giovedì 9 ottobre 2025

Latte per neonati

Nel Neolitico si usava latte animale alternativo a quello materno per la nutrizione infantile Secondo recenti studi riportati dalla rivista Nature, nei siti archeologici della Germania sono state trovate anfore a beccuccio risalenti al Neolitico contenenti gli enzimi del latte. Già oltre 500mila anni fa, quindi, in particolare in Baviera, dove è stata fatta la scoperta, secondo gli scienziati, le anfore metalliche sono state usate dall’uomo del Neolitico per sopperire alla carenza del latte materno nell’alimentazione infantile. Latte materno che sarebbe stato sostituito con quello animale, sia ovino, caprino o vaccino. Questo latte era comunque latte di animali allevati al pascolo naturalmente, non essendoci ancora in quel periodo preistorico stalle o allevamenti intensivi. L’uomo Neolitico doveva ancora passare dalla dieta costituita da ciò che poteva raccogliere come bacche, tuberi, frutta carogne di piccoli animali alla scoperta del fuoco per cuocere la carne e renderla così più digeribile. Ma già prima di questa fondamentale scoperta aveva trovato il modo di nutrire al meglio la propria prole. Da qui all’invenzione di sostituti del latte materno della metà del 1800 da parte del tedesco Liebig (estratto di carne) e dello statunitense Nestlé (latte in polvere e condensato) scorre tutta la vita dell’Occidente cristiano nella scoperta di diversi modi di nutrire l’infanzia. Che oggi viene penalizzata dalla tassa sulle merendine (ma che forse non si applicherà) e sulle bibite gasate zuccherate. E dallo scandalo di Milano Ristorazione che ha obbligato una ventina di anni fa le famiglie a portare da casa il pranzo non volendo più tenere cucine interne e che adesso si riscatta con un’offerta di malloreddus al burro e formaggio e di fettine di pollo panate molto graditi ai bambini. Dell’antica Grecia poco si sa, se non che la sua dieta è basata su quella mediterranea, olio, olive, formaggio (feta e yogurt) e che questi alimenti sono stati forse usati anche per lo svezzamento. Gli antichi romani lo basavano su latte e focacce e pappine di orzo, miglio, fave, lenticchie ceci. Mentre le classi più agiate cucinavano per i bimbi anche pappe a base di pollo e coniglio ben triturati e premasticati. Ma per i ceti più poveri c’era solo la polenta. Non molto cambia la situazione nel Medioevo, periodo compreso tra il 479 d.C. e il 1492 quando i piccoli mangiavano pane, farinate d’avena, polenta e pasta. Si sa che dalla seguente epoca rinascimentale la tavola abbonda di sfarzo e ai bambini si davano anche ciambelle, biscotti, marzapani, pani di latte, pinocchiate. Con l’arrivare dell’età moderna lo svezzamento diventa affare dell’industria, principalmente delle multinazionali del farmaco, con gli omogeneizzati targati Plasmon, Mellin e Nipiol.