fine ha fatto la cultura?

Negli ultimi giorni sulla stampa è caccia al Codice del Turismo annunciato dal ministro Brambilla che dovrebbe contenere misure di sostegno, anche economico, alla ristorazione italiana di qualità, ma che non piace agli esercenti perché permetterebbe ai ristoranti degli alberghi di accettare anche clienti che li scelgono solo per mangiare ma senza pernottare (ma una volta, nei grandi alberghi, non lo si poteva già fare?). Intanto gli agriturismi si segnalano in crescita proprio per la degustazione di prodotti enogastronomici locali, una delle principali motivazioni della vacanza in campagna, “nettamente preferita alle visite a musei e monumenti” (sic). E dai e dai, ci siamo arrivati: la “cultura” del gusto sta battendo la cultura tout court proprio nella patria dell’arte? Ammesso che stare in fila delle ore per ammirare quadri che si conoscono solo per sentito dire sia veramente cultura. Ma ormai da anni ci vendono la cultura come fosse un prodotto e i prodotti come se fossero cultura. E anche chi avrebbe gli strumenti culturali per smascherare il gioco, lo asseconda. Cosa ne pensate?

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